Per molti ex ragazzi della Generazione X potrebbe essere scioccante vedere Adam Horovitz, ovvero Ad-Rock dei Beastie Boys, recitare in modo convincente (ma anche divertente) il ruolo del padre sfigato, con tanto di tatuaggio dell’ecografia del figlio che però si infetta, nella nuova commedia dark firmata da Noah Baumbach, Giovani si Diventa. Il momento più doloroso arriva verso la fine, quando Adam dice a Ben Stiller: «Ormai siamo vecchi!». «Lo so, cosa ci vuoi fare», dice Horovitz, 48 anni, che è tornato a recitare dopo parecchio tempo solo perché gliel’ha chiesto il suo amico Baumbach, «almeno siamo ancora qua».
Su chi hai basato il tuo personaggio?
Sicuramente ricorda molte delle persone che ho conosciuto ultimamente. Quando diventi adulto, un sacco di gente ti dice: «Se non fai un figlio non sarai mai veramente parte della società». Quindi è stato facile.
Hai esordito nel ruolo di un adolescente problematico in Lost Angels nel 1989. Cosa è successo alla tua carriera di attore?
Ho preso più sul serio l’idea di essere un musicista, e non solo uno che è capitato in una band e gli è andata bene. Ho continuato a partecipare alle audizioni, ma facevo schifo. Non mi prendevano mai e quindi ho pensato: «Forse non è quello che voglio fare davvero».
Sei andato vicino a qualche ruolo importante?
Ho partecipato alle audizioni per il film sui Doors. Ho incontrato Oliver Stone e gli ho detto: «Non c’è speranza che tu mi scelga, vero?». E lui: «No». Io ho risposto: «Ok, va bene. Mi basta averti conosciuto». E lui: «Ah bene… piacere mio. Ci vediamo». E me ne sono andato.
Che parte avresti dovuto fare?
Non ne ho la più pallida idea. Sicuramente non Jim Morrison. Ti immagini? Sarei stato il Jim Morrison ebreo.
Forse Robby Krieger?
Josh Morrison! Oh mio Dio, dobbiamo scrivere un film così! Presto!
Che ne pensi di Iggy Azalea, la rapper bianca problematica del momento?
Ho sentito al massimo una canzone di Iggy Azalea, quindi non so cosa dire. In realtà, in questo periodo, non mi interesso di nulla. Seguo la serie The Walking Dead e poco altro. Tutto quello che posso dire di Iggy è che sembra la versione scarsa di Da Brat.
Come sta andando il lavoro sul libro dei Beastie Boys?
L’idea è di raccontare la band, ma anche parlare di New York e di tutto quello che abbiamo visto. Ho scritto tantissimo, è stato molto interessante. È un’esperienza strana scrivere di te stesso e delle cose che hai fatto.
Avete pensato di tirare fuori qualcosa dagli archivi dei Beastie Boys e pubblicarlo?
Ci sono delle cose che potrebbero rendere felici quelli a cui piace la band. Centinaia di ore di musica che non abbiamo mai fatto uscire, principalmente perché la maggior parte è orribile. Però c’è qualcosa di interessante, soprattutto se conosci bene i Beastie Boys. Ho in mente di farlo quando il libro sarà finito.
Immagino che scrivere il libro vorrà dire affrontare il ricordo di Adam Yauch.
È bello tornare indietro e ricordare il passato, ma preferirei di gran lunga uscire a cena con Adam.
Si può dire che c’è un grande vuoto nella tua vita senza di lui e i Beastie Boys?
Ce ne sono molti, perché tutta la mia identità di uomo adulto è legata alla band e ora la band non c’è più. Siamo amici da quando avevamo 15 anni o giù di lì, siamo anche soci in affari, quindi è tutto molto strano. Disorientante.
Hai un’idea della tua carriera futura?
No. Tu cosa credi che potrei fare? Io non ne ho la minima idea.
Hai parlato di un possibile disco solista…
Ok, allora credo che farò questo. Sicuramente ti contatterò per la mia campagna di crowdfunding su Kickstarter (ride). Ho scritto la colonna sonora per un documentario sul giocatore di baseball Dock Ellis, è stato divertente, credo che lavorerò ancora nel cinema. Devo solo capire chi potrebbe scritturarmi. Sai, quando sei in una band, la gente pensa: «Suoni in una band, quindi questo è quello che fai». Adesso invece sono solo una persona, e devo capire che tipo di persona sono. Però dai, potrebbe anche andare peggio! (Ride)
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