‘Abbey Road’, l'ultimo album dei Beatles | Rolling Stone Italia
Storie

‘Abbey Road’, il canto del cigno dei Beatles

Il capolavoro finale dei Fab Four, nato nella confusione e nella tensione dei loro ultimi giorni insieme prima dell'addio

‘Abbey Road’, il canto del cigno dei Beatles

Un dettaglio della copertina di ‘Abbey Road’, uno degli scatti più celebri realizzati dai Beatles

Nel pieno dei conflitti che segnano la fine della loro storia, i Beatles fanno un’ultima, magnifica collaborazione. È il culmine dei sette anni che hanno passato insieme: quattro ragazzi cresciuti insieme che ora si stanno allontanando, raccolgono tutto il materiale che hanno lasciato in sospeso e lo trasformano nel loro monumento più brillante, uno dei punti più alti della loro carriera. Per un momento pensano persino di intitolarlo Everest. Dopo il rancore accumulato durante la realizzazione del White Album e le disastrose session che verranno pubblicate nell’ultimo album Let It Be, i Beatles sono sul punto di sciogliersi e hanno bisogno di ritrovare se stessi.

Tornano dal loro produttore, George Martin, e negli studi della EMI ad Abbey Road e creano il loro manifesto finale: «Lavoriamo come facevamo prima», dice McCartney a George Martin. È quello che fanno, più o meno. Abbey Road nasce pezzo per pezzo nel corso di sei mesi, in altri studi e senza George Martin. Il 22 febbraio 1969 i Beatles si incontrano con il tastierista Billy Preston (che conoscono dai tempi di Amburgo) ai Trident Studios di Londra per registrare un pezzo rock dal ritmo lento e pulsante scritto da Lennon e intitolato I Want You. Una canzone che parla apertamente del desiderio verso una donna, rievocando i temi facili delle loro prime canzoni e in un certo senso crea l’atmosfera serena e di ritorno al passato che attraversa tutto l’album. È l’unica cosa che fanno insieme, prima di dedicarsi per due mesi ai propri progetti solisti. Ringo Starr gira il film The Magic Christian insieme a Peter Sellers, McCartney sposa Linda Eastman e – insieme a Harrison – produce i dischi di Mary Hopkin e Jackie Lomax, John Lennon e Yoko Ono non stanno fermi un attimo: vanno a Parigi, si sposano a Gibilterra, tornano in Francia, passano una settimana a letto in un hotel di Amsterdam per promuovere la pace nel mondo, poi Vienna e infine tornano a Londra.

Se vi sembra di conoscere già le tappe di questo viaggio è perché lo ha raccontato Lennon stesso nel singolo dei Beatles The Ballad of John and Yoko, che registra insieme a Paul McCartney il 14 aprile ad Abbey Road (senza George Harrison e Ringo Starr). Harrison è cresciuto molto come autore, anche se è ben più modesto di Lennon e McCartney riguardo alle sue qualità: «Chiunque può scrivere una canzone se vuole», dice in un’intervista nel 1969: «io le scrivo e loro prendono forma da sole. Alcune sono orecchiabili come Here Comes the Sun e altre no. Non è una cosa così sconvolgente». La session di registrazione seguente, il 16 aprile, è dedicata a due canzoni firmate da lui, Old Brown Shoe e una prima versione di Something.

I Beatles in uno scatto del 9 aprile 1969, pochi giorni prima di registrare il loro ultimo album in studio. Foto di Apple Corps Ltd.

Nelle tre settimane successive, i Beatles lavorano sia ad Abbey Road che agli Olympic Sound Studios con il produttore Chris Thomas e il tecnico del suono Glyn Johns, registrando altre parti di I Want You, Oh! Darling di McCartney, Octopus’s Garden di Ringo Starr (rimasta in sospeso dalle session di Let It Be), una versione lunga quasi otto minuti di Something (con Billy Preston alle tastiere) e un’altra versione di You Know My Name (Look Up the Number), un pezzo nato quasi per scherzo già nel 1967. Quando si concentrano sulla musica va tutto bene, quando invece sono costretti a occuparsi di altre questioni, soprattutto quelle finanziare, è un disastro. I loro consulenti sono in disaccordo l’uno con l’altro e la band sta perdendo la battaglia legale per riprendere il controllo del proprio lavoro. La loro società di edizione Northern Songs è stata venduta a loro insaputa, e il piano per ricomprarla è naufragato quando Lennon ha detto agli altri: «Non voglio farmi prendere per il culo da qualche colletto bianco che se ne sta lì seduto sul suo culo grasso». McCartney affronta l’argomento in You Never Give Me Your Money, ma qualche giorno dopo averla registrata, il 6 maggio, i Beatles litigano furiosamente su chi debba prendersi cura dei loro affari, e la registrazione dell’album si ferma. Si separano per un paio di mesi, prendendosi una vacanza con le rispettive mogli. Paul e Linda vanno in Grecia, Ringo e sua moglie Maureen vanno a New York, John e Yoko organizzano un altro bed-in a Montreal e registrano Give Peace a Chance, il primo singolo pubblicato sotto il nome di Plastic Ono Band. Nei credit è firmato Lennon-McCartney, ma in questo caso è una pura formalità.

