Esce oggi Lovely Creatures, The Best of Nick Cave & The Bad Seeds, un disco che raccoglie 30 anni di carriera e musica di Nick Cave, che racconta la vita spezzata di un artista prima e dopo la tragedia che lo colpì nel luglio del 2015, quando il figlio quindicenne Arthur gli fu strappato via. Un album che doveva uscire tanto tempo fa, come racconta Cave nell’intervista esclusiva che troverete nel numero di Rolling Stone in edicola, ma che l’artista mise da parte, distrutto dal dolore: «Renderlo pubblico in quei mesi sarebbe stato inappropriato, doveva essere una celebrazione».
Dopo la morte del figlio, Nick Cave ha esorcizzato l’angoscia della perdita con Skeleton Tree, l’ultimo album di inediti, scritto «in preda alla confusione più totale, immerso nella nebbia», ma che da quella nebbia l’ha trascinato fuori, «È una cosa che non mi aspettavo dalla mia arte».
Ecco perché Lovely Creatures più che una raccolta è il racconto della forza di un artista che non ha mai abbandonato la musica, nemmeno in mezzo all’oscurità infinita in cui era precipitato: «Ho scritto tantissimo subito dopo la morte di Arthur e circa tre mesi dopo sono andato in studio, ma a metà canzone mi interrompevo e dicevo: “Questa roba è spazzatura”».
Nell’intervista completa, che trovate nel nuovo numero di Rolling Stone, Cave fa il punto sulla sua vita, dall’amore con PJ Harvey fino al rapporto con Leonard Cohen o con la musica ‘politica’, passando per il film che racconta della sua perdita, One More Time with Feeling: «All’inizio ho odiato il film sulla tragedia del mio Arthur.Poi le persone hanno reagito e ho deciso di dargli un’altra possibilità. Sono tornato al cinema e ne sono uscito trasformato».