Dre si tocca un deltoide gigantesco ma non dà segni di sofferenza. Eppure la spalla gli fa male. Deve registrare uno show in radio e aspetta da un momento all’altro una telefonata del suo socio in affari Jimmy Iovine. Al polso ha un orologio tempestato di diamanti («Credo sia un Rolex. È un regalo», dice), ai piedi un paio di Air Force 1 bianche nuove di pacca e scintillanti (si dice che ne abbia uno per ogni giorno della settimana) ed è seduto su un enorme divano di pelle scura nello studio di registrazione che ha appena comprato e rinnovato, dopo averlo affittato per anni. A metà degli anni ’80, circa un paio di anni prima dell’inizio della storia degli N.W.A., Andre Young detto Dr. Dre dormiva sul divano di casa di suo cugino, perché non aveva un posto dove stare. Era così al verde da non potersi pagare la cauzione per uscire di galera, in cui era finito per una pila di multe per eccesso di velocità non pagate. Nel 2014, invece, quando lui e Jimmy Iovine hanno venduto la loro società, Beats, alla Apple, Dre si è portato a casa circa 500 milioni di dollari. Ecco qua la forza dell’esperienza di vita in strada. «Non sono ancora miliardario», dice Dre. «Forse un giorno. Ma lascia che ti dica una cosa: non ho bisogno di guadagnare un solo dollaro in più. Posso passare il resto della mia vita a divertirmi ed essere creativo». A febbraio del 2015 Dre ha compiuto 50 anni, e ultimamente ha avuto la possibilità di riconsiderare la sua intera esistenza grazie a Straight Outta Compton, un film ad alto budget, ma ugualmente credibile e coraggioso, che racconta la storia della sua band, gli N.W.A. Il film (diretto da F. Gary Gray, cresciuto a South Central, Los Angeles e regista della commedia Friday interpretata da Ice Cube) è diverso dai consueti biopic musicali per l’attenzione rivolta alla vita reale nei quartieri di Compton e South Central negli anni ’80, quando era più facile procurarsi un mitra Ak- 47 che un posto di lavoro, e dove lo spaccio di crack, la criminalità e la brutalità delle forze dell’ordine (sotto il comando militare del capo della polizia di Los Angeles, Daryl F. Gates) erano completamente fuori controllo. «Era importante mostrare a tutti perché abbiamo fatto quel tipo di musica», dice Ice Cube. «Vivevamo in mezzo alla droga, alla violenza della polizia, alla fottuta politica economica di Reagan e non c’era modo di scappare».
Le scene più toccanti del film sono terribilmente attuali nell’America dopo-Ferguson del 2015. Sono un ritratto della continua e disumana persecuzione da parte della LAPD che ha ispirato Ice Cube a parlare di «poliziotti che credono di avere il diritto di uccidere una minoranza» nel testo di Fuck Tha Police, la canzone di protesta che è riuscita a infastidire l’FBI e che ha anticipato i disordini di Los Angeles scoppiati tre anni dopo. «Ma quello che viene detto in quel pezzo arriva comunque con 400 anni di ritardo», dice Ice Cube. «Ci sono stati migliaia di Rodney King di cui non abbiamo mai sentito parlare, solo perché quella merda di solito succede nell’ombra, e continua a succedere. Ecco perché gli N.W.A. sono importanti ancora oggi».
