Se non avete mai visto Breaking Bad dovete esservi appena svegliati da un lunghissimo coma. Quindi buongiorno a voi, questo è il febbraio 2015 e Breaking Bad è stato il fenomeno seriale degli ultimi 6 anni di televisione.
Nella speranza di azzeccare una novità di successo, il canale via cavo AMC ne lancia oggi uno spinoff. Si tratta di Better Call Saul, una serie che piacerà molto a chi ha amato Breaking Bad, ma molto meno a voi comatosi che avete da poco ripreso conoscenza.
Cos’è Better Call Saul? “Better Call Saul” è lo slogan dello studio legale di proprietà dell’azzeccagarbugli Saul Goodman, l’avvocato corrotto complice del genio delle metanfetamine Walter White. Better Call Saul però è un prequel di Breaking Bad e segue le vicissitudini di un Saul Goodman ai tempi in cui si faceva ancora chiamare James McGill, avvocatucolo delle cause perse che non riesce a ingarrare una vittoria legale da secoli né a pagare mezza bolletta.
Si inizia quando Saul Goodman
è ancora James McGill, un avvocatucolo delle cause perse che non vince mai.
Il pilot, intitolato senza troppa fantasia Uno, si concentra esclusivamente sul protagonista. Dopo un flash iniziale che ci informa del destino di Saul Goodman dopo il finale di Breaking Bad, la puntata torna indietro di vari anni e tenta di dare spessore e dignità autonoma a un personaggio che è sempre stato descritto come una figura di contorno. E ci riesce. Grazie all’interpretazione di Bob Odenkirk, capace di reggere i due registri drammatico e comico, e alla scrittura del burattinaio Vince Gilligan, il James McGill che ne spunta fuori è complesso e sfumato.
Purtroppo la serie nella sua interezza viaggia su sentieri già battuti. La rivincita di uno sconfitto schiacciato dalla mediocrità del mondo riecheggia in maniera fin troppo evidente la storia del professore di chimica di liceo che diventa signore della droga: James McGill sta a Saul Goodman come Walter White sta Heisengberg. Ma se l’incipit della saga di Walter White tramortiva lo spettatore come nemmeno una fucilata nello stomaco, per quanto riguarda Saul Goodman si fa troppo affidamento su quanto visto in Breaking Bad, tanto che l’episodio si conclude con un colpo di scena che possono capire solo i fan della serie madre. Manca poi un cast di comprimari originali (a parte una vecchia conoscenza che fa una comparsata) che possa sostenere e dare valore autonomo a questo spinoff.
“Better Call Saul” è una postilla, ben scritta ma comunque postilla.
In conclusione, Better Call Saul si rivela essere una postilla, ben scritta e diretta ma pur sempre una postilla, del capolavoro che è stato Breaking Bad. Un risultato comunque buono, certo, ma se per Breaking Bad vale la pena svegliarsi dal coma, per Better Call Saul ancora no.