Se nel 1977 il frontman dei Sex Pistols John Lydon, a.k.a. Johnny Rotten, era stato il simbolo del grido punk che sconvolse i costumi e la società, risvegliando i movimenti giovanili in opposizione all’ancien régime e alla corona d’Inghilterra, sembra che le parti si siano invertite dato che il cantante negli scorsi giorni ha espresso il suo sostegno per Donald Trump e Nigel Farage, il portavoce della Brexit già in passato battezzata “la voce della rabbia”.
Infatti, tornando sull’argomento durante un’intervista rilasciata durante il programma televisivo Good Morning Britain, Lydon ha ribadito definendo “fantastica” l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea – «La classe lavoratrice ha parlato e io sono uno di loro e sto con loro» – per poi parlare del presidente degli Stati Uniti come “un possibile grande amico”: «Trump terrorizza i politici di mestiere ed è una grande gioia. In un certo modo Donald è il Sex Pistols della politica».
Le dichiarazioni di Lydon non potevano che scatenare un oceano di polemiche, cui il cantante ha voluto oggi replicare ai microfoni di Virgin Radio: « Penso di essere stato molto chiaro. L’America ora ha un nuovo presidente e che piaccia o meno è necessario che le persone lo supportino altrimenti distruggeranno il paese».
«L’atteggiamento di prendersela con lui è stupido e sbagliato e accusarlo di razzismo non è giusto, non ci sono prove che sia razzista come lo accusano di essere, e finché sarà presidente io starò dalla sua parte», ha poi aggiunto l’ex Sex Pistols.
Lydon ne ha poi approfittato per ritornare su di una polemica scatenatasi nel 2008, quando venne accusato di “insulti razzisti” diretti a Kele Okereke dei Bloc Party: «In passato sono stato accusato delle stesse cose e non c’è mai nessuno a cui interessi la verità e che ascolti la tua versione. C’è quest’attitudine tremenda nella sinistra, per cui appena si sentono in diritto di accusarti lo fanno senza alcuna prova, e questo non è giusto».