Capolavoro senza un band
Sono molte le band che si dissolvono rapidamente, soprattutto quelle così sature di talento e di ego, ma gli N.W.A. hanno stabilito un vero e proprio record: la formazione definitiva, composta da Dre, Ice Cube, Eazy-E, MC Rene DjYella ha fatto un solo album epocale, Straight Outta Compton del 1989, registrato in appena sei settimane, e poi si è sciolta. «Non avevamo idea di quello che sarebbe successo. Volevamo soltanto diventare le star del nostro quartiere». Il triplo ruolo di Eric Eazy-E Wright come membro della band, star solista e presidente dell’etichetta dei N.W.A., la Ruthless Record, è un elemento destabilizzante fin dall’inizio. Alla fine del primo tour, Ice Cube lascia la band, perché crede di non essere pagato abbastanza. Due anni dopo, appena uscito il secondo album, Niggaz4life, anche Dre se ne va per questioni di soldi e, quando l’album arriva al n.1 in classifica in America, la band non esiste già più. Questa fine rapida non è senza conseguenze. Dr. Dre fonda l’etichetta Death Row Records insieme a D.O.C. e Suge Knight e dedica una buona parte del suo album di debutto, The Chronic, a insultare Eazy-E. Oggi, però, tutti i membri della band insistono nel dire che gli N.W.A. erano pronti a tornare insieme nel 1995, quando Eazy-E è morto per complicazioni derivanti dall’Aids: «Ero convinto che avremmo rimesso a posto le cose», dice Ice Cube. «Se Eric non fosse morto», dice Dr. Dre, «avremo sicuramente fatto un altro disco, e sarebbe stato fantastico. Io e lui ci eravamo già chiariti, e ci eravamo detti quanto eravamo stati stupidi a insultarci così».
Un punto di svolta
Con il suo mix elettrizzante, disturbante e spesso divertente di rabbia e protesta, misoginia, esaltazione nichilista dell’uso delle armi e racconto in presa diretta del ghetto, Straight Outta Compton è diventato non solo un album fondamentale del genere hip hop, ma anche un punto di svolta dell’intera cultura afroamericana. Ha anticipato la diffusione e il dominio del gangsta-rap che ha influenzato generazioni di artisti, da Jay-Z a Mingo, ha creato con la figura di Eazy-E l’archetipo dello spacciatore che diventa rapper, ha radunato sotto la stessa bandiera la scena hip hop della West Coast, fino a quel punto molto divisa, ha aperto la strada a The Chronic, Snoop Dogg e Tupac Shakur, ha ispirato film come Boyz n the Hood e ha conquistato istantaneamente e senza mai scendere a compromessi anche il pubblico dei giovani bianchi. Negli anni ’90 per la prima volta sono stati gli ascoltatori e non gli artisti a decretare questo passaggio da un genere e da un tipo di pubblico all’altro: «Quando dici la verità e colpisci nel segno, tutti ti seguono. Io ascoltavo i dischi dei Nirvana: quel tipo è cresciuto in un mondo completamente diverso dal mio, ma mi ha colpito ugualmente». Il successo degli N.W.A. ha reso inoltre evidente che, da quel momento in poi, per le band rock sarebbe stata dura continuare a spaventare i genitori americani: «Pensavamo di essere molto cattivi», ha detto Axl Rose. «Poi sono arrivati gli N.W.A. che parlavano di un mondo in cui esci di casa e rischi di essere ucciso ogni giorno. E improvvisamente siamo diventati un branco di stupidi bianchi che facevano finta di fare i duri».
La strada come stile
Tutti conoscevano Eric “Eazy-E” Wright, almeno dalle parti di Compton alla metà degli anni ’80. Non potevi non notarlo: un piccoletto di un metro e 65, con una parlata strascicata inconfondibile e intrigante, una mazzetta di dollari infilata nei calzini, occhiali neri e un mullet di capelli ricci neri che spuntava dal cappellino dei Raiders. «Era lo spacciatore del quartiere», dice MC Ren, che lo conosceva da sempre. «Aveva le donne, il cash, i gioielli». Poi un giorno, quando ha circa 20 anni, suo cugino viene ammazzato per strada e Eazy-E comincia a pensare di cambiare vita. La sua prima idea è quella di andare a lavorare all’ufficio postale come suo padre, poi gli si presenta un’opportunità decisamente più affascinante. Nel 1987, Dr. Dre e Dj Yella fanno parte di una crew chiamata World Class Wreckin: «Avevamo visto i Run DMC e il loro show nei club, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Anche