I Beatles durante gli scatti della copertina di ‘Abbey Road’ nel 1969. Foto di Linda McCartney

Alla fine, quattro mesi dopo aver iniziato, i Beatles si dedicano alla registrazione del loro nuovo disco, con George Martin che prenota gli studi di Abbey Road per i mesi di luglio e agosto. La prima settimana Lennon non è presente, perché ha avuto un incidente d’auto mentre andava in Scozia con Yoko, ma gli altri tre si mettono al lavoro su You Never Give Me Your Money e Golden Slumbers/Carry That Weight. McCartney registra anche un pezzo solista, Her Majesty, che doveva essere l’intermezzo di un lungo medley su Abbey Road. Nel corso di queste session i Beatles registrano anche il capolavoro di George Harrison, Here Comes the Sun. George la scrive un giorno in cui decide di non presentarsi a uno dei terribili meeting che la band è costretta a fare per tentare di mettere a posto i propri affari e la riempie di un ottimismo ancora più toccante, considerando che viene dal membro dei Beatles che più spesso era insoddisfatto della sua posizione nella band.

George Harrison e Paul McCartney ad Abbey Road nel 1969

Il 9 luglio John Lennon torna portandosi dietro Yoko Ono ancora convalescente dall’incidente (le viene sistemato un letto in studio con un microfono appeso sopra, in modo che possa intervenire se ne ha voglia), ma è il 21 luglio che Lennon riprende seriamente a lavorare registrando la base di Come Together, il suo inno funky all’attivismo e all’unione politica. Il passo successivo è il medley finale, la testimonianza definitiva della loro capacità di produrre qualcosa di coerente e poetico anche quando la loro identità artistica era ormai irrimediabilmente divisa. La chiamano «quella lunga», è la canzone che occupa quasi tutto il secondo lato di Abbey Road in cui i Beatles trasformano frammenti non finiti di altre canzoni (alcune delle quali risalgono al White Album) in una grandiosa suite musicale suonata in modo magnifico, che culmina con un inno universale all’amore.

«Dalle ceneri di quella follia, per me quella è la parte musicale più bella che abbiamo mai fatto», ha detto Ringo Starr. Lennon non la pensava allo stesso modo: «Nessuna di quelle canzoni aveva un filo comune, solo il fatto che le abbiamo messe insieme», ha detto nel 1980. Il medley è costituito per la maggior parte da canzoni di McCartney, per cui il suo ruolo è stato dominante. Il 23 giugno i Beatles fanno il primo tentativo di registrare il breve brano che conclude il medley (all’inizio si chiama Ending, poi diventa The End) e nei giorni seguenti registrano Sun King, Mean Mr.Mustard, Polythene Pam e She Came in Through the Bathroom Window. Non sono sicuri di come staranno insieme tutte queste canzoni, e alla fine è un errore di un tecnico di studio che unisce sul nastro i 23 secondi di Her Majesty alla parte finale del medley a suggerirgli l’idea per la sequenza che preferiscono. Because di Lennon, registrata l’1 agosto, è l’ultima canzone nuova aggiunta all’album e con le sue armonie in tre parti è uno dei momenti migliori della band. Nelle tre settimane successive fanno le sovraincisioni, i tagli e i ritocchi finali. Il 5 agosto Harrison si fa portare in studio un enorme sintetizzatore Moog per aggiungere il suo suono irreale ad alcuni pezzi.

È un disco felice, probabilmente perché tutti sapevamo che sarebbe stato l’ultimo
George Martin

La leggendaria foto di copertina viene scattata l’8 agosto, in una giornata piuttosto calda (forse è questo il motivo per cui McCartney è scalzo). La foto ritrae i Beatles che se ne vanno dagli studi in cui hanno passato migliaia di ore negli ultimi anni. Anche la messa in sequenza dei pezzi è un’occasione per aggiungere ulteriori significati alla loro ultima opera. In origine era esattamente al contrario di quella che ascoltiamo oggi, poi i Beatles decidono che il primo lato si deve chiudere con l’apocalittica I Want You (She’s So Heavy) mozzata alla fine e il secondo con il medley e la sua coda, Her Majesty. Tutti e due i lati terminano in modo brusco. La fine della band si avvicina, l’unica cosa che resta da capire è quando arriverà. «Abbey Road è un disco molto felice», ha detto George Martin, «credo che il motivo sia che tutti sapevamo che sarebbe stato l’ultimo». Il 12 settembre, parlando con i giornalisti, Lennon dice che nonostante abbia suonato con altri musicisti in passato, «se volessi fare un altro album sceglierei i Beatles» e che avrebbero lavorato ancora insieme a gennaio, quando il docu che stavano girando, Get Back, sarebbe uscito nei cinema. Lo stesso giorno il promoter John Brower invita Lennon al festival Rock’n’Roll Revival di Toronto (in cartellone ci sono Chuck Berry, Little Richard, Jerry Lewis e altri), Lennon d’istinto chiede di poter suonare, vola in Canada con una Plastic Ono Band messa insieme ad hoc, partecipa al festival (la sua esibizione verrà pubblicata tre mesi dopo nell’album Live Peace in Toronto 1969) e in quel momento decide di lasciare i Beatles.

Al suo ritorno comunica la decisione agli altri membri della band. Si mettono d’accordo per non diffondere la notizia. Allen Klein sta trattando un nuovo contratto molto vantaggioso e in passato anche George Harrison e Ringo Starr hanno lasciato la band e poi sono tornati. Qualche giorno dopo Lennon registra Cold Turkey con la Plastic Ono Band (composta in questa occasione da Ringo Starr, Eric Clapton e un collaboratore di lunga data, Klaus Voormann), invece che con i Beatles. Ci sono ancora un paio di impegni da assolvere: il video promozionale di Something (in cui i membri della band non compaiono mai insieme), un disco di Natale per il fan club (per il quale lavorano separatamente) e qualche ultima session per Let It Be (a cui Lennon non partecipa). Abbey Road rappresenta il culmine di quello che i Beatles hanno realizzato insieme, ma quando esce nei negozi l’1 ottobre del 1969, la band non esiste già più.