Se qualcuno fosse rimasto ibernato sotto terra negli ultimi, diciamo, cinque anni, uscirebbe frastornato guardando a come vengono pubblicati e commercializzati gli album in questo tempo. Singoli buttati lì, dischi che vengono ritardati, presentati in televisione, durante collezioni di moda, trasmessi al cinema. La promozione attraversa un periodo in cui vale tutto.
E vale tutto vuol dire anche far uscire tre video a distanza di settimane l’uno dall’altro, senza neanche chiamarli “singoli”. Una libertà totale, che nessuno osa mettere in discussione. Di questa libertà si nutrono anche gli AlunaGeorge, il duo inglese che pochi anni fa si è unito alla grande onda degli artisti UK, cantando sul clamoroso Settle dei Disclosure e pubblicando in contemporanea Body Music, un album dallo spettro vastissimo, che ha messo insieme tracce club oriented a neo R&B super sensuale. Ultimamente, hanno fatto uscire sul loro canale YouTube tre video musicali – I’m in Control, I Remember e My Blood – ma di un album non c’è neanche l’ombra.
Aluna Francis è seduta su un divanetto lussuoso di un altrettanto lussuoso micro-teatro, nascosto tra le vie di Madrid. Qui si deve esibire in serata per una tappa di Emporio Armani Sounds, la serie di iniziative musicali che il marchio di moda sta portando in giro per il mondo attraverso dei piccoli concerti a invito. Su questo divanetto è arrivata quasi diretta dal Coachella, dove si è esibita anche con Jack Ü, il duo formato da Diplo e Skrillex, suonando live To Ü, uno dei singoli tratti dall’album del duo. Ho provato a capire con Aluna Francis che disegno ci sia dietro queste tracce, se ci sia una release date dell’album, se si debba considerarli primi singoli o che altro. Ma non ho avuto nessuna risposta, a parte strapparle una promessa di fare più in fretta possibile. Quindi cosa sono questi tre pezzi?
«Quando fai un album ora devi provare cose nuove, non ci sono più regole in questo mondo. Quello che volevo evitare era buttare semplicemente fuori un album nuovo», dice Aluna, centellinando le parole. «Spesso quando pubblichi un LP la gente non lo ascolta tutto, si concentra su qualche canzone più famosa delle altre e poi basta. Il resto sembra un contorno di cui interessa poco». Ed è da qui che arriva la decisione di far uscire questi video? «Sì, perché questi pezzi non hanno un trattamento diverso dagli altri, in realtà. Quando una canzone non cerca di diventare per forza un singolo, ma comunque ha un feeling particolare, devi farla uscire in qualche modo. Ce ne sono molte che stanno in questa via di mezzo. E queste tre sono precisamente così. Non sono grandi bangers, non sono neanche tracce tranquille: le abbiamo pubblicate apposta per lasciare molta libertà di interpretazione agli utenti e ai blogger. Vogliamo sentire le loro opinioni».
Mi chiedo se i legami che hanno stretto con Jack Ü ora e Disclosure in passato abbiano in qualche modo influenzato il loro percorso musicale, direttamente o indirettamente. «In realtà, abbiamo tenuto il nostro spettro musicale il più ampio possibile. Sono molto contenta, perché la gente ci ha dato il permesso di farlo. Nessuno ci dice: “Oh, dovreste fare cose più da ballare”, oppure: “Dovreste fare un altro Body Music”. Penso che questo tipo di libertà sia molto moderna».
Torna un po’ di volte il concetto di libertà, parlando con Aluna Francis. La libertà di pubblicare, la libertà di produrre come preferisce. Viene naturale per entrambi fare riferimento a Beyoncé, al suo ultimo Lemonade. «È molto bello vedere quanta creatività abbia messo nel suo lavoro, puoi toccare la sua passione, quanto ami fare certe cose». E spesso anche i messaggi di empowerment femminile che arrivano da Bey si ritrovano nelle canzoni degli AlunaGeorge (provate a leggere il testo di I’m in Control: “Metti le mani contro il muro / sono in controllo”, parlando di un rapporto di coppia in cui è lei quella che comanda). «Sì, Beyoncé è l’original girl power, già da quando stava con le Destiny’s Child. È uno stile molto personale, penso che ci sia sempre spazio per dare potere alle persone, ci sono sempre nuovi modi per
coinvolgere la gente e sensibilizzarla su questo messaggio, che è quello che facciamo noi».
Ma in Aluna non c’è solo consapevolezza femminista. C’è una forza a tutto tondo che, secondo lei, si è potenziata da quando si è messa a fare (anche) la dj. «Fa uscire bene la mia parte maschile. Non sono mai stata nervosa quando canto, ma quando suono è diverso, mi tremano le mani. Ho dovuto adattarmi e imparare skills nuove. C’è sempre stato qualcosa di inespresso che ha iniziato a svilupparsi quando George (Reid, l’altra metà da del duo, ndr) ha voluto sapere la mia opinione. Mi coinvolge sempre nella produzione dei pezzi. Quando posso, qualcosa lo faccio anche io».
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