Locatelli fa le cose per bene | Rolling Stone Italia
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Locatelli fa le cose per bene

Sottile è la linea che divide la promessa dal campione. E Manuel Locatelli, centrocampista del Milan, la sta attraversando in questo momento. Ma lui sembra avere la testa sulle spalle. Niente vacanze a Formentera (per ora), gli amici di sempre e un sano senso di riconoscenza

Ore 8 a.m., Milanello, provincia di Varese. Fa molto freddo. La neve ghiacciata riposa intorno ai campi di calcio. Che Manuel Locatelli faccia le cose per bene – come da slogan dello storico caseificio lombardo sorto proprio a Lecco, dove nel ’98 è nato il centrocampista del Milan (nessuna parentela, però) – è chiaro fin da subito: ha dormito lì, per essere pronto e puntuale in vista dello shooting fotografico e dell’intervista con il sottoscritto.

Il mitico centro sportivo è un po’ residence di montagna, un po’ pizzeria anni ’80 – legno, plastiche rosse, plastiche nere, piante da interni, moquette rossa, foto delle rose storiche del Milan, foto del Presidente Berlusconi con la maglia di Berlusconi. Insomma, si respira grandezza – una grandezza di qualche anno fa, ok. Ma incancellabile. In attesa del Misterioso Acquirente Cinese.

Sono passati una manciata di mesi da quell’ottobre magico, in cui Locatelli si è presentato al grande pubblico del calcio con due fucilate improvvise – una di sinistro, al Sassuolo; una di destro, alla Juventus (gol partita, alle spalle di, nientemeno, Re Gigi Buffon). Due lampi di personalità che hanno fatto scommettere a tutti che il Milan avesse trovato un secondo Predestinato, dopo il 17enne portiere Donnarumma (più giovane e già star a tempo pieno; è rappresentato da Mino Raiola e, proprio per questo, sembra sempre sul punto di spiccare il volo verso un miglior offerente).

Da quell’ottobre magico, complice anche il lungo infortunio di Riccardo Montolivo, per Locatelli sono arrivate numerose presenze da titolare, la convocazione con l’Under 21, nessun altro gol (al momento di andare in stampa con questo articolo) e un mix tra prestazioni solide e qualche scivolone. E questo incontro è all’indomani di quello che forse è il suo peggior momento recente: qualche giorno prima si è fatto espellere in Coppa Italia, sempre con la Juventus, sgambettando i sogni di rimonta del Milan (che perderà 2-1); e il giorno precedente, contro l’Udinese, un suo passaggio intercettato regala il gol a Rodrigo De Paul e la vittoria alla squadra friulana.

Giacca e pantaloni in pelle: DIESEL; giaccone, scarpe e pallone: collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017. Foto di Giampaolo Vimercati

Giacca e pantaloni in pelle: DIESEL; giaccone, scarpe e pallone: collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017. Foto di Giampaolo Vimercati



Che Locatelli abbia appena compiuto 19 anni è un dettaglio a cui nel calcio professionistico non si può dare troppo peso. Lo spirito che questa mattina aleggia nel centro sportivo del Milan è asciutto, pragmatico: niente drammi, ma Manuel ha fatto un errore. Insomma, il giorno potrebbe essere migliore. Ma così va il calcio: se Locatelli sarà destinato a essere un campione, o soltanto un bravo giocatore (il talento è innegabile), non lo può prevedere nessuno. L’auspicio è che questo momento più “normale” possa aiutarlo a gestire meglio le aspettative di tutti, e la pressione di questa notorietà esplosiva.

Ecco Manuel: atletico ma magro, come chiunque (o quasi) lo è a 19 anni. Non timido, ma gentile e disponibile con tutti. Gli faccio la prima domanda: è vero che sta arrivando sua madre, come ho appena sentito qualcuno dire? «Sì, mi viene a prendere sempre lei perché non ho ancora la patente (da lì a Lecco è più di un’ora di auto, mi rivela in seguito la signora Simona, mamma di Manuel). Ho passato la teoria, ma devo dare l’esame di pratica. Faccio le guide in zona San Siro, è abbastanza tranquillo. L’unico problema è che devo guidare una Panda…». Gli faccio notare che ci sono auto peggiori per imparare a guidare… «È vero», ammette.

Altro dilemma che voglio chiarire subito: Fifa o PES? (Per chi non lo sapesse, stiamo parlando dei due più popolari videogames di calcio, nota ossessione dei calciatori professionisti che dopo le partite vere cercano imprese ancora più epiche con i propri alter ego virtuali). «Fifa, tutta la vita», mi risponde. «È più realistico, più spetta- colare». Ed è soddisfatto delle caratteristiche del proprio giocatore? «Insomma… non troppo!», mi confessa ridendo.

Credo di avere realizzato più sogni durante quei giorni, che in tutto il resto della mia vita


Messo via questo tema caldo, possiamo andare avanti. «So che non lo pubblicizzi, ma qualcuno mi ha detto che sei impegnato nel sociale, par- tecipi a diverse attività benefiche. È così?». Lo sguardo che lancia a Riccardo Coli, capo ufficio stampa del Milan, dimostra quanto Locatelli ci tenga a non sbandierare questo aspetto. «Non sono stato io!», lo rassicura Coli, ed è vero. Un giornalista ha le sue fonti. «È così, ma non mi piace parlarne, non ce n’è bisogno», mi dice Manuel. «Lo faccio perché mi reputo un ragazzo fortunato, e voglio donare un po’ del bene che ho ricevuto io anche alle altre persone. Soprattutto ai bambini in difficoltà».

