Un tuffo nell’inchiostro. A Bologna dopo 16 anni torna il Tattoo Expo | Rolling Stone Italia
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Un tuffo nell’inchiostro. A Bologna dopo 16 anni torna il Tattoo Expo

Arrivano da 20 paesi i 250 tatuatori che fino a domenica metteranno in mostra la propria arte, tra nomi noti e talenti nostrani

Marco Manzo alla Tattoo Convention di Bologna - Foto di Max Cavallari

Marco Manzo alla Tattoo Convention di Bologna - Foto di Max Cavallari

Pioggia di inchiostro sulla fontana del Nettuno: dopo sedici anni di assenza, Tattoo Expo torna a Bologna e raduna all’Unipol Arena 250 artisti del tatuaggio, provenienti da 20 paesi del mondo.
Un weekend per esplorare ogni sfaccettatura dell’arte sottopelle, tra libri, riviste, gioielli, mostre oggetti di arredo e persino terapie laser per la rimozione di opere non più gradite, ma anche spettacoli di burlesque, show di ju-jitsu e yoga, concerti e competizioni.

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Protagonisti indiscussi i tatuatori che, macchinetta (o bacchetta) alla mano, mettono in mostra il proprio tratto utilizzando le tecniche più disparate. Affascinante il metodo del thailandese Arjanpi Bangkating, che da quando aveva 20 anni si dedica alla realizzazione di “sak yant”, ovvero antichi tatuaggi magici della tradizione asiatica. Dopo aver composto il disegno sulla pelle servendosi di una bacchetta di bambù, il monaco laico lo benedice con una preghiera e vi appone una sottile foglia d’oro per suggellarne la sacralità. Lunga coda per farsi “decorare” da Shige, nome d’arte di Shigenori Iwasaki, 46enne di Hiroshima che 20 anni fa ha deciso di passare da meccanico di Harley-Davidson a cultore dell’arte tradizionale giapponese sottopelle, di cui è certamente uno degli esponenti più apprezzati al mondo. Mix tra oriente e geometrie minuziosissime sono invece le caratteristiche del lavoro di Jondix, mentre Robert Hernandez è un dei più talentuosi esponenti del realismo, e si dice che abbia tatuato Brad Pitt e Angelina Jolie proprio nel salotto di casa loro.

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Tra tanti nomi noti del panorama italiano (presenti Vlady, Briganti, Todisco, Miss Juliet e tanti altri) colpiscono le bambine colorate di Amanda Toy, che in 20 anni di carriera ha trovato un suo genere, «evoluzione naturale dei lavori “old school” che facevo negli anni ’90 quando cominciai», e, sempre in tema di bambole, quelle malinconiche e vagamente in stile Tim Burton di Anna Rimoli. Amante dei «disegni classici e dei lavori ben fatti» è invece Fabio Grazia di Hobo Tattoo, che alla moda attuale del “dot work” (puntinato) e del “water colour” (acquarelli) continua a prediligere i tradizionali. Agenda sempre troppo fitta di appuntamenti quella di Riccardo Raviola, che nel suo studio bolognese Draw Tattoo non solo realizza lavori con ogni genere di tecnica, ma ha ideato tutta la grafica della manifestazione e curato la mostra dedicata al compianto papà, Roberto Raviola, il grande fumettista noto come Magnus. «Con l’aiuto di mia madre Margherita, abbiamo ripreso scansioni di alcune delle 39mila tavole realizzate da mio padre. Era un amante dei tatuaggi, un rivoluzionario: era più vecchio rispetto alla generazione di Frigidaire, ma sapeva comunque essere attuale, grazie alla sua vena folle».

E così come Magnus disegnò il marchio ufficiale della prima edizione di Tattoo Expo nel 1993, il figlio Riccardo ha realizzato il volantino di questa nuova edizione, organizzata da Marco Leoni e Massimo Giusti.

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