Chissà cosa aveva in mente Giovanni quando dipingeva il suo squalatore. Oppure Arianna, mentre dava forma al suo Carniforo Tortura Ossa.
Si entra in un mondo parallelo di grande fascino e di sensibilità garbata alla mostra Uomini come Cibo, presentata da Max Mara in collaborazione con la Collezione Maramotti a Milano. Il mondo parallelo che esiste per i bambini e i ragazzi dell’Atelier dell’Errore, laboratorio di arti visive nato per la neuropsichiatria infantile di Reggio Emilia.
Ed è curioso come nell’anno dell’Expo, dove tutto ruota attorno al cibo, qui la prospettiva sia invertita: è l’uomo che diventa il cibo, un bestiario fantastico dove le regole sono sovvertite.
Gli animali sono rappresentazione delle paure dei ragazzi, della loro mente: rappresentano quello che loro stessi hanno vissuto, ma in una forma inedita. Alcune volte si stringe il cuore, quando la fantasia si sovrappone alla realtà: si legge in un quadro, dopo una didascalia surreale, «mi chiamano mongoloide». Una traccia feroce della vita vissuta, della realtà quotidiana. E i quadri rappresentano il riscatto dalle paure quotidiane, i mostri diventano i supereroi, i giustizieri del loro mondo.
La mostra apre oggi, 18 giugno, in via Monte di Pietà 23, a Milano. In uno spazio volutamente asciutto, bianco. Che segna un percorso che parte dal sottosuolo e passa attraverso il mare e la terra, con quaranta figure mostruose, di dimensioni e struttura differente.
In parallelo, nei negozi del gruppo Max Mara di Milano, saranno in vendita le shopping bag raffiguranti i disegni dell’Atelier dell’Errore a cui sarà devoluto il ricavato.