Abbiamo incontrato Saturnino Celani in occasione del party Ritratto Personale, il fan meet up organizzato da Huawei per presentare i nuovi smartphone Huawei P10 e P10 Plus. Durante l’evento, l’artista ha scelto di raccontarsi attraverso una serie di foto che illustrano, da una nuova prospettiva, i momenti importanti del suo percorso artistico e delle sue esperienze vissute, lasciando spazio a scorci della sua vita personale.
Al giorno d’oggi lo smartphone è considerato uno strumento indispensabile per la comunicazione a 360°, ovviamente questo passa anche attraverso la fotografia. Grazie a uno scatto, le persone possono acquisire maggior consapevolezza di sé, mostrarsi agli altri per quello che sono veramente, raccontandosi da nuove prospettive con un ritratto autentico. Così Saturnino, grazie al suo Huawei P10, si è dato allo storytelling. Ma potevamo accontentarci delle foto? Abbiamo chiesto al musicista di suggerirci una playlist di cinque brani, per moltiplicare il piacere della scoperta.
Ascolti spesso musica con il tuo cellulare?
Non esattamente, uso l’applicazione per scoprire i pezzi che non conosco. Una volta si entrava nei negozi di dischi canticchiando una melodia, cercando di far capire la canzone al commesso, una figura ormai estinta. Le tecnologie hanno reso la diffusione semplicissima: se mi capita di ascoltare una melodia interessante devo assolutamente sapere da dove viene. La musica è come la letteratura… più la capisci, più ne vuoi conoscere e ne scopri di nuova. Non ti basta una vita intera. Mi trovo spesso impreparato, ci sono così tanti mondi diversi. Una cosa che mi piace fare quando incontro qualcuno che non conosco, magari a cena, è proprio parlare di musica! Non mi annoio, spero che le persone mi facciano scoprire qualcosa di nuovo.
Perché sei una persona curiosa.
La curiosità è la base, è il fondamento della mia esistenza, la curiosità.
Ci sono molte persone che si compiacciono della propria cultura musicale. Soprattutto i musicisti, chi si sente di appartenre ad un genere, o a una nicchia. Penso che sia importantissimo, soprattutto al giorno d’oggi, riuscire a unire cose diverse, generi diversi, interessi diversi. La curiosità non è scontata.
Quando ascolto qualcosa di inedito ho un atteggiamento diverso. Molti mi chiedono di ascoltare la loro musica, mi dicono: «Mi piacerebbe che tu potessi ascoltare le mie cose». Divento molto severo, oggi non hai scuse: se sei emozionante, esci subito, diventi qualcuno alla velocità della luce, perché la musica si diffonde facilmente. Tutti possono essere evangelizzatori di sé stessi, si può fare immediatamente.
L’informazione ormai è verticale, è vero, ma è anche vero che tutti sanno tutto solo di quello che gli interessa.
Ti racconto questo episodio: alcuni miei amici sono partiti in motorino per andare a vedere un concerto dei Dire Straits. Purtroppo, non sono più tornati, un brutto incidente. Ma questa storia ha un significato diverso, che non c’entra con la disgrazia: se ami davvero qualcosa, sei disposto ad affrontare cose inimmaginabili per starci vicino. Partire con un 125cc da Ascoli Piceno per vedere un concerto. Pazzesco. Anche perché vivevi solo di quello che ti veniva raccontato, non potevi documentare tutto quello che ti succedeva come fai oggi.
Soprattutto se vivevi in provincia.
Per vedere come era vestito David Bowie dovevi comprare una rivista che usciva una volta al mese – roba piuttosto rara, non la trovavi in tutte le edicole. L’accesso alle informazioni serve se cerchi novità, se fai ricerca. Per questo oggi un artista non ha scuse. Non esiste il genio incompreso, il talento inespresso… Non esiste. Se vai su qualsiasi portale di musica e cerchi le nuove uscite… ci saranno quaranta dischi a settimana. Di questi, una trentina si equivalgono, altri magari ti emozionano. Se ti emozionano attirano l’attenzione.
Ultima domanda. Ci sono momenti particolari in cui ascolti le canzoni che hai scelto?
Per me la musica è un farmaco, uno stupefacente. Non mi drogo ma ho bisogno comunque di determinate emozioni. Pensa che la musica, nell’allenamento sportivo, è considerata doping. Ci sarà un motivo! Come diceva Bob Marley, la musica colpisce ma non fa male. Se sei permeabile alla musica te ne accorgi sin dalla tenerissima età. Alcune persone si svegliano dal coma grazie alla musica, perché questa può essere anche un modo per dialogare con un essere superiore. La musica è in tutte le culture. Per questo, ognuno di questi pezzi va ascoltato in un certo modo.
1. “Say It” di Flume
Sono un compulsivo musicale. I mezzi di oggi, poi, ti permettono di arrivare a qualsiasi artista in tempo reale, non devi più pescare nello scaffale dei dischi. Quindi, da compulsivo, mi piace saltare di palo in frasca a seconda dei momenti della giornata o di quello che mi emoziona. Un po’ come è successo per questo pezzo di Flume, “Say It”: l’ho scoperto entrando in un negozio di vestiti usati, a Brooklyn. Ho sentito questo pezzo e mi è piaciuto così tanto che ho dovuto sbloccare il roaming per usare Shazam. Una delle caratteristiche più belle dei negozi americani è proprio legata alla musica: hanno sempre degli impianti stereo importanti. Lì la musica non è un sottofondo, è protagonista, sempre riprodotta ad alto livello. Anche in Giappone hanno questo tipo di cultura.
2. “Teen Town” di Weather Report
Ho scelto un pezzo di una band universalmente riconosciuta come la miglior formazione di Jazz Elettrico, i Weather Report. Le composizioni sono particolari, forse perché il leader era un austriaco trapiantato negli Stati Uniti. Il trapianto del suo background europeo determina l’originalità delle composizioni. E poi c’è il bassista per eccellenza, Jaco Pastorius. Ha influenzato non solo me, ma tutti quelli che si sono avvicinati a questo strumento meraviglioso che è il basso.
3. “This Magic Moment” di Lou Reed
Ho riscoperto questo brano di Lou Reed guardando “Abstract”, un documentario sul design che ho trovato su Netflix. Nel primo episodio si può ascoltare “The Magic Moment”, il pezzo è stato usato per accompagnare il momento dell’ispirazione, in questo caso del designer.
4. “Augustine” di Blood Orange
“Augustine” è una scoperta dovuta ad un mio recente viaggio negli Stati Uniti. Blood Orange mi piace perché non riesco a definire il periodo musicale della voce e delle melodie. Sono composizioni eteree, non riesco a capirle davvero. Un po’ come con le foto in bianco e nero, non riesco a datare la voce o gli strumenti.
5. “Are You My Woman” di The Chi-Lites
In questo brano è presente la parte di fiati che è stata usata in uno dei pezzi più belli di Beyoncè. In Crazy in Love Questa parte di fiati è presa dal brano dei Chi-Lites. Un po’ come si fa da sempre nella musica hip-hop.Quando faccio i miei dj-set – che penso un po’ come i miei ascolti, compulsivi e trasversali, senza pensare al bpm – mi piace mettere prima l’originale e poi il brano con il sample. Così la gente pensa: “Ah, ma questo ne sa!” Lo faccio per colpire gli addetti ai lavori!