Dal primo uragano su MTV del 1983, con il poetico, lo-fi Burning Up, per 20 anni i video musicali di Madonna hanno fomentato discussioni su moda, femminismo, sesso, religione e su cosa si poteva o non si poteva mostrare in televisione. Ad aiutarla a realizzare questi 67 clip – una delle evoluzioni visive più rapide della storia del pop – ci sono stati alcuni tra i registi e fotografi più celebri, tra cui David Fincher, Jean-Baptiste Mondino, Herb Ritts, Mark Romanek, Chris Cunningham, Stéphane Sednaoui, Jonas Åkerlund, Luc Besson e altri ancora.
«Madonna era quella che dovevi avere per forza», dice Michael Hausmann, regista dei suoi clip di metà anni Novanta come Take a Bow e You’ll See. «Sarebbe stato il video con più trasmissioni. Era, in qualche modo, quasi più importante di fare un film. L’avrebbe guardato più gente, di sicuro».
Per celebrare la diva, abbiamo incontrato molti dei registi che hanno lavorato ad alcune delle immagini più iconiche (e controverse) nella storia della musica.
10. “Cherish” (1989)
Il fotografo Herb Ritts e Madonna si sono conosciuti all’inizio della carriera della cantante, quando Ritts scattò la cover di True Blue del 1986 e alcune foto per Rolling Stone, tra cui la cover del 10 settembre 1987. Ma quello che voleva davvero Madonna era che Ritts fosse il regista dei suoi clip. «Continuava a chiedermi di farlo, e io le dicevo che non sapevo neanche da che parte cominciare con i video», disse Ritts nel 1999 in un’intervista con il curatore d’arte François Quintin. «Alla fine, ho fatto un po’ di pratica con una piccola Super 8 mentre lavoravo alle Hawaii, sono tornato e le ho detto che avrei potuto farlo. Due settimane dopo ero sul set di Cherish. Non solo l’ho diretto, ma ho fatto anche le riprese in prima persona. È stato stimolante». Anche Madonna è stato parecchio stimolata dalle riprese in bianco e nero: «L’ho fatta nuotare nell’oceano ghiacciato. È stata un vero soldato», ha detto Ritts al Toronto Star nel 1990. Il divertente video è diventato uno dei più trasmessi da MTV, un attimo di leggerezza dopo il controverso Like A Prayer e lo shock di Express Yourself. Rita è poi ritornato sulla spiaggia per girare Love Will Never Do (Without You) di Janet Jackson e Wicked Game di Chris Isaak.
9. “Like a Virgin” (1984)
«In quel periodo, Madonna era sulla cover di Rolling Stone», ha detto Jeff Ayeroff, direttore creativo di Warner Bros., a I Want My MTV. «Quindi abbiamo preso e siamo andati a Venezia, come un gruppo di casino. Non so, quanto avremmo speso, 150, 175 mila dollari? Comunque molto di più di quello che avessimo mai speso per un video». Per la loro seconda collaborazione (dopo Borderline del 1984) la regista Mary Lambert ha ripreso la popstar sulle gondole dei canali di Venezia (con Avyeroff a dirle quando abbassarsi per passare sotto i ponti). Nel video si video un uomo con una maschera di leone che la insegue, ma è il leone vero del finale a rubare la scena.
Mary Lambert, regista: Non avevo mai lavorato con un grosso felino prima di allora. E non era neanche un leone addomesticato! Il producer locale fece un accordo con un tizio di un circo. Era il leone del circo! Non l’ho mai scoperto fino a quando io, Madonna e il direttore della fotografia ci siamo ritrovati da soli in una zona recintata con l’animale e l’ammaestratore stava invece sul perimetro con un fucile in mano, «Solo in caso che…». A un certo punto il leone ha iniziato ad annusare tra le gambe di Madonna e ho pensato che fosse spacciata.
