Carnesi è ipnotico e profondo, ti cattura con tracce che sembrano nascere da un’immaginazione fuori dal normale e ti trascina dentro a testi splendidamente cinici, che regalano rime da sorrisi a denti stretti: “Qui si sta male. C’è chi perde i capelli per una coda in tangenziale”. Il suo racconto delle cose semplici è surreale, in stile britannico, con strofe che ti fanno venire voglia di ascoltare la successiva. Dopo Ho una galassia nell’armadio, dove raccontava il suo mondo, Carnesi lo rende più reale, reclamandolo come uno spazio vuoto (dal titolo del primo singolo) da riempire con la fantasia. Per cambiare tutto, come quando da bambini si cadeva “per rincorrere un’idea” (canta in Fotografia). Oppure per trovare un altro modo per stare qui: “Tanto il mondo è sempre uguale. Quindi cambierò io”.
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