Ho già capito di non avere davanti il solito calciatore, ma devo sapere: dove va in vacanza, Manuel Locatelli? Già a Formentera, come il 90% dei suoi colleghi? (la statistica è mia). «L’anno scorso non ho fatto molte vacanze, perché avevo l’Europeo (Under 19 in Germania: l’Italia è arrivata seconda, perdendo in finale contro la Francia). Però sono andato qualche giorno in Liguria con gli amici di sempre, uno di loro ha una casa vicino a Lavagna… Ce ne siamo stati lì tranquilli. Ho 19 anni, ho tutto il tempo per andare a Ibiza e Formentera».

Giacca in pelle: DIESEL; maglia: collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017

Giacca in pelle: DIESEL; maglia: collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017. Foto di Giampaolo Vimercati


E a proposito di tempo, si dice che i calciatori abbiano molto tempo libero. Tu cosa fai, quando non ti alleni? «Cerco di rilassarmi il più possibile, perché in allenamento do sempre il massimo, non mi rimangono troppe energie… Sto con la mia ragazza, i miei amici, oppure mi metto a letto e guardo le serie tv. Ho appena finito Prison Break, bellissima. Non vedo l’ora che arrivi la nuova stagione. Anche Narcos mi è piaciuta un sacco». E la musica? «Ascolto un po’ di tutto, dipende dal momento. Mi piace Otto Knows, il dj svedese che fa house… Ma anche Alessandra Amoroso, ha una voce fantastica». Ne prendo atto. Quando si dice: gusti eclettici.

Come si diceva, dal punto di vista dei risultati non è un momento facile per Locatelli. E io non posso non chiedergli come ha vissuto il passaggio da quell’ottobre di gloria a questi giorni di alti e bassi. «Credo di avere realizzato più sogni durante quei giorni, che in tutto il resto della mia vita», dice. «Sono stato catapultato dentro questo mondo, e un periodo più normale ci sta, nella carriera di un giocatore. Non ero Messi prima di ottobre, e adesso non sono un giocatore di terza categoria. Devo dimostrare e migliorare ancora tantissimo. Non voglio fare polemiche, ma credo che in Italia si guardi solo all’errore, e non alla crescita di un giocatore. Speriamo che da adesso in avanti vada meglio. Ma io sono tranquillo, il mister è tranquillo, dobbiamo solo cercare di vincere».

Una cosa ho capito: un giorno sei il futuro di questa squadra, il giorno dopo è crisi nera

C’è stato qualcuno che gli ha dato consigli preziosi, per gestire questo esordio mediatico?
«Sì. Prima di tutto la mia famiglia, senza di loro non sarei qui. Ho un rapporto bellissimo con i miei due fratelli e con mia sorella, lei ha sempre una parola giusta per me. Oltre a mia mamma, con lei posso confidarmi su tutto («Ancora non mi sembra vero di vederlo in televisione», mi confessa mamma Simona) e mio papà… Mi sono stati tutti molto vicini. Ma anche i miei compagni di squadra mi hanno aiutato, ripetevano di tenere i piedi per terra». C’è nello spogliatoio qualche senatore che ti ha preso sotto la sua protezione? «Mi trovo benissimo con tutti, ma con Abate (vicecapitano del Milan) ho un bellissimo rapporto, è uno dei leader di questa squadra insieme a Bonaventura, a Paletta… E ho sempre ammirato Montolivo,
ricordo che la prima volta che sono venuto qui a Milanello gli ho chiesto una foto. Ho sempre voluto giocare con lui». Ti vedi in campo con lui, quando tornerà dall’infortunio? «Penso di sì, abbiamo già giocato insieme. Poi ovviamente deciderà il mister, ma io credo sia possibile».

Tutto collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017

Tutto collezione adidas AC Milan – stagione 2016-2017. Foto di Giampaolo Vimercati

Locatelli sembra un tipo riflessivo, meno scontato nelle risposte rispetto al calciatore tipo. Diplomatico, ma non troppo. Che idea si è fatto del rapporto con la stampa? «Una cosa ho capito: in questo mondo non c’è equilibrio. Un giorno sei il futuro di questa squadra, il giorno dopo è crisi nera. Ma è normale avere questa visibilità, se giochi nel Milan: stanno tutti col fucile puntato, per vedere cosa farai».

Sarà per la posizione in cui Locatelli gioca in campo, davanti alla difesa, ma continua a venirmi in mente Andrea Pirlo, un calciatore (sempre restando nella storia del Milan) che più di altri ha fatto pensare di avere una dimensione anche fuori dal campo – l’immagine di lui pensoso/assorto (lo sguardo a mezz’asta alla Pirlo, insomma) con un calice di vino in mano, seduto tra i filari della sua azienda vinicola. Quindi, facciamo un esperimento mentale: Manuel, riesci a immaginare una realtà alternativa, in cui non sei un calciatore professionista? «Sì», risponde senza esitazioni, «se non avessi fatto il calciatore, penso che avrei fatto l’investigatore privato. Ho una passione per ogni tipo d’indagine. Potrà sembrare strano, ma dato che i bambini sognano di fare il calciatore, e io quel sogno l’ho realizzato… Ora posso immaginare quello che voglio!».