8. “Vogue” di (1990)
La terza collaborazione con l’allora prodigio David Fincher di Madonna è un caleidoscopio di immagini dell’iconografia più classica delle star del cinema e una messa in scena energetica del ballo del titolo, di grande successo nella scena gay underground del tempo. Di sicuro, il voguing non è un ballo normale, visto che comprende movimenti aggraziati, gesti barocchi e pose plastiche, in pratica l’atmosfera da passerella portata all’estremo. Questo ha dato alla camera di Fincher la possibilità di muoversi elegantemente attorno a statue, dipinti e corpi umani ghiacciati, riportando alla luce la curiosa malinconia del pezzo che, a un primo ascolto, è invece molto semplice. Guardate come si sviluppa il video, da un’immobilità inquietante ai movimenti sinuosi sul dance floor. È strutturato lui stesso come un pezzo di voguing (e, poi, qualcuno ha mai ripreso il lato B di Madonna meglio di Fincher?).
Sorprendentemente, questo video iconico è stato preparato a tempo record, visto che la canzone non è stata originariamente considerata un singolo ed è stata solo più tardi lanciata sul mercato. «Abbiamo montato questo video insieme il più rapidamente possibile”, ha ricordato Fincher al The Guardian. «È stata una di quelle volte in cui Pascal Lebegue, il brillante direttore della fotografia, letteralmente si è presentato dall’aereoporto con i suoi strumenti, con neanche tutte le luci fatte, e ha detto “Qui, qui, qui e qui”. Abbiamo girato il video per 16 ore, abbiamo fatto tutto, Madonna ha preso ed è salita sull’aereo per il suo tour mondiale. Fine».
Madonna aveva rapidamente fatto le audizioni a centinaia di ballerini a Los Angeles per il video, selezionandoli nel giro di pochi giorni e portandoli a ballare con lei per assicurarsi che potessero ballare davvero. «Avevo appena finito la scuola di danza e questo era il mio secondo video», ha detto il ballerino Salim “Slam” Gauwloos. «Ricordo David che disse, “Mettetegli questa giacca da smoking”. Così ho indossato la giacca, ho fatto qualche passo, un paio di pose. Ci sono voluti circa 15 minuti, e mi sono detto, “OK, finito?”. Ho pensato che non fosse un buon inizio. Ma poi, quando è uscito il video di Vogue, ho detto tipo “Ah ok! Adesso capisco!”»
7. “Papa Don’t Preach” (1986)
Papa Don’t Preach vede Madonna trattare il video musicale più come un cortometraggio che come un filmato promozionale, infondendo nel suo personaggio – una teenager che racconta al suo severo padre (interpretato da Danny Aiello) la sua gravidanza inaspettata – un tono maturo e cordiale, lontano dal suo immaginario da sex-symbol. Girato in tre giorni tra Staten Island e Manhattan, il regista James Foley dice che nonostante la serietà della canzone, le vibrazioni erano di “puro divertimento”. «Nessuno si stava concentrando troppo sul messaggio o sulla sua importanza sociale», dice. «Volevamo solo urlarlo il più forte possibile».
James Foley, regista: Ero un po’ stranito perché Madonna aveva totale libertà creativa e poteva fare tutto quello che voleva. Abbiamo parlato di andare verso un ambiente da classe operaia, perché aveva fatto già Material Girl e Like a Virgin e cose del genere molto glam e molto stilose. Voleva fare qualcosa di più normale e “drammatico”. Allora le ho detto, “Un buon posto per girare sarebbe Staten Island a New York”. Mi ha risposto, “Perché?” e io, “Beh, sono cresciuto lì e se dovessi tornare a girare un video con te, sarei un eroe e tutti i miei compagni dell’high school potrebbero vedere dove sono arrivato”. Beh, è andata proprio così. (Ride).
La sceneggiatura è nata prendendo alla lettera il testo della canzone, e mi ricordo che c’era un po’ di incertezza perché la maggior parte dei video non sono interpretazioni letterali. Ma mi sentivo che fosse qualcosa che potesse accontentare il suo desiderio di immergersi nel mondo della working-class. Ho pensato che ci dovesse essere un segmento del video in cui lei fosse Madonna, non il personaggio della storia, ed è quando diventa tutto bianco e nero con lei che balla.
Volevo fare anche una scena sullo Staten Island Ferry solo perché ha rappresentato una grande parte della mia gioventù. Abbiamo dovuto noleggiare il battello per una notte e abbiamo finito un paio di ore in anticipo. Il capitano ci ha detto, “Bhe, è vostro per due ore. Volete andare da qualche parte?”. Quindi con tutto la crew e Madonna abbiamo girato per il porto di New York in posti che non avevo mai visto prima nella mia vita. È stato un momento magico.
