La prima cosa che colpisce di Beowulf, di Santiago Garcia e David Rubin, è la copertina. Massiccia, rossa, con sfumature più scure tendenti al cardinalizio e altre, più chiare, che ricordano la fiamma viva. C’è una sagoma, in prima e in quarta: è il profilo di Beowulf che si confonde, sovrapponendosi, con quello di Grendel, il mostro che è destinato a uccidere. E basta già questo probabilmente per lasciarsi convincere dal nuovo libro edito dalla Tunué, casa editrice di Tony Sandoval e di Iacopo Barison, giovanissimo autore tra i favoriti al Premio Strega di quest’anno.
Proprio nella cover, infatti, c’è la sintesi di tutta la storia di Beowulf: l’uomo che combatte il mostro, che in realtà è se stesso; e che per la sete di potere e di gloria, di fama e di avventura, rischia di annientare quanto di buono e giusto l’eroe norreno abbia mai fatto.
È un serpente che si morde la coda, un racconto che abbiamo già sentito altre volte: ma che nei disegni di Rubin, soprattutto, rivive. Tratti pesanti, marcati, spessi. I colori che si incasellano perfettamente, sfumando drasticamente da tonalità più scure ad altre più chiare. La costruzione delle tavole, la cinematografia dei primi piani e delle pause. L’epicità – e l’epica, come in narrativa – delle battaglie.
C’è qualcosa di David Aja: forse nella schematicità di alcuni passaggi, che tuttavia non diventano mai “statici” come quelli del disegnatore di Occhio di Falco. O forse nella scelta temporale di alternare, talvolta, il passato al presente. Ma è solo un richiamo, una citazione (forse nemmeno voluta). Beowulf vive di luce propria fino alla fine.
Beowulf vive di luce propria fino alla fine
La sceneggiatura di Garcia arriva quasi a farsi da parte per dare alle immagini di Rubin lo spazio che meritano. Battute, anche le più epiche ed evocative, sono così cornice e non quadro: si affiancano perfettamente nelle rappresentazioni di Beowulf e dei suoi compagni, ed impreziosiscono, laddove ancora necessario, la narrazione. Rendendola un’esperienza – lo ripeto – cinematografica.
Più che da sfogliare, Beowulf è da guardare, da apprezzare, da contemplare: il racconto di uno dei miti più antichi e più famosi di sempre, al centro di tantissime trasposizioni, dal grande al piccolo schermo, della letteratura contemporanea e non, che riprende vita su carta. È la storia dell’uomo, vittima e carnefice di se stesso, e della sua continua lotta per diventare immortale. Come l’Achille di Omero, solo che qui non siamo a Troia, ma al nord: tra ghiacci, neve e vichinghi.
Beowulf
di Santiago García, David Rubín con traduzione di Francesca Gnetti.
Tunué, 208 pagine, cartonato, colori.
Prezzo: 19,99 €