La recensione di "Panda Bear Meets the Grim Reaper" di Panda Bear | Rolling Stone Italia
Recensioni

Panda Bear – Panda Bear Meets the Grim Reaper

Un disco di psichedelia adulta. Musica "difficile" fatta passare per radio friendly

La musica di panda bear è un giocattolo per grandi che hanno imparato a non smettere di giocare. Mica facile sapete, è un percorso lungo, da figli a padri, dieci anni almeno: era il 2004 quando con Alberto Piccinini e Massimo Coppola stavamo girando un video per il nostro programma su MTV, brand:new, all’Ikea, più precisamente nello “spazio bimbi”, quel recinto pieno di pallette di plastica colorate dove i genitori parcheggiano la prole mentre si perdono tra divani Klippan e cassettiere Malm. Noi, sostenuti – o almeno così credevamo – da una consapevole critica alla società dei consumi, sguazzavamo tra le pallette facendo i cazzoni in giacca e cravatta.Per il montaggio di questo video, molto in linea con quella che era l’estatica dei videoclip inizio Duemila, avevamo scelto un pezzo dell’album Sung Tongs degli Animal Collective di cui Noah Lennox (che già si faceva chiamare Panda Bear) era uno dei fondatori. E la scelta non fu casuale: in quella scena alternativa che stava per esplodere nel mercato, gli Animal Collective da Brooklyn, New York, furono i creatori non solo di un suono – elettronica, psichedelia rock e folk ne erano solo alcuni tra gli ingredienti, come vedremo poi – ma anche di una nuova idea di giovinezza. Nell’immaginario del collettivo di animali ci stavano, appunto, bestie e foreste, in una ricerca/avvicinamento alla natura tra il selvaggio e il fiabesco con tanto di elfi fricchettoni dove Panda Bear e soci sguazzavano – vedi alla voce “spazio bimbi dell’Ikea” – come dei Peter Pan con le t-shirt slavate e con tutta la loro leggerezza – vedi alla voce coolness – fanciullesca.Secondo Anthony Hegarty, quello di Antony and the Johnsons, la New Weird Generation – etichetta creata dal critico di The Wire David Keenan per definire il genere di cui sia Animal Collective che Antony facevano parte – nasceva in reazione all’idea di giovinezza dei primi anni ’90 rappresentata dall’urlo di rabbia e depressione di Kurt Cobain. Ecco allora arrivare quella che Antony definisce «una generazione non cinica, con gli occhi spalancati di fronte a uno stupore possibile, uno stupore fanciullesco causato anche solo dai colori cangianti di un caleidoscopio». Proprio il caleidoscopio come icona grafica (sotto l’ala protettrice di Nostra signora psichedelia) ha accompagnato la carriera di Panda Bear dall’esperienza con gli Animal Collective fino al terzo album solista, Panda Bear Meets the Grim Reaper: nel frattempo Noah Lennox è diventato adulto, ha 35 anni, è padre di due figli – una di 9 anni l’altro di 4 – e ha una compagna che l’ha portato a trasferirsi a vivere a Lisbona. La domanda sorge spontanea: come fai a riconciliarti con l’idea di essere ancora un fanciullo, se del fanciullo sei il padre? Il processo, ascoltando questo disco, parrebbe in corso: è come se la spensieratezza del panteismo frizzante degli Animal Collective da un lato si fosse fatta più gravida, acquistando peso, dall’altro, perdendo ingenuità, sia riuscita a immettere nella passata visione fanciullesca una cupezza di gran spessore artistico. Anche a livello superficiale, analizzando i suoni scelti, nelle tracce del disco (ascoltate Mr Noah) si sentono latrati e altri rumori di minaccia: quindi non ci sono più solo gli elfi che fischiettano e zompettano nei boschi, ma si ascolta il famoso cuore di tenebra con cui a un certo punto fare i conti. Come se a Noah fosse toccato uscire dallo “spazio bimbi” dell’Ikea portandosi però dietro le pallette colorate, insieme a qualche nuovo sasso ruvido e puntuto.È un disco di psichedelia adulta che stressa positivamente una delle caratteristiche più peculiari del suono dell’Animale (Collettivo) cioè la capacità di far passare musica “difficile” come fosse invece radio friendly. Di questo processo di semplificazione attraverso la melodia, Panda Bear è debitore ai suoi due numi tutelari Arthur Russell e Brian Wilson e soprattutto all’ex-Spacemen 3 Pete Kember che insieme a lui ha prodotto sia questo album che il precedente Tomboy. E proprio rispetto a Tomboy Noah Lennox ha dichiarato che «oggi suona con più senso dello humor, più divertimento e meno seriosità». E – questa è l’opinione di chi scrive – con un grande voglia di fare l’amore. Panda Bear Meets the Grim Reaper ispira sesso giocoso nella natura selvaggia. Provateci sotto un mucchio di pallette colorate.

