«Bisogna provare tutto almeno una volta nella vita», la regola di Diplo | Rolling Stone Italia
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«Bisogna provare tutto almeno una volta nella vita», la regola di Diplo

Le produzioni (da M.I.A. a Madonna), le collaborazioni (da Skrillex ai Vampire Weekend), le risse sui social. Il dj 2.0 vuota il sacco. Pure su Justin Bieber

Diplo in un frame dal video "Set Me Free"

Diplo in un frame dal video "Set Me Free"

Per Diplo gli ultimi 12 anni sono stati una marcia lenta ma inarrestabile dai territori dell’hype fino al centro del pop.

Negli ultimi mesi, il dj e produttore ha avuto due singoli nella Top 20: Where R U Now con il featuring di Justin Bieber fatto insieme a Skrillex con il nome di Jack Ü, e Lean On firmato Major Lazer, la sua seconda identità dancehall. Diplo, che è arrivato al successo nel 2005 producendo M.I.A., dice: «Ho improvvisato tutto, al 100%».

Quindi possiamo dire che Justin Bieber è diventato ufficialmente cool?
Credo fosse incastrato in un meccanismo in cui era costretto a fare determinate cose per accontentare i fan. Uno dei Disclosure mi ha scritto: “Hey, quel pezzo di Bieber è fantastico”, e io gli ho risposto: “Amico, non avresti mai detto una cosa del genere un anno fa”. La sua vita personale è quello che è, è un ragazzino ricco, è inevitabile che sia un idiota. Ma con me è stato molto rispettoso, ha quello strano gene che gli fa fare bene qualsiasi cosa: gioca a basket meglio di me, e suona anche la batteria meglio di me.

Di persona sei un tipo riflessivo e gentile, ma sui social media sei piuttosto odioso. Perché?
Litigare con gli altri ti fa sembrare un coglione, ma fa il botto sui social. È la teoria di Kanye West: più sei coglione, più sei famoso.

C’è la possibilità di una riconciliazione con Taylor Swift dopo il tuo commento sul suo culo?
Già fatto! Ci siamo visti ai Grammy ed è stata molto carina. Ai suoi fan però lo scazzo è piaciuto. Mi sorprende sempre quando questi artisti prestano attenzione a quello che scrivo su Twitter. È tutto quello che hanno, non hanno una vita reale. Ed Sheeran ha smesso di seguirmi dopo i miei tweet su Taylor.

Il boom della Electronic Dance Music in Usa ha lanciato la tua carriera, ma tu non fai parte di quella scena. Come funziona questa relazione?
È stata un’evoluzione lenta in America. Nelle feste EDM c’è ancora la ricerca del suono più grandioso, maschio e luccicante possibile, ma allo stesso tempo è una scena che sta avvici- nando i giovanissimi alla musica. Con il progetto Jack Ü io e Skrillex suoniamo da headliner ai festival, mettiamo i dischi a caso, facciamo quello che ci piace, siamo imprevedibili e creiamo nuovi trend. E Skrillex… non ha paragoni. Può davvero diventare una rockstar.

Hai coprodotto molte canzoni del nuovo album di Madonna, compreso l’ultimo singolo. Cosa ne pensi del suo invecchiare?
Lei ha creato il mondo in cui viviamo. Già fa schifo essere una donna nel music business, ma essere una donna ed essere il capo è ancora più difficile. Ha venduto tutti i biglietti del suo tour in pochi minuti, ma sembra che nessuno voglia che abbia più successo: “Hey Madonna, ormai ti conosciamo, adesso ci interessa Kim Kardashian”. Con Bitch I’m Madonna tutti dicevano che non avrebbe combinato niente, ma io le ho detto: “Fanculo, questo pezzo ti rappresenta più di qualsiasi altra cosa”.

Hai 36 anni, non hai paura di diventare anche tu troppo vecchio per il pop?
Nell’industria musicale non esiste la figura del vecchietto con i capelli bianchi. O trovi un lavoro nel management o sei Willie Nelson, l’unico al mondo che è vecchio ed è ancora cool.

La tua musica è piuttosto rumorosa. Cosa ascolti quando vuoi rilassarti?
Adoro Marvin Gaye, mi piace il jazz. Sono stato un collezionista di dischi, con Mark Ronson e Questlove facevo parte di un gruppo di fanatici che si scambiavano vinili. Ascolto classic rock, psichedelia, mi piace cercare nella musica dei tempi passati qualcosa a cui ispirarmi.

Cosa faresti se avessi una rock band?
Ho scritto parecchi pezzi con Ezra Koenig dei Vampire Weekend, alcuni molto buoni. Ezra non è uno che fa rock tradizionale, è come me, un mix di stili e influenze. Ho uno studio in condivisione con il produttore Ariel Rechtshaid e ogni giorno assillo le Haim perché ascoltino uno dei miei beat, ma so che non farò mai nulla di loro gradimento. Il mio primo lavoro come produttore dopo M.I.A. sono stati gli xx, ma alla fine hanno preferito usare i loro demo.

Altre collaborazioni inaspettate?
Ho appena fatto una session in studio con il gruppo country The Band Perry e non pensavo potesse funzionare, però ieri l’ho riascoltata e mi son detto: “Yo, questa è una grande canzone”. Abbiamo registrato in una stanza con un mandolino. Vedi, sono uno che prova qualsiasi cosa almeno una volta nella vita.

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di settembre.
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