Se il primo Kingsman costituiva una svolta intelligente (e maledettamente divertente) rispetto alla formula dello spy-movie, il secondo capitolo, titolo Il Cerchio d’Oro, si muove sulla stessa strada, solo che tutto è più grande, più chiassoso, più colorato. E pure più politico e violento.
Sono passati due anni da quando l’organizzazione che si nasconde dietro le vetrine di una sartoria inglese ha sconfitto il folle Valentine (Samuel L. Jackson) ed Eggsy Unwin (Taron Egerton) è cresciuto: vive con la principessa Tilde di Svezia e ha assunto il nome in codice del suo mentore Harry Hart (Colin Firth), Galahad (tutti i Kingsman hanno nomi dei Cavalieri della Tavola Rotonda). Quando il quartier generale viene distrutto e diversi agenti uccisi, Eggsy e Merlino (Mark Strong) sono costretti a seguire il protocollo Apocalisse, che li porterà a scoprire la Statesman, un’altra società segretissima che si finge una distilleria di whiskey del Kentucky. Insieme dovranno affrontare il virus che la signora della droga Poppy Adams (Julianne Moore) ha rilasciato in tutte le sostanze vendute e che minaccia di uccidere milioni di persone.
Torna la stessa ironia pungente propria del comic di Mark Millar, da cui la storia è tratta, ma Matthew Vaughn e la co-sceneggiatrice Jane Goldman ripetono e amplificano quello che ha funzionato nel capitolo originale (su tutto gli elementi che parodiavano i film di James Bond) e spostano la saga negli Stati Uniti, dove ai gentlemen inglesi si uniscono dei cowboy moderni che al posto del tè sorseggiano whiskey.
Se la parola d’ordina è esagerare, questo è vero anche nel cast che ingloba delle superstar: su tutti il premio Oscar Julianne Moore nei panni della psyco-criminale che si è ricreata un piccolo mondo Fifties su misura nel bel mezzo della giungla, una perfetta cattiva da fumetto. E poi Jeff Bridges che interpreta il boss della Statesman, Channing Tatum che è la pecora nera della nuova agenzia, Halle Berry nei panni della nerd e Pedro Pascal (sì, quello di Game of Thrones e Narcos) infallibile con il lazo. Senza contare la partecipazione di Elton John in una spassosamente assurda e cartoonish versione di se stesso. Ma se non fosse tutto così programmaticamente “troppo” che guilty pleasure sarebbe?
Tra gli elementi che ci hanno fatto amare Kingsman dall’inizio ci sono gli accessori imperdibili che ovviamente ritornano: dagli ombrelli antiproiettile agli occhiali tecnologici dalla montatura inconfondibile stile Swinging London, dalle palle da baseball che diventano bombe a mano agli orologi che, letteralmente, salvano il mondo.