Eagles of Death Metal - Zipper Down | Rolling Stone Italia
Recensioni

Eagles of Death Metal – Zipper Down

Leggi la nostra recensione dell'ultimo album degli Eagles of Death Metal su RollingStone.it

Gli Eagles of Death Metal sono dei furboni fatti e finiti. Questo approccio del “siamo dei cazzari, non prendeteci troppo sul serio” è una mossa astuta che ti permette la più totale libertà. Nessuno mette in dubbio che la vena comica di Josh Homme (dei Queens of the Stone Age) e il suo amico di lunghissima data, Jesse Hughes, sia sincera. Però, forse, a 17 anni dalle prime Desert Sessions, sarebbe il caso di fare un po’ il punto della situazione.Sì, tirare le somme mettendo in discussione il lavoro svolto, così da stabilire le scelte future. Che cosa è rimasto del classico hard rock testosteronico? Con annessi vocalizzi alla Elvis sul finire delle parole, che tanto piaceva ai creatori di videogiochi iper-adrenalinici e agli uffici di marketing di muscle car da mezzo metro al litro? In Zipper Down ce n’è ancora traccia, ma si sta lentamente diluendo con un solvente a base di funk (come in Skin-Tight Boogie) e persino timido synth pop—l’unica cover nell’album è un’inaspettata Save A Prayer dei Duran Duran.L’impressione è che si sia perso l’orientamento e soprattutto il target di ascoltatori a cui rivolgersi. In copertina svetta un bel paio di tette con i capezzoli censurati dai volti dei nostri e poi dentro ci trovi una cover dei Duran Duran. D’accordo, gli Eagles of Death Metal hanno scoperto gli anni ’80 e i sintetizzatori. Questo non è assolutamente un male, anzi, ma come la prenderà la discreta falange di rockettari conservatori? Sì, conservatori come Jesse “The Devil” Hughes from South Carolina, che più di una volta si è sentito in dovere di esternare il proprio sogno nel cassetto: diventare un politico tra le fila dei Repubblicani.Una scelta coraggiosa quella dei Duran, bisogna proprio ammetterlo, che conferisce a Zipper Down una certa singolarità, ma al contempo una natura confusa, imprecisata. Insomma, che i due rocker tatuati decidano cosa fare degli Eagles of Death Metal. Ma lo facciano subito, senza metterci tre album. Inutile dire che la risposta “vogliamo fare i cazzari” non è più contemplata.

Leggi la nostra recensione dell'ultimo album degli Eagles of Death Metal su RollingStone.it

Gli Eagles of Death Metal sono dei furboni fatti e finiti. Questo approccio del “siamo dei cazzari, non prendeteci troppo sul serio” è una mossa astuta che ti permette la più totale libertà. Nessuno mette in dubbio che la vena comica di Josh Homme (dei Queens of the Stone Age) e il suo amico di lunghissima data, Jesse Hughes, sia sincera. Però, forse, a 17 anni dalle prime Desert Sessions, sarebbe il caso di fare un po’ il punto della situazione.

Sì, tirare le somme mettendo in discussione il lavoro svolto, così da stabilire le scelte future. Che cosa è rimasto del classico hard rock testosteronico? Con annessi vocalizzi alla Elvis sul finire delle parole, che tanto piaceva ai creatori di videogiochi iper-adrenalinici e agli uffici di marketing di muscle car da mezzo metro al litro? In Zipper Down ce n’è ancora traccia, ma si sta lentamente diluendo con un solvente a base di funk (come in Skin-Tight Boogie) e persino timido synth pop—l’unica cover nell’album è un’inaspettata Save A Prayer dei Duran Duran.

L’impressione è che si sia perso l’orientamento e soprattutto il target di ascoltatori a cui rivolgersi. In copertina svetta un bel paio di tette con i capezzoli censurati dai volti dei nostri e poi dentro ci trovi una cover dei Duran Duran. D’accordo, gli Eagles of Death Metal hanno scoperto gli anni ’80 e i sintetizzatori. Questo non è assolutamente un male, anzi, ma come la prenderà la discreta falange di rockettari conservatori? Sì, conservatori come Jesse “The Devil” Hughes from South Carolina, che più di una volta si è sentito in dovere di esternare il proprio sogno nel cassetto: diventare un politico tra le fila dei Repubblicani.

Una scelta coraggiosa quella dei Duran, bisogna proprio ammetterlo, che conferisce a Zipper Down una certa singolarità, ma al contempo una natura confusa, imprecisata. Insomma, che i due rocker tatuati decidano cosa fare degli Eagles of Death Metal. Ma lo facciano subito, senza metterci tre album. Inutile dire che la risposta “vogliamo fare i cazzari” non è più contemplata.

Altre notizie su:  Eagles Of Death Metal