Il grosso problema del film di Gaspar Noé è soltanto uno: c’è del sentimento. E a nessuno piace il sentimento nel porno.
C’era grande attesa per Love, il nuovo lavoro del regista franco-argentino, tanto da portare migliaia di persone in coda nella speranza di trovare posto per la proiezione di mezzanotte.
Era chiaro avrebbe fatto parlare di sé: annunciato come il primo film erotico 3D (ma forse è il caso di dire porno) della storia di Cannes, vantava anche il curriculum di Noé. Lavori come Enter the Void e Irréversible sono rimasti nella storia come film scandalo, violentissimi e decisamente espliciti.
Il carosello di Love non è da meno: orge, trans, esperienze sessuali di ogni tipo. Addirittura un’eiaculazione vissuta a distanza ravvicinata, in tre dimensioni. Ma quello che Noé ha dichiarato prima della proiezione è la pura verità: il film esplora una storia d’amore, è un melodramma classico. Una storia d’amore con tutte le deviazioni possibili, trasgressioni a ogni momento, ma pur sempre una storia d’amore.
Non ci sono censure, ma il rischio telenovela è dietro l’angolo.
Così, in sala, il pubblico non è stato esattamente contento, e chi ha retto fino alla fine della proiezione ha espresso il suo dissenso.
Le aspettative erano troppo alte? Forse. Ma aspettarsi un escalation di sex & violence era lecito.
Invece, Noé ha disegnato un porno sentimentale. Una categoria che, evidentemente, non funziona.
Neanche a Cannes.