Un disco di psichedelia adulta. Musica "difficile" fatta passare per radio friendly

La musica di panda bear è un giocattolo per grandi che hanno imparato a non smettere di giocare. Mica facile sapete, è un percorso lungo, da figli a padri, dieci anni almeno: era il 2004 quando con Alberto Piccinini e Massimo Coppola stavamo girando un video per il nostro programma su MTV, brand:new, all’Ikea, più precisamente nello “spazio bimbi”, quel recinto pieno di pallette di plastica colorate dove i genitori parcheggiano la prole mentre si perdono tra divani Klippan e cassettiere Malm. Noi, sostenuti – o almeno così credevamo – da una consapevole critica alla società dei consumi, sguazzavamo tra le pallette facendo i cazzoni in giacca e cravatta.

Per il montaggio di questo video, molto in linea con quella che era l’estatica dei videoclip inizio Duemila, avevamo scelto un pezzo dell’album Sung Tongs degli Animal Collective di cui Noah Lennox (che già si faceva chiamare Panda Bear) era uno dei fondatori. E la scelta non fu casuale: in quella scena alternativa che stava per esplodere nel mercato, gli Animal Collective da Brooklyn, New York, furono i creatori non solo di un suono – elettronica, psichedelia rock e folk ne erano solo alcuni tra gli ingredienti, come vedremo poi – ma anche di una nuova idea di giovinezza. Nell’immaginario del collettivo di animali ci stavano, appunto, bestie e foreste, in una ricerca/avvicinamento alla natura tra il selvaggio e il fiabesco con tanto di elfi fricchettoni dove Panda Bear e soci sguazzavano – vedi alla voce “spazio bimbi dell’Ikea” – come dei Peter Pan con le t-shirt slavate e con tutta la loro leggerezza – vedi alla voce coolness – fanciullesca.

Panda Bear - Boys Latin (Official Video)

Secondo Anthony Hegarty, quello di Antony and the Johnsons, la New Weird Generation – etichetta creata dal critico di The Wire David Keenan per definire il genere di cui sia Animal Collective che Antony facevano parte – nasceva in reazione all’idea di giovinezza dei primi anni ’90 rappresentata dall’urlo di rabbia e depressione di Kurt Cobain. Ecco allora arrivare quella che Antony definisce «una generazione non cinica, con gli occhi spalancati di fronte a uno stupore possibile, uno stupore fanciullesco causato anche solo dai colori cangianti di un caleidoscopio». Proprio il caleidoscopio come icona grafica (sotto l’ala protettrice di Nostra signora psichedelia) ha accompagnato la carriera di Panda Bear dall’esperienza con gli Animal Collective fino al terzo album solista, Panda Bear Meets the Grim Reaper: nel frattempo Noah Lennox è diventato adulto, ha 35 anni, è padre di due figli – una di 9 anni l’altro di 4 – e ha una compagna che l’ha portato a trasferirsi a vivere a Lisbona. La domanda sorge spontanea: come fai a riconciliarti con l’idea di essere ancora un fanciullo, se del fanciullo sei il padre? Il processo, ascoltando questo disco, parrebbe in corso: è come se la spensieratezza del panteismo frizzante degli Animal Collective da un lato si fosse fatta più gravida, acquistando peso, dall’altro, perdendo ingenuità, sia riuscita a immettere nella passata visione fanciullesca una cupezza di gran spessore artistico. Anche a livello superficiale, analizzando i suoni scelti, nelle tracce del disco (ascoltate Mr Noah) si sentono latrati e altri rumori di minaccia: quindi non ci sono più solo gli elfi che fischiettano e zompettano nei boschi, ma si ascolta il famoso cuore di tenebra con cui a un certo punto fare i conti. Come se a Noah fosse toccato uscire dallo “spazio bimbi” dell’Ikea portandosi però dietro le pallette colorate, insieme a qualche nuovo sasso ruvido e puntuto.

È un disco di psichedelia adulta che stressa positivamente una delle caratteristiche più peculiari del suono dell’Animale (Collettivo) cioè la capacità di far passare musica “difficile” come fosse invece radio friendly. Di questo processo di semplificazione attraverso la melodia, Panda Bear è debitore ai suoi due numi tutelari Arthur Russell e Brian Wilson e soprattutto all’ex-Spacemen 3 Pete Kember che insieme a lui ha prodotto sia questo album che il precedente Tomboy. E proprio rispetto a Tomboy Noah Lennox ha dichiarato che «oggi suona con più senso dello humor, più divertimento e meno seriosità». E – questa è l’opinione di chi scrive – con un grande voglia di fare l’amore. Panda Bear Meets the Grim Reaper ispira sesso giocoso nella natura selvaggia. Provateci sotto un mucchio di pallette colorate.

Altre notizie su:  Panda Bear