4 milioni di visualizzazioni su YouTube per Pettinero, 6 milioni per #Sbatti. Un po’ meno per Si sboccia (“solo” 2 milioni e mezzo). Ora, appena uscito, Vamonos è andato al n.1 su iTunes. In tutta Italia, le discoteche li chiamano perché portino il loro show che consiste in poco più di mezz’ora di ignoranza (per dirla come i loro personaggi) con i sei brani resi pubblici dal 2012 a oggi, con cadenza più o meno quadrimestrale. I tre saranno in gara tra i giovani al Coca-Cola Summer Festival questo week-end.
Questo è Il Pagante: un gruppo di ventenni (due fondatori, tre vocalist, un dj) che al grido «Cazzomene della crisi» mette in scena una tamarreide così cristallina che forse persino Italia Uno esiterebbe a mandarla in prima serata. Ma – qui il nodo cruciale – su questa scemenza giovanile ad alto tasso alcolico, Il Pagante ironizza oppure inneggia? Lucidi, cinici, furbi, Guglielmo (fondatore del gruppo insieme a Alfredo) e Roberta (una delle vocalist) scelgono con attenzione le parole.
Il Pagante è nato da una tua idea, giusto, Guglielmo?
Guglielmo: Sì, ero ancora uno studente e insieme a un mio amico (che poi è diventato mio socio) abbiamo aperto questa pagina facebook che prendeva in giro i comportamenti e le ostentazioni di molti giovani milanesi, il loro modo di parlare. Ma la musica l’hanno portata Roberta e Federica.
Roberta: Io avevo 18 anni quando sono capitata sulla pagina, con la mia amica Federica abbiamo deciso di venire a Milano per convincerli a sviluppare Il Pagante come progetto musicale che continuasse l’idea della pagina, cioè rappresentare il comportamento classico dei giovani dai 16 anni in su.
Non mi è chiaro: ad essere rappresentata è una minoranza di rampanti milanesi o la maggioranza dei ragazzi italiani?
Roberta: Siamo stati nei locali di tutta Italia, e ovunque la gente si riconosce nelle nostre canzoni e capisce l’ironia.
Guglielmo: In questo momento il nostro team fornisce uno spaccato sociale dei giovani d’oggi, individuiamo atteggiamenti tipici e trasversali.
Ho letto alcune tue interviste, Guglielmo – tu hai un linguaggio molto manageriale, quando parli del Pagante. Hai studiato in Bocconi, giusto?
Guglielmo: Ho fatto Economia Aziendale.
Tu invece che studi hai fatto, Roberta?
Roberta: Ragioneria. Non mi sono iscritta all’università, voglio provare a far carriera nella musica.
Economia, ragioneria… Di certo avete individuato una domanda di mercato. Ma qual è il confine, se c’è, tra l’ironia sul divertimento “ignorante” e la sua esaltazione?
Guglielmo: Noi non vogliamo dare messaggi né giudicare: le persone si possono divertire come preferiscono. Vogliamo solo far divertire descrivendo la società di oggi senza dare un giudizio, non siamo in missione educativa. Nel nostro lavoro mettiamo una grandissima attenzione a ogni singola parola, ogni inquadratura dei video, e proponiamo musica di qualità.
Sbaglio se dico che Vamonos, rispetto ai brani precedenti, ha un testo un po’ più prudente?
Roberta: Diciamo che essendo una start-up che sta crescendo, abbiamo pensato ad arrivare a più persone possibili, rimanendo sempre nelle nostre tematiche classiche, riguardanti il mondo del Pagante. Anche le radio ora cominciano a passarci.
Guglielmo: Con tutto il team abbiamo pensato al tema con cui uscire a giugno, e il più adatto ci è sembrato la tipica vacanza nel Mediterraneo, con le espressioni in spagnolo più usuali, e le situazioni paradossali in cui i ragazzi potevano riconoscersi. Prima siamo diventati forti sul web, ora Vamonos può spingerci anche a livello radiofonico. Se pensi che siamo partiti da un progetto amatoriale, è chiaro che come ambizione personale, ci teniamo ad espanderci.
Ma per quanto pensate di andare avanti a pubblicare inni allo sbocciare like there is no tomorrow? Avete in mente altri temi?
Roberta: Gradualmente mi piacerebbe che iniziassimo a ironizzare sulla politica. Noi siamo aperti a tutto. I ragazzi non ignorano del tutto la politica, però è chiaro che ne hanno una loro visione; noi, nel caso, cercheremo di interpretare la visione del personaggio de Il Pagante.
Fate un inevitabile uso di espressioni giovanili standard, di «zio» e «minchia frate». Immagino che abbiate visto il video del ragazzo diventato tristemente famoso il primo maggio a margine degli scontri anti-Expo a Milano. Parlava come un personaggio delle vostre canzoni. Cosa avete pensato, sentendolo parlare?
Roberta: A me non ha fatto né caldo né freddo, era parte di qualcosa con cui comunque non ero d’accordo. Come tanti altri giovani, penso che l’Expo sia un’opportunità.
Guglielmo: Io ho riso, ma era un riso amaro. Quando senti quei concetti espressi con quel linguaggio, ti viene da ridere per l’ignoranza e la disinformazione, ma quel ragazzo ha anche pagato per la sua sincerità.
Avere haters è normale,
e più c’è gente che si diverte,
più trovi haters
A proposito di popolarità “social”: su YouTube i commenti ai vostri video non sono elegantissimi; tu in particolare, Roberta, sei la più esposta.
Roberta: Ho una regola: mai leggere i commenti su YouTube. Chi mi segue con un po’ più di attenzione, sa come sono di persona, che sto facendo la parte dell’oca. Chi crede che io lo sia, non lo considero. Avere haters è normale, e più c’è gente che si diverte, più trovi haters. Non posso perdere il sonno su quello che scrivono di me.
Il web è così, piaccia o no. Avete preso in considerazione l’eventualità che succeda anche a voi, come di recente a Fedez o Jovanotti, di trovarvi al centro dell’attenzione se dite qualcosa che pensate?
Roberta: Bisogna vedere di cosa si parla. Io penso che un artista dovrebbe evitare di mettersi in mezzo su cose di cui non ha realmente conoscenza. Se lo fai, è appunto perché vuoi essere al centro dell’attenzione. Ma è semplicemente la mia opinione: se loro la pensano in modo diverso, per me va bene.
Chi considerate come vostri competitor? Come vi collocate? Che so, più vicini a Power Francers e agli ultimi Club Dogo, o a Deboscio e Milanese Imbruttito?
Roberta: Il Pagante è diventato forte facendo roba nuova. Qualcuno aveva tentato qualcosa di simile prima di noi, ma il successo è arrivato perché nessuno fa quello che facciamo noi.
All’estero c’è qualcuno che vi somiglia?
Guglielmo: Metà dei rapper, che parlano come noi. All’estero Il Pagante, in inglese, sarebbe perfetto. Quelli che seguo di più sono i Lonely Island.
Per concludere: a voi personalmente che musica piace?
Roberta: Hip-hop americano, e una grandissima ammirazione per Beyoncé. Pochissima musica italiana.
Guglielmo: Io ascolto hip-hop old school, Tupac, Snoop, Warren G – ma anche deep house.