Sono passati 70 anni da quando le donne italiane hanno acquisito il diritto al voto, precisamente per le elezioni amministrative del 1946, iniziate il 10 marzo e svoltesi per tutto l’anno in più di 5.000 comuni. Le donne risposero in massa a questa nuova possibilità, e l’affluenza per quelle elezioni fu dell’89%. Ma la data che viene segnata come l’inizio del suffragio universale è quella del 2 giugno, il giorno del referendum sulla forma istituzionale dello Stato, ovvero la votazione che ha sancito la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica.
Il diritto di voto dal 1946 al 1975 era riservato ai maggiori di 21 anni. Le donne che allora hanno potuto votare oggi hanno dai 91 anni in su. E queste sono le protagoniste della mini serie di documentari Le ragazze del ’46. La più giovane tra le intervistate ha 91 anni, mentre la più grande ne ha 101. Insegnanti, casalinghe, artiste o politiche, queste donne raccontano cosa ha significato per loro poter votare. Marisa Rodano ad esempio racconta cosa si diceva del voto delle donne: «Mi ricordo le discussioni post voto. I democristiani dicevano che le donne avevano votato a sinistra, i comunisti dicevano il contrario e che le donne avevano dato retta al prete». Ma ci sono anche i racconti della condizione femminile in quel periodo, quando nonostante le prime conquiste la vita non era ancora semplice, soprattutto nel privato: Milena Rubino dice della madre «ha cercato di inculcarmi la cultura della contadina romagnola, che se il marito le dava uno schiaffo stava zitta. Io ho fatto tutto il contrario», mentre Alberta Levi ha spiegato «Mi stava stretto che le donne non potessero fare nulla. Il voto è stata una conquista straordinaria. Ho capito l’importanza della repubblica. Vittorio Emanuele III, del resto, per non perdere la sua poltrona rossa ha detto di “sì” a tutte le leggi proposte da Mussolini».
Il programma andrà in onda a partire dal 30 maggio fino al 3 giugno su Rai Tre alle 20.10, è stato scritto da Cristiana Mastropietro e Riccardo Mastropietro e diretto da Alessandro Capitani.