Sta succedendo di nuovo.
Sono passati 25 anni dall’ultima volta che abbiamo visto il logo di Twin Peaks e ascoltato le note dell’indimenticabile tema di Angelo Badalamenti. Questa volta è successo guardando proprio il viso di Laura Palmer. David Lynch e Mark Frost potevano scegliere qualsiasi immagine per ricominciare ma, dopo un flashback pieno di riprese della serie originale – la sequenza finale in cui Laura avverte l’Agente Cooper che si rivedranno dopo 25 anni –, è proprio il viso della ragazza ad accompagnarci nella nuova stagione di Twin Peaks.
Sia nelle due stagioni andate in onda negli anni ’90, sia nel film-prequel Fuoco Cammina con Me, Laura è sempre stata al centro della scena: non è mai stata il feticcio dei protagonisti maschili dello show, ma una persona che meritava la nostra empatia e il nostro rispetto. Anche dopo 25 anni.
Il resto dello show, invece, è piuttosto diverso. Nei titoli di testa vediamo delle cascate e il famoso pavimento a zig zag della Loggia Nera, la fonte di tutti gli incubi sovrannaturali del racconto. La Loggia rappresenta l’altra metà della nuova stagione di Twin Peaks, quella più magica, inquietante e folle.
I primi due episodi della nuova stagione, visivamente e tematicamente, sono molto legati alle atmosfere della Loggia Nera. Qualche cenno di trama: l’agente Cooper è rimasto intrappolato in questo regno magico sin dal finale della seconda stagione. Anche Laura è lì, il suo spirito è invecchiato nonostante sia morta molto giovane: «Io sono morta», spiega parlando nell’assurda lingua al contrario (ancora molto disturbante) dello show, «eppure vivo». Cooper deve salvarla, e salvare se stesso.
Non sarà un’impresa facile, soprattutto perché il suo doppelgänger malvagio ha continuato ad agire indisturbato in tutti questi anni. Il falso Cooper ha passato questo periodo collezionando moltissime vittime, soprattutto donne, e l’ultima cosa che vuole è tornare nella sua prigione mistica. Nella storia è coinvolto persino il preside di un liceo, Bill Hastings (Matthew Lillard), anche lui posseduto da uno spirito della Loggia (un po’ come Leland nello show originale).
Per i fan di Cooper – praticamente chiunque abbia guardato lo show – è una rivelazione triste e inaspettata. E non è neanche l’unica: questa serie è perseguitata dalla morte. Catherine Coulson, scomparsa di recente, appare in alcune scene nel ruolo della profetica Log Lady; il falso Cooper ha una strana conversazione con un uomo che crede si chiami Philip Jeffries, un agente dell’FBI che ricorda il personaggio interpretato da David Bowie in Fuoco cammina con me. L’uomo accusa il doppelgänger di aver incontrato il Maggiore Garland Briggs, un militare interessato ai misteri della Loggia. La morte di tutti questi attori, insieme al visibile invecchiamento degli altri, aggiunge profondità alla disperazione che pervade la storia.
La nuova versione di Twin Peaks, poi, è incredibilmente lenta. Molte delle tecniche che Lynch ha perfezionato nelle opere successive alla serie – Strade Perdute, Mulholland Drive, Inland Empire – tornano in piena forma per il revival: i primissimi piani mossi, le inquietanti creature senza volto e, soprattutto, quest’assurda lentezza. Sembra che il regista abbia solo acceso le telecamere, come se aspettasse insieme a noi che tutto succeda e lo sorprenda. Lascia che siano il sound design e la scenografia a fare tutto il lavoro. Il risultato è spesso terrificante: pensate al tempo passato a osservare quella cosa nella cella accanto a Hastings.
Questo tipo di messa in scena è difficile e, soprattutto, molto lontana dalla struttura quasi da soap delle stagioni originali. Guardare i nuovi episodi ti fa sentire come il personaggio di Ben Rosenfield, bloccato a osservare una scatola vuota aspettando che succeda qualcosa, qualsiasi cosa. E, come capita a lui e alla fidanzata Tracy, quel qualcosa arriva quando meno te lo aspetti e ti spacca il culo. La scena della loro morte è una delle più inquietanti e brutali mai girate da Lynch.
Che vi piaccia o no, comunque, c’è luce in tutta questa oscurità. Lynch e Frost hanno concentrato tutta la gioia-da-revival nel finale del secondo episodio. È vero, molti dei personaggi storici della serie appaiono già nel primo, ma sono tutti legati all’impenetrabile oscurità della Loggia Nera. La scena finale al Bang Bang Bar – la sua insegna intermittente è uno dei simboli più famosi dello show -, invece, è completamente diversa: la fotografia quasi dream pop accompagna i pettegolezzi di Shelly Johnson e James Hurley (Mädchen Amick e James Marshall).
«James è ancora cool», dice Shelly ai suoi amici che sembrano pensare il contrario. «Lui è sempre stato cool». È quasi dolce sentirla parlare così di uno dei personaggi più sbeffeggiati della serie – la sua storyline, nella seconda stagione, è una delle peggiori dello show -, ora accolto con gioia e un po’ di nostalgia. Un po’ come durante una di quelle cene-reunion con i vecchi compagni di classe.
Quest’ultima scena è quasi un atto d’amore: dimostra come nonostante tutto l’orrore e la sofferenza ci sono ancora brave persone là fuori. Sono sedute al tavolo del Bang Bang Bar e aspettano di incontrarci di nuovo.
It is happening again.