Se ti nascondi dentro l’utero di un’elefantessa, il giovane elefante che se la scopa ti verrà addosso. Per questo e per altri passaggi di comicità carnale, ringraziate Sacha Baron Cohen. Dopo aver studiato a Cambridge, il creatore di Ali G, Borat e Brüno, non ha mai evitato i fluidi corporali. Almeno, non se sono usati con l’intento di dissacrare una cultura ipocrita. Cohen è sconcio come sempre in Grimsby. È la sua satira a mitraglietta che manca.
Cohen, che ha collaborato alla sceneggiatura, non fa il suo solito mockumentary, dove riprende la gente mentre espone i suoi pregiudizi. Grimsby è narrativa pura. Cohen interpreta Nobby Butcher, un cazzone appassionato di calcio che viene da Grimsby, dove vive nel totale squallore con sua moglie (Rebel Wilson) e i loro 11 figli. Ha anche una stanza per Sebastian (Mark Strong), il fratello che non ha visto da quando ma’ e pa’ morirono, 28 anni fa. Però Sebastian adesso è un agente del MI6 che fa le sue cose da 007.
I fratelli si riuniscono con dei risultati fin troppo scontati. Diretto con energia ma con poco spirito da Louis Leterrier (The Transporter), Grimsby è un noioso pezzo di cose divertenti, gonfio di azione frenetica e violazioni rettali. Per salvare suo fratello, dite che Nobby si metterà a succhiare il veleno dallo scroto di Sebastian? Domanda retorica.
Presto, Nobby si sostituisce a suo fratello nell’azione. In Sud Africa, si uniscono contro un gruppo di terroristi guidati da Rhonda George (Penélope Cruz), che pianifica il più letale degli attacchi durante la finale della Coppa del Mondo in Cile. Cohen e Strong, così bravi sul palco di A View From the Bridge, hanno un’ottima chimica quando Leterrier non la innaffia di bava melensa. Il morso comico distintivo di Cohen si è perso da qualche parte. Forse nell’utero dell’elefantessa.