Alla fine dei conti, si può dire che è un ottimo periodo per Ice Cube. Negli ultimi cinque mesi, ha visto il suo vecchio gruppo, gli N.W.A. arrivare nella Rock and Roll Hall of Fame. Ha visto il film che ha co-prodotto e che racconta la storia del suo gruppo, Straight Outta Compton, guadagnare 200 milioni di dollari in tutto il mondo. E ha conquistato per la prima volta il palco del Coachella, dove salirà per la prima volta una settimana dopo la cerimonia della Hall of Fame ad aprile.
«Di tutto questa roba, la Hall of Fame è il punto più alto», dice il rapper-attore. «È un grande risultato per me, ma è anche un grande risultato per la Hall of Fame, per far capire al mondo che sono aperti ad altri mondi, non solo al rock & roll». In contemporanea, è concentrato sulla promozione di Ride Along 2, sequel della commedia con Kevin Hart in cui Cube interpreta il ruolo di un detective di Atlanta. «Il periodo dei film da Oscar è finito, è tempo di tornare a divertirsi», dice. «Io e Kevin siamo il miglior duo in circolazione».
Su cosa non avresti mai scommesso nel 1988? Che saresti finito nella Rock and Roll Hall of Fame, o che avresti interpretato il ruolo di un poliziotto?
Il poliziotto! Non ci pensavo neanche ai film allora. Nell’88 cercavo solo di essere il miglior rapper del mondo. La musica era la mia passione ed era diventata un lavoro a tempo pieno. Non sapevo se sarei stato una meteora o se invece sarei stato uno di successo, non sapevo neanche che direzione avrebbe preso la mia vita.
E se fosse arrivato un alieno dal futuro e ti avesse detto, «Il tuo futuro nel 2016 sarà così», cosa gli avresti detto?
Avrei detto, «Figo! Facciamolo».
Sei stato una delle voci più forti contro la violenza della polizia negli anni Ottanta con pezzi come Fuck tha Police. Come ti fanno sentire tutte queste storie di poliziotti che uccidono ragazzi di colore negli ultimi tempi?
Mi fa sentire come uno di coloro. Come sempre. Come un nero, ho da sempre la sensazione che ci sia una guerra contro di noi. È terribile. Uno si può anche chiedere cosa ho ancora da lamentarmi arrivato a questo punto. Ecco cosa: la gente è gentile con me perché mi conosce e apprezza quello che faccio. Non dovrebbe servirmi questo per essere rispettato.
Pensi che le cose miglioreranno?
No, il problema è che non cambia mai nulla. Le persone non cambiano le loro opinioni. Sono fatte così. Non c’è nulla da fare.
Cosa ne pensi della corsa alla presidenza? C’è qualcuno che ti piace?
In realtà, no. Puoi eleggere delle persone ma non puoi scegliere. Questo è il problema. È la differenza tra male e ancora peggio.
E di Donald Trump che ne pensi?
Penso che sia un bianco molto ricco. Non può capire i problemi dei più poveri.
Suonerai al Coachella la stessa sera dei Guns N’Roses. Starai lì a guardarli?
Sì, voglio capire cosa faranno. Anche solo rivederli insieme sarà figo. Pensavo che fossero davvero il meglio quando erano insieme, mi è sempre piaciuto lo stile di Slash. E poi, come un sacco di altre band, si sono mollati troppo presto.
A proposito di reunion, ci sono state delle voci l’anno scorso riguardo alcuni membri degli N.W.A. che stavano per riunirsi per un nuovo tour. Come stanno le cose? Succederà?
Beh, non so a che punto siamo. Fare il film è stata un’impresa, che ci ha portato via energie. Alcune cose sono più facili a dirsi che a farsi e non so cosa pensano gli altri al momento. Spero che la gente ci possa vedere presto insieme, ma dovete chiedere a Dre, Ren e Yella. Magari vedrete alcuni di noi, forse non tutti insieme.
Hai lavorato a un remix per David Bowie nel 1997, con I’m Afraid of Americans. È stato un onore per te?
Sì, certo. È stato un innovatore, e le sue canzoni sono state fenomenali. Mi ricordo la prima volta che ho sentito Fame in radio, pensavo fosse nero. Era così funky!
Qual è stato il tuo film preferito dell’anno, tra quelli a cui non hai partecipato?
Amo Spotlight, la storia sulla politica di Boston è stata ben raccontata, e ha quel tono da Tutti gli Uomini del Presidente, che approfondisce quello che succede. Sembra reale. Mi è piaciuto anche Revenant – Redivivo, ma è un po’ troppo lungo per me.
Uno dei tuoi pezzi più amati è stato It Was a Good Day, del 1992. Qual è il tuo good day di oggi?
Andare a colazione con mia moglie, uscire con lei. Andare allo Staples Center, andare a vedere i Lakers. Tornare a casa, mangiare qualcosa di buono, o uscire a cena. Uscire con qualche amico. Sono le cose semplici che sono davvero fighe. Oltre a tutto il lavoro.
Sembra che non sia cambiato molto dal ’92.
Sì, è quello che mi piace fare.
Straight Outta Compton ha fatto tornare sulla bocca di tutti il fatto del 1991, quando Dre aggredì la giornalista Dee Barnes per una tua intervista, dopo che eri andato via dagli N.W.A. Cosa pensavi di questa cosa allora?
Mi spiaceva per Dee. E non ero molto legato a Dre, ero incazzato con lui in quel periodo. Non avevo molta simpatia per lui.
Perché questa cosa non è entrata nel film? Un sacco di persone sono rimaste deluse…
Andate a farvi il vostro film sugli N.W.A. e potrete metterci dentro quello che vi pare. Ci sono migliaia di cose che ci sono successe. Era impossibile metterle tutte in un film.
Tuo figlio ha fatto una performance eccezionale nel film nei tuoi panni. Com’è stato vederlo che interpretava quel ruolo?
È stato meraviglioso vedere mio figlio fare quel ruolo. Sapevo che poteva farcela. Come padre, queste sono le cose che mi emozionano.
Non stava male con la tua vecchia pettinatura. Hai pensato di rifarti i ricci?
Uh, no (ride)! Lo lascio fare a voi.