«I Diiv sono il vero me», ha detto Zachary Cole Smith. Il ragazzo sta facendo di tutto per essere l’icona deragliata dell’estetica indie rock aggiornata ai giorni nostri: ha fatto il modello per Saint Laurent, ha annullato un tour europeo, è stato arrestato per droga, se l’è presa con i festival, le riviste musicali e tutto il music business, e mentre finiva questo disco ha dichiarato: «So che devo rimanere vivo finchè non sarà pronto». Ce n’è abbastanza per aspettarsi qualcosa di confuso.
Invece no, dal caos Zachary tira fuori un album diretto e scarno, essenziale ed elettrico e finisce per dare forma all’estetica indie rock di oggi. Che non è rabbia e furore, ma una vibrazione sottile, elettrica e inquietante, che ti prende in modo ipnotico con una pioggia di accordi in minore.