I cittadini del Terzo Reich erano fatti di speed; l’attacco-lampo dell’esercito tedesco in Francia è stato reso possibile solo grazie al consumo diffuso di metanfetamine; Hermann Göring, Ministro dell’Aviazione, era dipendente dalla morfina; Adolf Hitler, infine, era un tossico senza speranza: ha passato i suoi ultimi giorni tremando e sudando in piena astinenza. Le braccia piene di buchi, supplicava per un’altra dose del suo mix di vitamine, ormoni, metanfetamine, ossicodone e anche morfina, un cocktail che ha preso per tutta la durata della guerra.
Sembra una fantasia, una realtà surreale presa di peso da un romanzo. In realtà è una storia vera, mai raccontata, svelata da Norman Ohler dopo cinque anni di ricerca e riportata nel suo nuovo libro Blitzed: Drugs in the Third Reich (in italiano Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista). Per Ohler questo è il primo lavoro di ricerca storica: è uno scrittore di romanzi e questo libro, almeno inizialmente, era nato proprio come un romanzo storico. La ricerca d’archivio, però, lo ha messo di fronte a rivelazioni esplosive, tanto da convincerlo ad affrontare un tema ancora ignorato dagli storici più mainstream.
«Gli storici sono troppo bravi ragazzi. Non sanno cosa siano le droghe. Negli anni ’70 e ’80, quando sono state fatte le ricerche più importanti sul tema, sarebbe stato scorretto raccontare quel periodo con una prospettiva più pop. Credo che nessuno ne avrebbe avuto il coraggio», ha detto Ohler.
La sostanza principe di Blitzed è il Pervitin, una metanfetamina prodotta in quantità industriali dall’industria farmaceutica tedesca, ai tempi una delle più avanzate del mondo. A differenza di cocaina, marijuana e morfina, droghe viste negativamente dai nazisti (erano veleno straniero, inquinamento per il sistema immunitario ariano), il Pervitin era pubblicizzato come la “medicina del popolo”, una meraviglia chimica che si poteva assumere tramite pillole, iniezioni o addirittura in versione cioccolata – perfetta per le casalinghe affaticate dai lavori domestici. Strafatti di speed, i membri della razza superiore lavoravano, producevano e cantavano le imprese del Fuhrer come nessuno aveva mai fatto prima.
La diffusione delle droghe nell’esercito non è una sorpresa, e Ohler la descrive così:
“Migliaia di soldati conservavano la droga nell’elmetto, o la ricevevano dai medici militari. Poggiavano le pasticche sulla lingua e le ingerivano con un sorso d’acqua. Venti minuti dopo il loro cervello iniziava a subirne gli effetti. All’improvviso la dopamina iniziava a esagerare la percezione dei soldati, mettendoli in uno stato di pura allerta. La notte si illuminava: nessuno avrebbe dormito, le luci erano accese, l’esercito continuava ad avanzare verso il Belgio… Non ci sono state pause – un bombardamento chimico aveva appena colpito i loro cervelli”.
Nei territori occupati, intanto, i dottori nazisti facevano crudeli esperimenti sui prigionieri ebrei di Dachau e Auschwitz: li obbligavano a camminare in cerchio per giorni – senza dormire – per capire cosa tenesse più svegli tra cocaina e metanfetamine; li costringevano ad assumere mescalina per capire quale effetto avesse sugli interrogatori, una pratica poi esportata negli Stati Uniti con l’LSD.
L’uso di droghe tra le fila dell’esercito tedesco costituisce il precedente di una pratica che continua ancora oggi. Nel 2014, le forze dello Stato Islamico hanno sferrato il loro attacco in Siria e Iraq: molti combattenti erano fatti di Captagon, una metanfetamina. «Si tratta di una buona droga per un soldato, fa sparire la paura. Si usa molto per le missioni kamikaze, una follia assoluta. L’ideologia è forte, ma le metanfetamine aiutano».
Le rivelazioni più scioccanti dello scrittore, comunque, riguardano proprio il Fuhrer in persona. Hitler era il simbolo perfetto dell’ossessione tedesca per la salute. «Il corpo di Hitler rappresentava il corpo del popolo, il volkskorper. L’ideologia nazista era tutta focalizzata sulla purezza del sangue. Era questa la forza di tutto il movimento, questa purezza della razza. Blitzed guarda dentro a quel sangue e vede una cosa completamente diversa, tutto il libro è figlio di questo sguardo ironico».
Ohler ha guardato nel flusso sanguigno di Hitler grazie agli appunti di Theodor Morell, il suo corpulento e patetico dottore. Lo scrittore lo descrive come lo spacciatore del Fuhrer: aumentava sempre le dosi, rendendolo dipendente da droghe sempre più pesanti – è passato dalle vitamine all’Eukodal, una “droga-meraviglia” a base di ossicodone, molto apprezzata persino da William Burroughs.
«In Germania il consumo di ossicodone non è una cosa così seria. Avevo appena scoperto che Hitler ne faceva un uso costante, quindi ho scoperto che è la settima medicina più popolare degli Stati Uniti. Ero molto sorpreso: in America, però, lo ingerisci in pillole, non tramite iniezione. È molto diverso. Ho provato una pillola di ossicodone e non mi ha fatto quasi niente, saranno stati 5mg. Hitler se ne iniettava 20 ogni giorno».
Quando gli ho chiesto di un certo capo di stato e della sua fissazione con la Diet Coke e con i farmaci contro la calvizie, Ohler ha detto: «Tutti fanno questi paragoni tra Hitler e Donald Trump. La verità è che le zone industriali, quelle zone dove c’è la gente impoverita che lo supporta, fanno parte di una sorta di “Stato della Metanfetamina”. Lì ci sono persone dipendenti da queste droghe, droghe che ti fanno sempre pensare che qualcosa di eccitante stia per succedere. In un certo senso è proprio come Trump: è un’eccitazione cheap, una speranza falsa. Penso che Trump sia la personificazione della metanfetamina».
Allo stesso modo, nel suo libro, lo scrittore spiega come per i tedeschi sia proprio il nazismo la droga più potente. «Il movimento nazista era una ribellione tossica. Ad un certo punto qualcuno ha detto: ‘Non ce ne frega un cazzo della democrazia, facciamo a modo nostro’. I nazisti non hanno convinto la gente con idee irrazionali, hanno convinto la gente con comportamenti irrazionali. Ed erano molto esperti di mass media. In un certo senso i nazisti erano l’Eukodal dei movimenti politici».