Ai vescovi della CEI Weekend di Andrew Haigh, che ha diretto pure 45 anni, non è piaciuto. Lo hanno trovato “scabroso” come si legge nel loro giudizio ufficiale, e ne hanno sconsigliato la visione. La Teodora Film, che distribuisce la pellicola, ha urlato alla censura e a ragione: Weekend è stato distribuito solo in dieci copie e non per una scelta commerciale. Molte sale, legate a doppio filo da accordi e affitti al Vaticano, hanno dovuto dire di no, e Weekend ha finito per saltare città, regioni e intere province. Dopo il fine settimana, però, i numeri – e gli spettatori – hanno dato ragione alla Teodora: la pellicola ha guadagnato 57 mila euro, piazzandosi diciannovesima tra gli incassi migliori.
In sé, Weekend non aggiunge né toglie nulla alla narrazione dell’amore e della passione; i protagonisti sono due ragazzi – va bene – e la storia parla del loro incontro, di come si sono subito piaciuti, e dell’intimità che hanno raggiunto nel corso di un solo weekend. Non c’è scabrosità, come l’ha chiamata la CEI. E non c’è nemmeno quel vittimismo che sulle pagine di Avvenire, giornale vicino al Vaticano, Gigio Rancillo ha avvisato nel comunicato della Teodora.
Weekend è un film vecchio di cinque anni, uscito solamente adesso grazie al successo dell’ultimo lavoro di Haigh. Tom Cullen, che è uno dei due protagonisti e che è stato raggiunto giovedì scorso dal Corriere della Sera, si è detto sconvolto per la bolla vescovile. Incredibile che certe cose succedano ancora oggi, nel 2016.
In realtà, per l’Italia – che ancora fatica a mettere mano ai diritti civili – non è così incredibile. Lo stretto – strettissimo, anzi – rapporto che lega alcune sale d’essai a parrocchie e comunità religiose è un lascito pesante che coinvolge l’intera società. Il Vaticano non è solo uno stato ospite, ma pure una voce tenuta in altissima considerazione dai poteri forti (e tra gli altri: politica ed economia). Il Vaticano ha, perché ce l’ha, il potere di decidere chi o cosa promuovere o bocciare. La laicità dello Stato è una laicità puramente formale, se si considera l’influenza che vescovi e cardinali hanno sui cittadini: è lì che opera la vera censura. Non nella legge o nella regola scritta. Quanto piuttosto nel proclama pubblico, nel giudizio messo per iscritto. Weekend, film «sconsigliato, inutilizzabile e scabroso». Dice Rancillo su Avvenire: se la CEI avesse tutto questo potere, allora dovrebbe riuscire a fare anche l’opposto, a promuovere, cioè, pellicole interessanti e riuscite come Fuocoammare di Rosi, Orso d’Oro a Berlino.
Sì e no, Rancillo: Fuocoammare è un documentario, un film che, per suo stesso genere, ha poco mercato; Weekend, invece, è un film romantico (prima che una storia di due omosessuali), e ha – potrebbe avere, cioè – una distribuzione e una risonanza diverse. (E a tal proposito, basta vedere i dati del weekend: quasi 60 mila euro in quattro giorni sono tanti se hai solo dieci copie).
Quello che conta, adesso, è continuare a promuovere Weekend, a rilanciarlo, a parlarne (anche perché, dettaglio non da poco, è un ottimo film), e ad andarlo a vedere. Si spera – perché la speranza è sempre l’ultima a morire – che altre sale s’aggiungano a quelle dell’ultimo fine settimane, e che il titolo come gli incassi continuino a crescere. Il rock’n’roll è anche questo: dire vaffanculo al bigottismo.