È stata una sua idea quella di coinvolgere Danny Aiello nel ruolo di suo padre. Era così entusiasta che tutti coloro che erano coinvolti si sentivano super eccitati e felici. Mentre stavamo girando a Staten Island, c’erano migliaia di persone e di paparazzi lì attorno. Tutta la vicenda sembrava un circo e Danny si è calato perfettamente nella parte. Due settimane dopo l’uscita del video, una hit enorme, fece un video di risposta Papa Wants the Best for You. Ha una voce incredibile, potente, ma la canzone era scherzosa. Mi chiamò per chiedermi che Madonna apparisse nel video, dicendo “Me lo deve”. Non ha funzionato esattamente così.
Ho fatto un po’ di film e video e questo è uno dei cinque che ho girato sapendo di fare una cosa bella. La cosa più forte che mi ha dato è stato il valore della libertà creativa, e di come Madonna l’ha usata, in modo molto intelligente. È molto concentrata e matura e ha un’etica del lavoro. È stata un’ottima lezione per me: cosa fare con un potere creativo assoluto. È rispettosa del lavoro delle persone e capisce perfettamente il suo ruolo. Mi sono sempre detto, da quando ho terminato il montaggio del video, che avrei ricordato per sempre come ha gestito questa libertà.
6. “Rain” (1993)
I video del regista Mark Romanek per Lenny Kravitz e En Vogue erano robe ad alto volume e alta energia che hanno catturato l’attenzione di Madonna, che gli chiese di andare dietro la macchina da presa per questa lussureggiante traccia da Erotica. «Io, in realtà, rifiutai, perché pensai che la canzone fosse davvero romantica e io non sapevo veramente cosa fare con qualcosa di romantico in quel punto della mia vita», ha detto Romanek per la serie di DVD Director’s Label. Alla fine accettò, e decise di cambiare le cose portando Madonna nel futuro. «Tutto stava guardando indietro, e io ho detto, “Beh, forse sarebbe interessante fare qualcosa di futuristico con Madonna”. La sua reazione a caldo è stata, “Ma questa canzone è un po’ come Wuthering Heights – dovrebbe essere tutto in bianco e nero e romantico. Gli dissi “Beh, è un po’ troppo scontato così”». Il video che è saltato fuori, con Madonna vestita in grandi cuffie e in attesa di essere truccata, dava una sensazione fredda, grazie alla sua luce ad alto contrasto e il concetto meta-narrativo. La scelta del regista di fare un video-in-un-video è stata una sfida: «In primo luogo credo che volessimo avere Jean-Luc Godard – e quando si lavora con gente come Madonna, è una possibilità», ricorda Romanek. Madonna cercò di contattare sia il regista della Nouvelle Vague francese che il nostro Federico Fellini, ma entrambi rifiutarono. Il compositore giapponese Ryuichi Sakamoto ha detto di sì, grazie alle parole di Romanek che l’ha definito “il più iconico e attraente simbolo del Giappone”.
5. “Like a Prayer” (1989)
«Like a Prayer», ha detto Madonna al New York Times poco dopo l’uscita di questo video dalle venature gospel, «è una canzone di una ragazza appassionata, così innamorata di Dio che è come se pensasse che le presenze maschili nella sua vita siano Lui». Ma grazie al violento immaginario del video diretto da Mary Lambert con croci che bruciano, stimmate e l’icona di un santo non solo fatta di carne, ma che si lascia andare ai suoi piaceri, Like a Prayer finisce con essere molto di più di questo – il ruolo della religione nella cultura popolare, il razzismo e il modo in cui le grandi aziende reagiscono di fronte alle critiche («Penso che quando si scherza con le stigmate si tratta di una zona abbastanza pericolosa», diceva il music editor di Rolling Stone dell’epoca, David Wild, scherzando a Reuters). Il video ha causato un tale casino alla sua uscita che la Pepsi ha fatto una campagna da 5 milioni di dollari usando il pezzo, anche se con immagini completamente diverse. Nonostante tutto, Madonna non ha fatto una piega: «L’arte deve essere controversa, ed è tutto ciò che devi fare», ha detto Madonna al Times nel 1989, nonostante la rabbia dei gruppi fondamentalisti e la censura della televisione italiana. Questa filosofia è stata l’anima del lavoro della Material Girl dai primi giorni, ma il modo in cui il video di Like a Prayer ha cosparso di arte il suo pezzo di duro realismo lo rende uno dei video più iconici del primo decennio di MTV.