noi possiamo fare dischi”». Il problema è che il leader della crew, Alonzo William, è più vecchio di circa dieci anni e molto old-school come gusti musicali e direzione artistica. Dr. Dre cerca una via di uscita e la trova in un ragazzo talentuoso che gli presenta suo cugino, il rapper Sir Jinx. Ha solo 16 anni e si chiama O’Shea “Ice Cube” Jackson. Cominciano a collaborare: Ice Cube scrive per la World Class Wreckin il pezzo Cabbage Patch, che diventa una hit nella scena locale, insieme compongono pezzi rapidi (16 battute al massimo) per la stazione radio hip hop KDAY e vendono i loro mixtape nella bancarella di dischi che il loro amico Steve Yano possiede al mercato di strada Roadium, che si svolge in un drive-in abbandonato di Los Angeles. «Ci siamo detti: “È roba di strada, quindi parliamo della strada”», dice Ice Cube. «Quello è diventato il nostro stile». Sono questi mixtape ad attirare l’attenzione di Eazy-E, che prima di iniziare la carriera di spacciatore faceva il dj alle feste di Dr. Dre. Intanto, sui banchi di scuola del liceo, Ice Cube scrive il testo di Boyz-n-the Hood, un pezzo che racconta la storia di un giovane gangster, e Dr. Dre ha l’intuizione geniale di chiedere a Eazy-E di interpretarla, anche se non ha mai rappato in vita sua. In una sola session, che dura tutta la notte, Dr. Dre gli insegna come si fa e, strofa dopo strofa, costruisce una hit, un nuovo talento del rap e getta il seme di una band destinata a cambiare il mondo. Gli N.W.A. escono con una etichetta indie, la Priority Records, vengono scartati dalla playlist di MTV e di molte stazioni radio, ma vendono lo stesso e alla fine dell’estate solo grazie al passaparola arrivano a un milione di copie. Un’inaspettata spinta arriva anche da Milt Ahlerich, un dirigente dell’FBI che manda una lettera minacciosa alla Priority Records accusandoli di istigare alla violenza e alla violazione delle leggi. «Ci ha reso subito molto più pericolosi», dice il fondatore della Priority Records, Bryan Turner. «I ragazzi hanno detto: “L’FBI non vuole che ascolti questo disco, quindi io lo ascolto”. Probabilmente abbiamo venduto un milione di copie solo grazie a quella lettera». Arrivano anche i problemi: durante il primo tour la polizia si rifiuta di garantire la sicurezza ai concerti. La band risponde organizzandosi da sola e portando in giro sul tour bus una borsa piena di armi. «Fuck Tha Police all’inizio non era nemmeno nella scaletta dei nostri concerti, fino a quando la polizia di Detroit non ha cercato di impedirci di cantarla alla Joe Louis Arena».
La stessa rabbia
Sul set Ice Cube ha dato un solo consiglio a suo figlio O’Shea Jackson Jr., 24 anni, che in Straight Outta Compton fa un impressionante debutto come attore nel ruolo di suo padre: «Non fare sempre quell’espressione corrucciata!». Ma Ice Cube era il rapper più incazzato della sua generazione. È cresciuto a South Central, tra piccoli crimini e furti di autoradio: «Quella merda ti arriva addosso e non puoi evitarla. Per fortuna, ho cominciato a fare cose positive prima di finire nei guai». Come praticamente ogni giovane nero a Los Angeles, Ice Cube racconta di essere stato perseguitato dalla polizia fin da bambino: «Cominciano a romperti le palle quando hai 9 o 10 anni, solo per spaventarti, capisci? Ti fermano mentre vai in bici nel quartiere, ti fanno mettere le mani sul cofano della macchina, succede ogni fottuto giorno della tua fottuta vita. Che tu faccia il cattivo o il bravo, loro ti rompono comunque le palle, è uguale!». Quando entra negli N.W.A., Cube ha 19 anni e sfoga tutta la sua rabbia nella musica. Oggi, nonostante sia sposato da 22 anni, abbia 4 figli e una remunerativa carriera come attore di commedie e film per famiglie, dice che non è cambiato molto. Non si toglie mai gli occhiali da sole oversize ed è sempre impassibile, come se conservasse il carisma solo per i ruoli sullo schermo. Ma ride facilmente: «Sono sempre lo stesso, solo un po’ più vecchio. La mia rabbia è ancora lì. Era facile per me dire: “Fanculo alla polizia”, ma non è una cosa che ti può aiutare. Quello che ti aiuta davvero è diventare un esempio di come si fa a uscire dal ghetto».
