Due labbra laccate di rosso che annunciano che tutte le frequenze sono state bloccate. Stanno per essere inondate di trasmissioni di repertorio delle radio libere degli Anni ’70-80 «Questa è una stramaledetta trasmissione pirata: la normale programmazione riprenderà solo quando saranno cancellate le leggi che hanno censurato la nostra voglia e il nostro diritto di libertà».
Chi si nasconde dietro quella voce misteriosa e irrintracciabile? Scoprirlo sarà la missione dell’Agente Barbara Bi (sullo schermo Barbara Cambrea), inviata speciale della Censura Futuribile, organo governativo che ha il compito di tutelare i nuovi mezzi di comunicazione dalle reminiscenze del passato in cui non esistevano post e tweet.
Comincia da qui il viaggio nei ricordi che in Onde Road, nei cinema dal 26 marzo, ci porta sulle tracce di quei primi radioamatori precursori delle tante web radio che oggi hanno trovato in Rete un nuovo spazio di condivisione.
Un docufilm “al contrario”, lo definisce il regista Massimo Ivan Falsetta: perché?
La storia è totalmente di finzione ma si incastra in una cornice di indizi reali, dalla nascita di migliaia di frequenze libere in tutta Italia alla legge Mammì, che ha sancito la loro illegalità. Tutto nasce da un interrogativo lanciato dalla protagonista cattiva, o pseudo tale, senza volto (interpretata da Francesca Zavettieri): i social network sono realmente social? Oppure tablet e smartphone sono un pretesto per nascondere la nostra paura di essere autentici e del contatto diretto con gli altri? In Onde Road si affrontano due personaggi in antitesi: una che crede nella libertà, forse non essendo neanche nata negli Anni ’70, e l’altra che da brava poliziotta è convinta di tutelare la modernità ma finisce poi per essere travolta e affascinata da quel passato.
i social network sono realmente social?
Per l’occasione sono tornate a raccontare quell’esperienza molte voci storiche: da Federico l’Olandese Volante, a capo della Censura Futuribile («L’antidoto al veleno spesso è il veleno stesso», dice), al ribelle Awanagana, dall’alieno Fabrice Quagliotti dei Rockets a Battaglia e Miseferi. Com’è stato intervistarli?
Paradossalmente il vero viaggio di vita è stato fuori dal film. Abbiamo fatto un lungo lavoro di documentazione per ritrovare i protagonisti di quegli anni, non solo i grandi ma i più sconosciuti: lo speaker del paesino sperso tra i monti calabri, chi si è impuntato e ci ha provato nonostante tutto, chi ha fatto radio per protesta, chi voleva lanciare un messaggio sociale e chi era innamorato del rock ‘n’ roll americano. A Federico l’Olandese Volante ho dato anche un ruolo da attore: ci ha raccontato quell’atmosfera come solo lui, ‘il Mike Bongiorno della Radio”, poteva. E la musica dei Rockets è tornata a farsi sentire attraverso l’arrangiamento di Fabrizio Quagliotti che ha curato le musiche della pellicola. La loro presenza ha arricchito l’amatorialità delle trasmissioni di allora, che si evince dai piccoli personaggi ma con grandi storie che popolano Onde Road.
sono cresciuto a pane e Deep Purple
Com’è nata l’idea?
Ho ancora il ricordo di quando mio fratello usciva di casa carico di dischi e passava le giornate in questa minuscola emittente del nostro paesino, Botricello in provincia di Catanzaro: copriva al massimo le frequenze del paese a fianco. Con lui (che compare anche nel film, ndr) sono cresciuto a pane e Deep Purple.
Anche la scelta di ambientarlo in Calabria non è casuale…
Qui, dove tutto da sempre è più difficile da conquistare, i primi baracchini erano l’unico modo per comunicare via etere senza essere visti e questo spiega il fiorire di centinaia di radio libere. È una terra contraddittoria e selvaggia, aspra e montuosa, in cui supponiamo si nasconda la voce misteriosa che vuole sfuggire alle autorità.
Manopole e transistor sono scomparsi, ma la voglia di farsi sentire no. Con meno budget e pronte a coprire distanze molto più ampie di quelle classiche in Fm, le radio stanno conquistando anche il web. Cosa ne pensi?
Questa è la parte bella di Internet. Onde Road è anche un avvertimento – non è detto che in un futuro non molto lontano la Censura Futuribile o chi per lei intervenga per imbavagliare anche le web radio come quelle di trent’anni fa –, ma soprattutto un grande messaggio di libertà e invito a riscoprire i sogni di una generazione creativa e appassionata che oggi trova in Rete i suoi eredi.