‘Thor: Ragnarok’, l'intervista al cast | Rolling Stone Italia
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‘Thor: Ragnarok’, lo “zio” del tuono è uno di noi

Abbiamo incontrato il cast e il regista della pellicola che segna il terzo capitolo della saga del vichingo spaziale, da oggi al cinema

Mettiamo le cose in chiaro. Thor: Ragnarok è da vedere. Il cast è stellare, e meglio ancora sono ritmo, intelligenza narrativa e umorismo: finalmente andiamo oltre l’irriverenza yankee dei supereroi, e vediamo la vera natura di Thor, oltre che il dualismo tra Hulk e Bruce Banner. Ma le vera sorpresa del terzo capitolo dedicato al vichingo Marvel è la regia, affidata a Taika Waititi (autore del meraviglioso What Do We Do in the Shadows e Selvaggi in fuga, nda), poliedrico personaggio rinascimentale che dirige, scrive, produce, recita e nel tempo libero sale sul palcoscenico come comico e crea pezzi d’arte con le capsule della Nespresso. Dopo la chiacchierata, è anche eletto a “fuori di fucking testa” da La Bestia.

Nel film, oltre a Chris Hemsworth nei panni di Thor, compaiono la Valchiria/Tessa Thompson, Hulk/Mark Ruffalo, il dittatore Sakaar/Jeff Goldblum, Doctor Strange/Benedict Cumberbatch, Loki/Tom Hiddleston, Odino/Anthony Hopkins, Heimdall/Idris Elba e la spietata Hela, prima vera antagonista Marvel, per la prima volta nei fumetti nel 1964, interpretata magistralmente da Cate Blanchett, unica assente al nostro incontro a L.A.

«Questo Thor è molto diverso dagli altri», inizia Hemsworth, «nel primo c’era molta ilarità, anche perché era il punto di partenza, e ho avuto una certa libertà di essere naif, in stile Mr. Crocodile Dundee. Il secondo invece l’ho trovato davvero troppo serio, e per questo quando hanno scelto Taika, ero molto contento: sono sempre stato un grande fan del suo lavoro, secondo me è un genio. È capace di bilanciare sentimento e umorismo come pochi sanno fare, è riuscito a fare un film innovativo, ma allo stesso tempo piacevole, senza complicazioni. Ho improvvisato parecchio: ogni volta che provavo qualcosa di nuovo, Taika era curioso di vedere cosa sarei stato capace di fare, mi incoraggiava a sperimentare. Per quanto riguarda il martello, visto che non posso svelarvi dove si trova, vi rivelo che uso delle spade. Anche il costume di Thor non è proprio il suo migliore. Sono tutte scelte stilistiche che descrivono il viaggio che sta affrontando, caotico e intricato».

Una delle relazioni più interessanti del film è il rapporto tra Thor e Hulk. «Sono due anni che Bruce Banner cerca di combattere Hulk, e adesso Hulk prende il sopravvento», rivela Ruffalo, «vive da campione gladiatore di Sakaar, e ha zero intenzione di tornare sulla Terra: è diventato famoso e gli piace. Con Thor ha una relazione molto divertente, sono come due fratelli, solo che Hulk è un po’ capriccioso, è come un bambino di tre anni, ha un vocabolario abbastanza rudimentale. Sì, questa volta parlo!».

Altro aspetto interessante è la ormai coattiva (ben felice che lo sia!) presenza di donne forti, compresa Valchiria, che attrae l’attenzione di Thor, non solo perché gorgeous-gnocca, ma perché forte e intelligente. «Ho discusso del mio ruolo con Taika», rivela Thompson, «soprattutto della relazione con Thor. Taika mi ha assicurato che Valchiria è indipendente, non esiste solo come partner dell’eroe. Entrambi volevamo un personaggio che avesse una propria dinamica, con il proprio spazio nella storia, e non solo legata sentimentalmente a un uomo. È una scelta intelligente: è giusto dimostrare che noi donne possiamo fare quanto gli uomini, e spesso anche di più».



L’aspetto comico del film e le relazioni tra i personaggi cambiano completamente il gioco, rendendo il film molto più dinamico. «Thor: The Dark World era cupo, troppo solenne per il mio stile», dice Taika. «Ho accettato il progetto perché volevo provare qualcosa di inaspettato: era una sfida, anche perché ho sempre lavorato su materiale scritto da me. Volevo sorprendere il pubblico, creare un film diverso da quelli che giro normalmente, per cambiare le aspettative sulla mia visione e sul mio lavoro. Ecco perché ho accettato di dirigere questo film: sinceramente non mi interessava essere il terzo regista che dirige il terzo film di una franchise. Ero molto curioso di lavorare con Chris, soprattutto dopo il trailer sulla sua assenza dagli Avengers: per me è un attore sottovalutato, forse perché la sua presenza fisica è molto imponente. Questo film era un’opportunità di creare un personaggio contemporaneo, cool, più colloquiale e divertente. Uno di noi. Anche se si tratta di un supereroe, non è detto che debba essere necessariamente noioso. Anche visivamente è del tutto su un altro mondo: è un film simmetrico, con colori retrò, una pellicola vecchio stile, niente camera a mano, nessuna immagine traballante. È un’avventura cosmica, con protagonista un vichingo spaziale. Molto Flash Gordon. Insomma, spero vi piaccia». LUNGA VITA A THOR: RAGNAROK.

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