Evento live a cui vai, Imbruttito da concerto che trovi: l’arrivo dell’estate – e dei tanto agognati festival all’aperto – impone l’obbligo morale di stilare una lista dei 7 tipi di persone che sono in grado di rovinare la serata che stavate sognando da mesi, con una serie di comportamenti che oscillano tra il bimbominkia e l’esageratamente preso bene, richiedendo la messa in atto una serie di tecniche per guadagnare il vostro risicatissimo spazio vitale.
Mantenete la calma, non cedete a facili scatti d’ira e imparate a riconoscere il vostro nemico, oltre a padroneggiare le strategie per evitarlo.
1. Il rimasto sotto
Versione evoluta del punkabbestia, la sua personale concezione di un concerto all’aperto coincide con lo stendersi su un prato, rollare come se non ci fosse un domani e prepararsi ad assistere a un evento che – secondo lui – riveste un’immensa portata storica e culturale.
Non è certamente il peggiore dei casi umani in cui ci si può imbattere, salvo l’occhio perennemente a mezz’asta, l’andamento barcollante e il fatto che vi continuerà a domandare se avete una cartina (o “una mappa”, a seconda dell’area geografica di provenienza) dall’inizio alla fine del live, confermandovi di aver cancellato dalla propria memoria a breve termine le risposte che gli avete dato precedentemente. Se sopportate le sue insistenti richieste – oltre alle personali crociate contro la mercificazione della società – dimostrandovi abbastanza gentili e affabili, c’è caso che vi offra pure qualche tiro.
2. Lo sbronzo
Questa categoria di solito oscilla tra lo “sbronzo simpatico” e lo “sbronzo molesto”: mentre il primo è la classica presenza folcloristica che – se presa a piccole dosi – può essere persino in grado di allietare il tempo di attesa prima dell’inizio del live con aneddoti che spaziano dal comico al pornografico, il secondo è invece una pericolosa estremizzazione che sfocia spesso in una vera e propria rottura di coglioni.
La sua precaria concezione dello spazio che lo circonda rasenta il culmine quando tenta di parlarvi alla tipica distanza pre-limone, alitandovi in faccia tutto quello che si è bevuto nelle ore precedenti: non discuteteci, non tentate di spiegargli le regole del buon vicinato, ma seminatelo prima che inizi a cadervi addosso e a rovesciarvi in testa l’ultima birra comprata al bar. Allontanatevi il più possibile e tenetelo a debita distanza soprattutto quando la vostra band inizierà a intonare la ballata strappalacrime di turno: se c’è qualcuno che in quel momento tenterà di far partire un pogo indemoniato, allora non ci sono dubbi, si tratta proprio dello sbronzo molesto.
imparate a riconoscere il vostro nemico
3. L’esaltato
Contrariamente alle due tipologie di cui sopra, qui non si è di fronte né a un fattone, né a un tizio che ha alzato esageratamente il gomito: no, l’esaltato in questo senso è più simile al Begbie di Trainspotting, che “neanche si faceva di droga, si faceva di gente… lo mandava fuori di testa, gli scatenava i sensi”.
Il solo fatto di essere in uno spazio all’aperto circondato dalla folla delle grandi occasioni lo manda più in visibilio del concerto stesso: ignaro spesso delle canzoni che vengono suonate, poga per necessità, per dare fastidio e per sentirsi al centro dell’attenzione. Solitamente posizionato giusto a ridosso delle transenne che delimitano il palco – ché l’eventualità di venire inquadrato su uno dei megaschermi lo farebbe godere come un orgasmo multiplo – lo riconoscete per l’immancabile petto nudo e per il cappottino di sudore che lo rende viscido come un’anguilla e puzzolente come una discarica abusiva. Non cercate di fare i furbi superandolo, qua il trucco sta tutto nell’indietreggiare: il rischio di non vedere più un tubo è nulla confronto a quello di finirgli addosso.
4. Il fan della transenna
Figura mitologica oggetto da anni di indagini e speculazioni, si presenta davanti ai cancelli all’alba, ore prima della loro apertura, passa una porzione biblica di tempo pigiato come una sardina in coda – qualsiasi sia la condizione atmosferica – e una volta in cui questi aprono, dà prova della sua perfetta preparazione atletica fiondandosi con scatto felino verso le agognate transenne che delimitano il palco.
