Questo weekend si celebrano i primi 10 anni di Movement a Torino. Il festival, figlio di quello storico di Detroit, è un punto fermo nel clubbing italiano e mette in fila nomi importanti non solo per l’attualità, ma anche per la storia della musica elettronica. Ci sono anche due dei grandi padri della techno, in line-up. Gente che ha fatto la storia della musica. Derrick May e Kevin Saunderson sono due degli inventori della techno, quelli che hanno cambiato le regole del gioco. Due che hanno preso la musica europea e l’hanno rimasticata con i gusti Usa.
Torino e Detroit hanno un altro link facile, oltre a quello musicale. Sono due città figlie dell’industria automobilistica e Kevin Saunderson ha vissuto abbastanza la storia di Detroit per essere un testimone affidabile. «Sì, hanno un certo numero di connessioni. Detroit è cambiata parecchio, negli ultimi anni, abbiamo avuto un sindaco corrotto che adesso è in prigione. La città adesso ha bisogno di rialzarsi. Il Movement qui continua a crescere, ha un rapporto bellissimo con la gente». Si sente, si avverte che Saunderson è stato testimone di un cambiamento, continua a parlare della gente, delle persone. Forse per quello, ciò che ha fatto lo ricordano tutti ancora oggi. «La gente è importante, il mio suono serve per far ballare le persone, è quello che ho sempre voluto fare. Detroit in quegli anni ha cambiato il mondo davvero, ha cambiato l’industria».
Saunderson non è uno che si tira indietro. Adesso ha passato i 50, non ha intenzione di smettere. Produce di continuo e ha una data dopo l’altra. Com’è invecchiare con la techno? «Suono ancora tantissimo, anche troppo. In studio ci vado quando riesco, ho fatto uscire quest’estate anche delle cose come E-Dancer (il suo vecchio moniker, oltre a parecchi altri, da Inner City in poi, ndr). È una cosa che mi piace ancora! Poi adesso ci sono anche i miei figli nel giro…», già perché la famiglia Saunderson si è allargata nel senso vero e proprio. Contagiando Damarii e Dantiez, che producono e girano con il padre. Vivendo in un mondo tutto nuovo. «Adesso c’è più tecnologia, fai musica in un modo tutto diverso. Quando ho iniziato era analogico, adesso c’è un mondo digitale. Ma sai cosa ti dico? Va bene così. È bello cambiare, è bello mettersi alla prova».