Le maschere sono allineate davanti al palco del Teatro Dal Verme: cercano di contenere il pubblico, che dopo il secondo bis chiesto a gran voce si è alzato dalle comode poltroncine di velluto bordeaux per correre in prima fila. Sul palco non c’è il nuovissimo prodotto di qualche talent show, né il fantasma di Jim Morrison, ma un quartetto d’archi, un pianoforte, una chitarra acustica e qualche sintetizzatore.
Al centro del palco un uomo che, nonostante l’età (settanta compiuti da poco) e il recente incidente alla gamba, accenna qualche passo di danza: lui è Franco Battiato, il grande sperimentatore, l’anello di giuntura fra pop e musica colta. Lo stesso che nel 1969 saliva sul palco con un sintetizzatore CVS3, acquistato mesi prima che venisse ufficialmente lanciato sul mercato e imparato a suonare dalla stessa persona che l’aveva progettato.
Il successo non ha mai scalfito la sua musica, Franco è rimasto sempre lo stesso: coraggioso, eclettico, umile e ironico. Anche adesso che ha «Non posso più uscire di casa senza che mi chiedano come va con la gamba. Beh: la gamba va bene, ed è questa qui» – poco prima di alzarsi dalla sedia per cantare le esplosive I Treni Di Tozeur, La Stagione Dell’Amore e Voglio Vederti Danzare.
«Pensate che una volta ho sentito dire “che bella quella canzone di Battiato, quella frase poi, vagavo per i campi da tennis… chissà come gli è venuta”. Pazzesco, no?» appena finito di cantare La Cura. Nonostante la venerazione che il pubblico gli riserva, Franco non si prende del tutto sul serio. Sul palco poi è bravissimo, completamente a proprio agio e, da bravo showman navigato, capace di scrollarsi ogni imprevisto o errore con una risata: «scusate, ma per questa è meglio che legga. Non me la ricordo a memoria. Da dove riprendiamo? Da capo, dai!».
Fra il pubblico ci sono Willem Dafoe, Dori Ghezzi e Vittorio Sgarbi. C’è anche Fleur Jaeggy, scrittrice di fama internazionale e autrice di una manciata di testi di Battiato, che apre la serata leggendo un brano tratto da un suo libro. «Ma sapete che lei è stata tradotta in venti e passa… avete capito?». A fine serata una menzione alla mostra I ritratti – Dall’immaginazione proviene il pensiero, dalla ragione la meditazione, dall’intelligenza la contemplazione che espone i quadri di Franco, inaugurata il 24 giugno all’università IULM di Milano. Poi le maschere del teatro cominciano a far lentamente defluire la folla radunata in prima fila: non soddisfatti dei tre bis già eseguiti, continuano tutti a chiedere un’ultima canzone, ”An-cò-ra, an-cò-ra, -an-cò-raaa!!”.