Raggiunto l’obiettivo, ossia agguantata la transenna, entra in un universo parallelo dove non esistono né fame, né sete, né pipì: la sua resistenza ai limiti dello stoico lo porta a sopportare tassi di umidità inferiori soltanto a quelli percepibili sul Mekong, caldi torridi stile Valle della Morte e acquazzoni monsonici, di fronte a cui reagisce con ammirevole imperturbabilità. Con lui non c’è gara: chiunque abbia tentato un testa a testa ha ceduto dopo poche ore in preda a uno svenimento con annesso attacco di agorafobia, confermando che la transenna richiede una dedizione e una determinazione da provetti Highlander.
5. Il monolite
Alto, dotato di spalle alla Jean Claude Van Damme e capace di mantenere la stessa posizione – braccia conserte e muscoli in tensione – per tutta la durata del concerto, il monolite spesso deve scontare la pena di accompagnare la fidanzata (un’esagitata che al contrario di lui poga, twista, rockeggia, alza le braccia in preda a una sospetta felicità adolescenziale) al live della band del cuore. Lui, dal canto suo, lascia trapelare senza vergogna il proprio totale menefreghismo nei confronti della musica – ma anche della gente che gli sta intorno – e come un esperto culturista assume la tipica posa che non abbandonerà finché si spengono i riflettori.
Di base innocuo, diventa irrimediabilmente fastidioso nel momento in cui voi – che invece siete presi bene – continuate a sbattere contro le sue gambe marmoree mentre ciondolate al suono della ballata di turno, e a nulla vale allargare i gomiti sperando che si sposti almeno un pochino, perché rimarrà l’incubo dei vostri fianchi fino alla fine. Dato che la sua stazza vi impedirebbe la visuale nel caso in cui indietreggiaste, la tecnica consiste nell’aggirarlo – magari improvvisando un accenno di pogo – e passargli davanti, sperando poi di trovarvi di fianco qualcuno che se la sta godendo almeno quanto voi.
6. Quello che le sa tutte
Lo riconoscete dall’outfit: è il convinto di turno, fan sfegatato della band da tempo immemore, che si presenta al concerto con la maglia del tour di almeno dieci anni prima, ostentando una fierezza e una convinzione encomiabili.
Sfiga vuole che si posizionerà esattamente dietro di voi e non smetterà per un attimo di parlare col suo fedele compagno – noto come “l’amico di quello che le sa tutte” – degli argomenti più disparati: dalle ultime strumentazioni del gruppo che non reggono il confronto con quelle vecchie, passando in rassegna tutti i live a cui presenzierà nei prossimi mesi – con pro e contro di ognuno – fino a questioni di politica internazionale, donne, motori, gioie, dolori. Quando le luci si abbassano e i musicisti salgono sul palco, per un attimo credete di averla fatta franca, ma non appena il frontman intona le prime battute di qualsivoglia canzone, vi rendete conto che il concerto a cui state assistendo è proprio quello del tizio alle vostre spalle, che grazie alla sua memoria infallibile e al suo fanatismo senza precedenti, intonerà a squarciagola ogni singola nota. Se avete raggiunto una posizione invidiabile, da cui riuscite a contare anche le otturazioni del vocalist, cercate di tenergli testa urlando più forte di lui; se invece siete già nelle retrovie, allora indietreggiate fino a perderlo di vista e lasciate che siano altri a gioire della sua performance.
7. Il poser
Condivide con l’esaltato e il monolite un (quasi) totale disinteresse per le canzoni suonate dagli artisti che si alternano su palco, ma da questi si discosta nettamente, in quanto il suo unico piacere deriva dal fatto di essere presente all’evento e dal simulare un coinvolgimento tra lo snob e l’annoiato, principalmente di matrice modaiola.
Qualsiasi sia la band, a prescindere dalla performance in atto, il ritornello è sempre lo stesso: lui li ha visti quando non erano nessuno, i primi concerti erano decisamente migliori, adesso tutto è diventato così maledettamente mainstream… verrebbe da chiedergli cosa ci è venuto a fare, se crede che le sorti musicali del gruppo siano ormai segnate, ma la risposta standard è sempre la stessa, «un amico di un amico mi ha dato i biglietti gratis e quindi cosa dovevo fare, stare a casa?». Manco a dirlo, il poser odia quasi tutte le categorie precedenti e il sentimento è senza dubbio reciproco: come non detestare un malato di presenzialismo che – nonostante le continue lamentele – posta imperterrito foto su Facebook, Instagram e Twitter solo per far sapere che “lui c’è”?