L’ultima volta
Dr. Dre è sempre stato più distante e misterioso di Ice Cube. Per questo è quasi scioccante vedere le sue debolezze rappresentate sullo schermo in Straight Outta Compton dall’emergente Corey Hawkins. Nella primissima scena del film si vedono i suoi occhi pieni di lacrime, mentre sua madre lo prende a schiaffi. Più avanti scoppia a piangere, quando scopre che suo fratello minore Tyree è morto. Il vero Dr. Dre ha dovuto lasciare il set quando hanno girato la scena: «Sono sociofobico, non mi piace stare al centro dell’attenzione o sotto i riflettori, e per questo ho fatto una scelta di carriera bizzarra», dice Dr. Dre. «Ecco perché la gente non sa niente di me». Più tempo passava sul set di Straight Outta Compton immerso nel suo passato, più Dr. Dre aveva voglia di tornare in studio a lavorare. In meno di un anno, ha registrato Compton, una serie di canzoni ispirate al film, che sono diventate il suo ultimo, definitivo album come rapper, con la partecipazione speciale di Ice Cube, Eminem e Kendrick Lamar: «Con questo, io e il microfono abbiamo chiuso per sempre».
Bisogno di caos
Oggi Dr. Dre segue una dieta a base di «carne, verdura e acqua», e comincia ogni giornata con due o tre ore di massacrante lavoro in palestra: 90 minuti di cardio, 30 minuti di addominali e il resto pesi. «Ho una grande resistenza al dolore, sia fisico che mentale». Quando aveva 11 anni si è rotto il collo in un incidente automobilistico e non l’ha detto a nessuno per un mese. Una notte del 1992, fuori da un club, gli hanno sparato nelle gambe e lui, appena uscito dall’ospedale, è andato direttamente in studio a finire di mixare The Chronic. In stampelle. «Non credo che cambierei niente di quello che è successo nella mia vita e nella mia carriera, perché ogni evento mi ha avvicinato a quello che sono adesso. Forse avevo bisogno di quell’elemento di caos nella mia vita, la mia musica sarebbe stata diversa, se fossi cresciuto in un contesto diverso e in mezzo ad altre persone. C’erano un sacco di morti ammazzati, era una cosa fottutamente seria. Però credo che qualcosa di quella tensione, di quella rabbia e anche di quella stupidità abbia contribuito a stimolare la creatività che mi ha portato a fare cose come The Chronic, Doggystyle, Dogg Food di Tha Dogg Pound e All Eyez on Me di Tupac Shakur». Il momento più spettacolare del film Straight Outta Compton, un inseguimento ubriaco fradicio a bordo della sua Ferrari bianca, che ha coinvolto praticamente metà della polizia di Los Angeles, è assolutamente vero. È finito con cinque mesi di galera nel 1995, un’esperienza che lui definisce: «La cosa migliore che mi sia mai capitata. Quando sono uscito ero letteralmente un’altra persona. Quando mio fratello è morto ho cominciato a bere. Dopo il carcere ho smesso, ho lasciato Suge Knight e la Death Row, mi sono sposato e ho rivalutato tutta la mia esistenza. In carcere avevo fatto un piano e da allora non ho fatto altro che metterlo in pratica, fino a realizzarlo».
Una storia americana
Dr. Dre indossa una felpa nera con il cappuccio e cammina nel corridoio dello studio. È arrivato il momento di registrare la puntata del suo show radiofonico, The Pharmacy. Sono tutti seduti intorno a un tavolo con le cuffie Beats by Dre in testa, circondati dalle telecamere. La puntata finisce con Ice Cube che annuncia un pezzo, la title-track di Straight Outta Compton: «Yo, wassup, qui è Ice Cube. Sapete con chi sono? Con il mio homeboy Dr. Dre. Abbiamo fatto la storia, nel 1989». Poi fa una pausa e dice: «Dre, digli a cosa stanno per assistere». Dr. Dre sorride e, come ha fatto in uno studio di registrazione a pochi chilometri di distanza da qui, 26 anni e molte versioni di se stesso prima, si avvicina al microfono e intona quelle undici parole, con reverenza questa volta, come se stesse recitando un incantesimo. «You are now about to witness the strength of street knowledge»: state per assistere alla forza dell’esperienza di strada.
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