L'ultimo disco di Chuck Berry è un classico, come sempre | Rolling Stone Italia
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L’ultimo disco di Chuck Berry è un classico, come sempre

Ecco cosa pensiamo di 'Chuck', l'album postumo del re del rock & roll

Chuck Berry. Foto di Fin Costello/Redferns

Ci sono voluti 38 anni ma sembra che sia stato registrato in una domenica, più o meno nello stesso tempo che ci vuole per ordinare e ricevere una pizza a domicilio.

Brutto o bello che sia, il primo album di Chuck Berry dal 1979 è un classico come tutto quello che ha scritto, pieno di ripetizioni di cose che lui stesso ha inventato (Wonderful Woman è un aggiornamento di Little Queenie dedicato alle sofferenze della moglie 68enne Themetta; Big Boys è come Roll Over Beethoven con l’aggiunta dell’energia di Tom Morello), di filler blues e persino di una registrazione dal vivo con il solito testo che farà alzare le sopracciglia a molti.

Tutto il mondo del rock & roll avrebbe camminato sulle mani fino a St. Louis per suonare con Chuck Berry, ma la rockstar ha deciso di fare tutto il disco con un’allegra band da bar. Poteva permettersi un batterista migliore di Charlie Watts? Si, non ci sono dubbi. La verità, però, è che Chuck ha scelto dei compagni di strada diversi: la sua famiglia. Suo figlio Charles Jr. suona la chitarra in tutto il disco; suo nipote Charles III in Wonderful Woman e Lady B. Goode; la figlia Ingrid lo accompagna alla voce nella ballad country Darlin’: qui Chuck conta i giorni passati dal 16esimo compleanno della ragazza, uno degli ultimi che è riuscito a vivere in persona.

Chuck Berry fotografato da David Redfern

Tra tutti i sogni rock che la sua musica ha reso possibili, questo album ci regala il più inaspettato: a 90 anni Chuck faceva le cose che noi facciamo a 20. Keith Richards, come sempre, starà prendendo appunti.

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