McConaughey si butta nel ruolo del cercatore d’oro come un uomo che muore di fame davanti a un banchetto. Come film, Gold è un magro bottino, ma McConaughey è capace di tenere inchiodato lo spettatore.
Basato su uno scandalo minerario del 1990, il film cambia nomi, date e incasina i fatti senza troppi complimenti. Perché? Il regista Stephen Gaghan (Syriana) ha cercato di accoppiare Il tesoro della Sierra Madre con Il lupo di Wall Street, per dar luce a un mostro da box office fatto di avidità ed edonismo.
McConaughey interpreta Kenny, un visionario sudato, pelato e con la panza: guardare un grande attore prendersi dei rischi è sempre esaltante. Il tizio in questione ha ereditato dal papà una compagnia mineraria. Ma non sa esattamente cosa farci, finché non incontra un geologo (uno stellare Edgar Ramirez).
I due trovano in Indonesia la proverbiale miniera d’oro, che però attira presto troppe attenzioni, tra cui governo e FBI. Quando Gold entra nella fase negativa – la miniera d’oro si rivela essere una sòla – si esaurisce anche la vena di questo film discontinuo.
Ma grazie alla dinamite di McConaughey, ci resta qualche insegnamento di valore sulla natura umana e sull’eredità spezzata del sogno americano.