Tra le tante cose inquietanti di questo disco, una è (si presume) involontaria: è pura intuizione artistica.
L’album è stato inciso nell’estate del 2014, quando non si parlava di gente che voleva Cortar todo con la civiltà, bruciando Roma come tappa sul percorso di una necessaria apocalisse. Gli Zu non facevano album da 6 anni: è come se fossero tornati apposta per la colonna sonora della distruzione dell’Impero, davanti a dèi che assistono soddisfatti (Rudra Dances Over Burning Rome).
D’accordo, stiamo un po’ forzando il concept (album): la religione di partenza è l’induismo, e la rigenerazione finale ci porta in piena Amazzonia, con la voce dello sciamano di Pantokrator. Ma se abbiamo distorto qualcosa, sono stati gli Zu a cominciare: mai avevano cercato così tanto la distorsione, facendone il cardine del loro suono. Poi, forse si adonteranno i fan dei primi tempi, trovandoli un po’ meno grindcore e un po’ più King Crimson.
Ma tensione e precisione dell’assalto sonoro raggiungono livelli pazzeschi.