Mary Lambert, regista: Sapevo che stavamo toccando alcuni argomenti importanti, ma ho quasi sottostimato l’influenza e il bigottismo del fondamentalismo religioso e del razzismo in questo Paese e nel mondo. Ho sempre pensato che, se il mio lavoro ha successo, può anche andare oltre le mie intenzioni e in questo caso l’ha sicuramente fatto. La cosa più importante è stata quella di costringere la gente a re-immaginare i loro riferimenti visivi e sradicare completamente i loro pregiudizi. L’utilizzo di croci che bruciano passa dai riferimenti razzisti a quelli religiosi. Perché non un Gesù nero? Perché non puoi immaginare di baciarlo? Volevo parlare dell’estasi e mostrare la relazione tra l’estasi sessuale e quella religiosa. Credo che, inconsciamente, un sacco di gente ha colto questo messaggio ed è rimasta affascinato o indignata. Consciamente, invece, non credo che il pubblico abbia minimamente fatto questa interpretazione.
4. “Take a Bow” (1994)
Il regista Michael Haussman racconta di questa love story ambientata in Spagna, «Mi disse “OK, questo è il pezzo: parla di una ragazza innamorata di un personaggio pubblico. Scrivi qualcosa ma non farla troppo cupo”. Quindi, scrissi qualcosa e ovviamente uscì qualcosa di scuro». Madonna e il regista si incontrarono al Ritz di Parigi, iniziarono a parlare di quote idea fino a cena e poi passarono alle chiacchiere. «Lei mi dice, “Beh, che stai facendo?” e io rispondo, “Riprendo corride e cose così”. E vidi questa scintilla nei suoi occhi e all’improvviso tutti sapevamo cosa fare. Sono abbastanza certo che tutto lo scritto saltò fuori quella notte». Il video color seppia mescola le scene di corrida con il matador Emilio Muñoz e le riprese sensuali di Madonna in fronte alla televisione. «Pensavo che sarebbe stato difficile da girare, ma poi è saltata fuori una delle cose più sexy della mia carriera», dice Haussmann. «Ha schiacciato play e ha dato tutta se stessa».
Michael Haussman, regista: È diventata una cosa di proporzioni epiche, provare e girare davvero quel video perché era un argomento taboo. C’è stata più di un’occasione in cui la PETA ha cercato di cancellare le riprese, dicendo “State riprendendo una corrida?” e all’inizio era davvero così. Stavo cercando di riprendere una corrida dove il toro viene ucciso e tutto quanto, per essere il più realistico possibile. Per me era ovvio… Non si poteva fingere una corrida per un video di Madonna, non sarebbe funzionato. E quando è uscita la notizia, è diventata un argomento pericoloso, abbiamo dovuto chiamare la polizia nel mio ufficio a Londra per farci aprire la posta perché un sacco di gruppi animalisti stavano mandando lettere esplosive ai laboratori e cose così. Hanno legato una rosa alla porta del produttore con scritto “Hasta la vista, baby!”. Tutte cose davvero davvero spaventose. Ho dovuto registrarmi nei vari alberghi con nomi diversi quando ero in Spagna, non mi è mai successo.
Il mondo delle corride non voleva avere niente a che fare con un tizio che arrivava e cercava di renderli commerciali. Quello che mi ha aiutato è stata la mia passione… Ne sapevo abbastanza da dire “Sentite, voglio Emilio Muñoz nel video e posso raccontarvi ogni particolare del suo ultimo anno, ogni vestito che si è messo e dove si è esibito”. Era divertente perché tutti mi dicevano, “Beh, non lo farebbe mai Emilio, perché non provi a chiedere agli altri che hanno bisogno di pubblicità”. Che sono propri quelli che non vorresti nel video! Quindi anche solo questa parte è stata un’impresa, ho passato il tempo letteralmente seduto negli alberghi di Siviglia, aspettando di incontrarlo. Ho aspettato oltre quattro giorni, e veniva soltanto i suoi assistenti per controllare che non fossi uno che faceva degli scherzi per la televisione.
