«E vi prego di informare il sig. Jagger che per lui non mi chiamo Maurits, ma sig. M.C. Escher». Si conclude così la lettera con la quale il sig. Maurits Cornelis Escher (non prendiamoci troppa confidenza, non si sa mai) rispondeva a Mick Jagger nel 1969, quando il leader dei Rolling Stones scrisse al grande artista per chiedergli di poter usare una sua opera come copertina di un disco. Oltre a un secco no, diceva a Jagger che aveva cose più serie a cui pensare. Si poteva permettere questo e altro, era già una star, che aveva fatto impazzire il mondo dell’arte giocando con la logica e la matematica.
Nato in Olanda nel 1898, Escher ha lasciato il proprio segno indelebile nell’iconografia pop come pochi altri. Dal 24 giugno, a Palazzo Reale a Milano, sbarca una grande mostra che ne racconta il talento e ne celebra il genio, con oltre 200 opere.
Un precursore, certamente un visionario, che ha saputo usare la scienza e trasformare in lessico artistico. Non è un caso che uno dei collezionisti che ha messo a disposizione della mostra un consistente nucleo di opere, sia un ingegnere. Nell’esposizione si possono vedere tutte le opere più note di Escher, come Mano con sfera riflettente, che ci mostra due mondi contemporaneamente, quello che vede l’artista (la propria mano) e quello distorto specchiato nella stessa sfera. È un continuo gioco tra il reale e l’irreale quello dell’artista, tra percezione e visione. E sempre all’insegna della dualità e dell’esplosione delle occasioni, è l’opera Case di Scale, con gradini che vanno in ordine sparso per poi rincrociarsi in un improbabile e ipnotica combinazione. Questa, oltre a essere la più conosciuta immagine escheriana, è anche una delle più riutilizzate nel mondo del cinema e della musica: compare come scenografia di una magnifica scena del film Labyrinth con David Bowie, ispira le scale del Castello di Hogwarts in Harry Potter, è la copertina di un album dei Pink Floyd dell’87. O ancora nei cartoni animati, nei quali queste rampe fanno perdere l’orientamento a Topolino o cadere rovinosamente Homer Simpson. Negli ultimi mesi persino Sky ha scelto di far salire e scendere le scale di Escher da Mika nei suoi spot.
L’esposizione di Palazzo Reale è divisa in sei sezioni, una di queste dedicata al particolare rapporto che Escher aveva con l’Italia. Metamorfosi, altra famosissimo lavoro, è un incredibile gioco ottico in cui forme geometriche mutano ancora e ancora, fino a condurre l’occhio al panorama di Atrani, dove l’artista fece il suo viaggio di nozze.
Tra paradossi e mondi paralleli, nel percorso di mostra si può anche trovare una sensazionale opera di Studio Azzurro, progettata appositamente per la tappa milanese dell’esposizione. Non sembrano semplici incisioni o dipinti, quelli di Escher, ma un’architettura onirica che osa, fino a suggerirci l’inimmaginabile.
Milano, Palazzo Reale (P.zza Duomo 12)
Dal 24 giugno 2016 al 22 gennaio 2017
Biglietto Intero 12€
Tutte le info qui
T +39 02 89 29 711