A volte il destino gioca scherzi davvero strani. All’epoca della guerra fra East e West Coast (perché di guerra si è trattato), niente e nessuno avrebbe mai permesso a un rapper di Los Angeles di srotolare barre e rime sul disco di un rapper dell’aerea metropolitana di New York. Men che meno se parliamo di un artista sotto contratto con la Death Row Records di Suge Knight e uno affiliato alla Bad Boy Entertainment di Puff Daddy. Ovvero, le due etichette che nei primi anni ’90 hanno iniziato uno scontro prima a colpi di dissing e poi a caricatori da 9 mm, privando stupidamente il mondo di due incredibili talenti: Notorious B.I.G. e Tupac Shakur.
Oggi, a 20 anni di distanza dalla notte del ’97 in cui uno sconosciuto piazzò quattro proiettili nel torace di Christopher “Biggie Smalls” Wallace, la vedova Faith Evans mette definitivamente fine a quell’inutile bagno di sangue invitando Snoop Dogg in The King and I, disco di inediti in cui la Evans duetta insieme alla buonanima del marito più vari illustri esponenti del rap americano.
Lo stesso Snoop Dogg affiliato alla Death Row di proprietà dell’avanzo di galera che guidava la macchina di Tupac quando nel ’96 trovò la morte a un semaforo, affiancato dall’auto del killer. C’è da dire che Snoop non ha mai avuto un ruolo attivo nella diatriba fra Est e Ovest, ma quello di When We Party, oltre che essere una discreta bombetta da festa, rimane simbolicamente, così, un gesto di pace. Per quanto forse un po’ tardivo. La vera notizia, però, almeno per noi che ci occupiamo di hype e delle sue molteplici forme, è che proprio il 19 maggio, giorno in cui esce The King and I, ci sarà anche il ritorno di Snoop.
Gli deve andare parecchio bene, visto che sono almeno tre album che fa uscire in tre anni: un ritmo che in 25 anni non ha mai sostenuto. A giudicare dall’artwork di Neva Left, Snoop è tornato a giocare un po’ a fare il gangster. Sono lontani ormai i tempi del rastafarianesimo e del suo alter ego Snoop Lion, messo da parte dopo critiche severe dalla vera comunità rasta giamaicana.
Alla fine, a lui viene bene come si è sempre dipinto: il cane della West Coast, un po’ pappa e un po’ dealer, con picchi spaventosi di funk nel sangue. Anche lui l’ha capito che basta restare così, nel personaggio, per tenere costante e comunque alto il livello di hype