Una cosa che dovemmo promettere era che non avremmo toccato il toro in nessun modo. Ed è diventato un argomento importante perché un torero non può combattere davvero con un toro fino a quando non è ferito in qualche modo. Di solito lo feriscono alla spalla così che la testa si abbassi e il torero possa usare la muleta, il piccolo mantello rosso. Quindi, se non era possibile ferirlo, come avremmo fatto a farglielo usare? Madonna sarebbe arrivata due giorni dopo, quindi c’era solo un giorno per organizzare questa cosa. Quindi chiesi a Emilio come affrontare questa cosa e lui non disse altro che «OK, fammi pensare». E sparì per 48 ore. Non rispose a nessuna telefonata. Lei era già sull’aereo. Quindi c’era questa tensione fantastica! E poi arrivò lui, all’improvviso, annunciando alla stampa spagnola «Combatterò con questo toro, ma lo farò senza ferirlo. Sarà la prima volta che succede ma sarò io a farlo. E lo faccio per il mio amico Michael».
Non penso che la comunità della corrida volesse questo video perché riuscì a combattere con il toro perfettamente e fu tutto bellissimo e il toro non si fece assolutamente nulla. Ma bisogna capire che questo non sarebbe dovuto succedere perché la corrida, sfortunatamente, è la celebrazione dell’uccisione del toro. Quindi abbiamo praticamente eliminato la ragione per cui le corride esistono per gli spagnoli. Quando guardi al filmato è bellissimo, è meraviglioso quello che fa. Tutto girato in segreto, non voleva che lo vedesse nessuno. Sarebbe stato troppo strano vedere un torero che non ferisce un toro.
3. “Open Your Heart” (1986)
«A quei tempi, eravamo in una fase di sperimentazione riguardo la libertà del corpo, della sessualità… Il peep show era un’idea che avevo in testa,» dice il regista di Open Your Heart Jean-Baptiste Mondino. «Ma c’era qualcosa di dolce nel ragazzino che la aspetta fuori – innocente e dolce.»
Avvolta in un bustier nero, con guanti neri lunghi e parrucca nera, Open Your Heart è stato il primo video rischioso. Niente di scioccante: una specie di mix tra Fellini e Bob Fosse, un meraviglioso insieme di dipinti art deco di Tamara de Lempicka e un cast dai colori freddi. A un certo punto, con una brillante sinergia, Madonna butta la testa indietro e mima l’ormai iconica copertina di True Blue di Herb Ritts. «Perché è Madonna a fare la foto, sai?” dice Mondino. «Ti dà tutto lei. Devi solo essere pronto ad afferrarlo.»
Jean-Baptiste Mondino, regista: [Il set è stato costruito] dal niente. Abbiamo trovato questo posto dove abbiamo potuto costruirlo. Abbiamo costruito la parte davanti e la cabina del bigliettaio. Immagino fosse il mio periodo hollywoodiano… Eravamo molto giovani [ride] e tutto era possibile. Mi piace la falsità di tutto. Non l’ho visto per tanto tempo, ma quando mi è ricapitato, ho pensato «Che innocenza». È fatto un po’ male, il che mi piace. Non avevamo gli stessi strumenti, la gente ora è più preparata, ma c’era qualcosa di dolce in questo. Mi piace il finale; come quei finali alla Charlie Chaplin dove i personaggi si incorrono. Quel momento è molto toccante.
La cosa bella di questo video è che è stato il primo che ho fatto con Madonna, e le ho detto, «Sai che staresti bene con una parrucca nera,» perché lei era biodina. Era famosa per essere la bionda coi capelli corti. Allora qualche giorno prima dello shooting eravamo con quelli del trucco e parrucco e avevano preparato la parrucca. Io sono arrivato e tutti le stavano dicendo «Che bella che sei» e cose così. Allora lei si è girata e mi ha guardato con su la parrucca e mi ha detto, «Ok, Mondino – dimmi cosa pensi.» E quando Madonna ti chiede qualcosa, te lo chiede davvero. Non è solo una frase, lo vuole sapere sul serio.
