Per vedere il regista Paolo Sorrentino al suo meglio abbiamo dovuto aspettare una serie televisiva. The Young Pope, di cui abbiamo guardato le prime due (di dieci) puntate alla Mostra del Cinema di Venezia, rinfresca i canoni già stanchi della serialità con uno strappo punk, grottesco e ironico, ambizioso e autoreferenziale, in una delle produzioni italiane più ricche e internazionali di sempre. Il 47enne newyorkese Lenny Belardo, interpretato da un Jude Law in perfetta forma, è un papa che fuma e beve Cherry Coke al mattino, cita Bansky e i Daft Punk e gioca a fare il Frank Underwood della Chiesa, cattivissimo tra i cattivi – uno fra tutti, il cardinale Voiello interpretato da Silvio Orlando – ma imprevedibile e gigione, quasi fosse una proiezione dei talenti del regista. Dalla visione di queste due assai divertenti ore è presto per capire se lo sviluppo di Young Pope si centrerà più sugli intrighi di potere (House of Cards) o sulla complessa personalità di Belardo (si sente fortissimo l’eco di Habemus Papam di Nanni Moretti), però possiamo dire – lasciando perdere canguri, citazioni di Antonioni e riferimenti calcistici, Higuaín in particolare – di trovarci di fronte a una nuova stilosa forma di intrattenimento pop dove ci si può concedere quasi di tutto (e Sorrentino se lo concede…). Anche le cosiddette “sorrentinate” che, fuori dalle terrazze romane, acquistano nuova (grande) bellezza.
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