Il 2014 è stato senza dubbio l’anno di Bombino, il rocker tuareg o per dirla con un soprannome un po’ abusato, il “Jimi Hendrix del deserto”, che torna in Italia per quattro date (oggi a Roma, al teatro Quirinetta, e domenica a Torino, alla Biennale Democrazia il festival organizzato da Gustavo Zagrebelsky e dedicato quest’anno al tema dei Passaggi, intesi come migrazioni, confini e non solo).
Quest’anno Omara Moctar (il suo vero nome) ha pubblicato il suo secondo album Nomad, prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, ha suonato in tutto il mondo, compreso il Coachella festival, ed è stato scelto da Jovanotti per collaborare al suo pezzo Si Alza il Vento, presente nel nuovo Lorenzo 2015 cc.
«Avevo comprato un disco attratto dalla copertina, un motociclista che impennava nel deserto, senza saperne niente e mi è andata molto bene perché poi l’ho ascoltato mille volte. Il sound mi aveva catturato e l’ho consumato», ha raccontato Jovanotti a proposito di Nomad.
Nato in Niger nel 1980, scappato in Algeria con la sua famiglia, per poi tornarvi di nuovo e vivere un secondo rivolgimento politico che comportò la chiusura totale al turismo, Bombino ha iniziato a suonare di nascosto le chitarre degli anziani del villaggio di Tamanraset, in Algeria. Di notte i musicisti le lasciavano incustodite e mai avrebbero voluto che uno come lui, un ragazzino di otto anni, le toccasse. «Sono stati una grande scuola, senza nemmeno saperlo», racconta. Tutto il racconto della sua infanzia sembra una fiaba ben scritta.
Affabile e sorridente, Bombino sembra lontano dalle rivendicazioni politiche presenti nei testi dei Tinariwen, i musicisti di desert-blues ai quali viene spesso associato.
Anche tu senti, come loro, l’esigenza di far conoscere al mondo i problemi politici che incontrano i tuareg nei loro Paesi?
I Tinariwen sono stati fondamentali per me, tanto quanto Alì Farka Touré e Jimi Hendrix. Ma io sento in maniera diversa le istanze dei tuareg perché vengono trattati in maniera molto diversa nel mio Paese, il Niger, piuttosto che in Mali, da dove vengono loro. Da noi ci sono più tutele fortunatamente, il primo ministro è addirittura un tuareg.
Che cosa vorresti far conoscere dei tuareg a tutto il mondo?
Il valore dell’accoglienza. Il popolo tuareg è abituato a vivere nel deserto e a non frequentare molte persone, ma quando avviene l’incontro, vi si dedica con il massimo rispetto. Sappiamo che le persone diverse possono portare solo arricchimento, in termini culturali ovviamente, e quindi, ci dedichiamo a loro con tutta la cura possibile.
Che rapporto hai con l’Islam?
Per me la religione esiste solo in maniera personale e individuale, per questo preferisco pregare da solo. L’immagine che emerge ora nei mass-media dell’Islam non corrisponde alla realtà. E tutto ciò per colpa dei politici che lo strumentalizzano per le loro finalità. L’importante, poi, è che la religione venga scelta in maniera libera e non venga imposta.
Ci sono grandi differenze quando suoni in Africa piuttosto che in Europa?
No, assolutamente. L’importante è riuscire a stabilire un feeling con il pubblico e, quindi, non dipende da dove ci si trova. Posso dire, con sincerità, che mi trovo particolarmente bene a suonare in Francia e in Italia. Anche voi siete particolarmente caldi, accoglienti. Capaci di far sentire una persona a casa.
Tutte le date di Bombino in Italia:
26/03/2015 – Roma – Teatro Quirinetta
27/03/2015 – Pordenone – Il Deposito
28/03/2015 – Livorno – The Cage Theatre
29/03/2015 – Torino – Teatro Carignano – Biennale della Democrazia
02/05/2015 – Milano – Estathè Market Sound