Allora l’ho guardata e ho detto, «Beh, stai benissimo, ma ad essere onesti ti preferisco bionda.» Lei mi ha guardato e da quel giorno ho avuto la sua fiducia perché lei sapeva meglio di chiunque altro che lei sta meglio da bionda…
2. “Ray of Light” (1998)
MADONNA – Ray Of Light from BONKERS AMSTERDAM on Vimeo.
«Forse è, ad oggi, lo shooting più lungo per un videoclip di sempre,» dice il regista di Ray of Light Jonas Åkerlund, che ha girato a New York, Los Angeles e Las Vegas questo pastiche velocizzato. «Abbiamo girato tipo 14 giorni. Ma eravamo in pochissimi. La mia idea era quella di avere una crew che potesse andare in giro in una sola macchina. Trovavamo un punto, ci settavamo, e poi sparavamo stronzate per mezz’ora, perché ci voleva tantissimo per fare queste riprese.» Il video era ispirato al film del 1982 Koyaanisqatsi, che il regista non ha visto, e dà un’energia frenetica al primo approccio di Madonna verso la house music. Åkerlund è stato l’unico collaboratore di Madonna a vincere il VMA per il video dell’anno.
Jonas Åkerlund, regista: Abbiamo fatto delle prove a Stoccolma con una cinepresa per farle vedere che tecnica volevo usare, e il test era venuto così bene che l’abbiamo tenuto per il video. Ci sono molte riprese di Stoccolma.
Ovviamente non abbiamo girato in digitale – abbiamo girato con una gigantesca cinepresa 35 mm. Per tutta la produzione avevo questo grafico in tasca che diceva quanti frame per minuto o per secondo avevamo bisogno per avere una certa quantità di girato. Diciamo che giravamo un frame ogni 10 secondi. Allora dovevamo girare 30 minuti per avere 5 secondi.
Abbiamo montato la camera su un bus guidando in giro per New York. È stato uno sforzo enorme per una roba da 20 frame [ride]. Tutto era uno sforzo enorme considerato quanto in realtà sarebbe finito nel video. Alla fine abbiamo usato credo tutto quello che abbiamo girato. La canzone era lunga – mi ricordo che mentre montavo mi sono accorto che la canzone era troppo lunga perché avevo finito le scene.
A quel tempo non pensavo che avrei vinto i VMA. Sono andato là con i miei amici svedesi, a bere birra ed ero felice di poter bere gratis. A pensarci bene, è stato un momento di svolta per la mia vita.
1. “Express Yourself” (1989)
Madonna – Express Yourself from Max Giudice on Vimeo.
La prima collaborazione tra Madonna e David Fincher è anche la migliore, e una delle più costose (con i suoi 5 milioni di dollari di budget, è stato uno dei video più costosi dell’epoca). Influenzato da Metropolis di Fritz Lang, con l’architettura fantascientifica e le scene surreali in fabbrica con gli operai davanti a macchinari giganti, Express Yourself è un perfetto mix di impulsi espressionisti alla Fincher e trasformismo di Madonna. Qui si vedono le varie versioni di Madonna, ognuna seducente in modo diverso: una sorta di Marlene Dietrich in abito maschile e monocolo; una coquette in corsetto; una mogliettina sottomessa incatenata al letto. Intanto la camera di Fincher si muove in un set impressionante, attraverso i campi di luce offuscata, le ombre e la nebbia. (Il film di debutto del regista, Alien 3, aveva la stessa estetica).
«Questo è quello che ha in assoluto più input,» ha detto Madonna. «Ho supervisionato tutto – la costruzione del set, i costumi, il trucco e i capelli e la fotografia, tutto. Il casting, anche per trovare il gatto giusto – qualsiasi aspetto. Come fare un piccolo film. Ci siamo seduti e abbiamo tirato fuori tutte le idee che ci venisse in mente e tutto quello che volevamo. L’immaginario che volevamo – e io avevo delle idee, come quella del gatto e di Metropolis. Volevo quelle influenze, quello sguardo sugli uomini come lavoratori.»
Sia Metropolis che Express Yourself finiscono allo stesso modo: «Senza il cuore, non ci può essere comprensione tra mano e cervello.» Ma quello che per Lang era una riconciliazione tra lavoratori e padroni, per Madonna è un credo creativo.