Forse è un’esagerazione dire che i Guns N’ Roses sono la “rock band più famosa degli ultimi trent’anni”. Forse è un’esagerazione volerli a tutti i costi confrontare, rilanciare e spiegare al pubblico. Oppure no. E va tutto bene. E il fumetto di Jim McCarthy e Mark Olivent – sottopancia: “tutta la storia! A fumetti!” – è perfetto così com’è: una carrellata nella vita della band, un alternarsi continuo, perpetuo, di confessioni e racconti. Che bello il rock’n’roll e che bella la musica. Tra un nero che sfuma leggermente – arriviamo a tonalità giusto un po’ più chiare, mai grigie o troppo distanti – e un bianco accecante su cui le tavole – tutte, nessuna esclusa – sono costruite.
I Guns ‘N Roses, la storia del rock, l’hanno scritta. Dici niente. Ci sono stati dentro fin dal primo giorno. Hanno continuato a meravigliare milioni di persone senza sosta. Ieri come oggi, come al Coachella nemmeno quattro mesi fa. Hanno continuato a intrattenere, a divertire e a sballare. La loro è una storia bellissima, profondamente complicata, che, come tutte le storie che meritano di essere raccontate, inizia dall’infanzia dei suoi protagonisti.
La musica entra in punta di piedi nelle loro vite: quasi per caso, di straforo, e poi non se ne va più. Ci sono stati alti e bassi, e questi – soprattutto questi – il fumetto di McCarthy e Olivent li racconta bene. C’è Axl, padre-padrone, e poi ci sono gli altri membri originali della band. C’è la sua storia, i suoi trascorsi, c’è il suo carisma – la bandana, il viso incavato, i capelli lunghi. Pistole e rose, e rock’n’roll.
Potevano essere come i Nirvana, ma sono stati – in un certo senso e volendo a tutti i costi azzardare il paragone – meglio. Hanno cominciato nell’85, ma solo nel 2012 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. Meglio tardi che mai. Figli degli Stati Uniti, figli della provincia, del bigottismo, della religione a tutti i costi e del diavolo (che nel loro caso coincide con la libertà). Erano gli eighties, quando i Guns hanno cominciato: i gloriosi, meravigliosi, appiccicosissimi eighties. E pure questi tornano prepotentemente nel fumetto di McCarthy e Olivent: è quella atmosfera lì – confusa, psichedelica, febbricitante – che si respira a pieni polmoni – insieme al sapore disgustoso di carta stampata e inchiostro. China come se piovesse e figure riconoscibili, profili noti: una via di mezzo tra biografia e finzione narrativa.
C’è il racconto e c’è pure il romanzo: il pettegolezzo, il dubbio, tutto quello che si è detto e che si è insinuato. “Welcome to the jungle”, dice la famosa canzone: il rock non è morto, il rock è agonizzante, e i dottori sono i Guns N’ Roses. Guns N’ Roses – La storia a fumetti, 16 euro, 160 pagine, Edizioni BD.