Camilla Giannelli, Lorenzo Peruzzi e Kevin Rossetti sono i ROS, il power trio che ha spettinato i giudici in questa undicesima edizione di X Factor. Eliminati dal programma alle porte della finale al forum, abbiamo chiesto ai tre musicisti senesi di raccontarci il loro percorso.
Siete arrivati a un passo dalla finale. Come è stata questa esperienza?
Camilla: è stata pazzesca e soprattutto molto formativa per noi! Abbiamo preso in pieno ogni insegnamento, ogni consiglio, ogni critica, per lavorare tantissimo, e ce la siamo goduta forse più di tutti: abbiamo portato i nostri gruppi preferiti sul palco di X Factor, abbiamo fatto 14 esibizioni in 7 puntate e quindi siamo usciti veramente contenti.
Sì, credo che voi abbiate battuto ogni record, da questo punto di vista, come esposizione.
Camilla: sì, 4 ballottaggi e 14 esibizioni!
Kevin: ci mancava solo di passare questo ballottaggio e veramente…
Avete detto che avete portato i vostri gruppi preferiti, ed effettivamente il vostro percorso è stato abbastanza bilanciato tra pezzi in inglese, quindi stranieri, e in italiano.
Camilla: sì, esatto
Ma mi sembra che la vostra intenzione, per il futuro, sia di portare avanti questo genere rock anni ‘90, molto spinto, in italiano, o sbaglio?
Camilla: esatto!
Lorenzo: sì, delle sfumature anni ‘90 ci sono.
Camille: però anche sfumature moderne, tramite gli effetti di basso e di chitarra. Soprattutto, cerchiamo di renderlo più fresco a livello di sonorità. Però, sì, assolutamente italiano; passare per questi gruppi inglesi nelle puntate ci ha fatto bene, perché sono dei gruppi dai quali attingiamo molto a livello musicale. Ma questo genere vogliamo riportarlo in italiano e attingere dagli anni Novanta ma con sfumature più moderne, tramite i suoni.
Mi ricordo che quando ci siamo incontrati in redazione mi avevate citato i Ministri come vostri punti di riferimento.
Camilla: in Italia c’è tutta questa zona di rock underground ––Ministri, Teatro degli Orrori––, ma anche l’indie-rock di Afterhours e Verdena. Sono tutti gruppi dai quali…
Lorenzo: prendiamo ispirazione.
Camilla: tutti importanti modelli italiani. Ci piacerebbe inserirci in questo mondo.
Una cosa che vi abbiamo visto fare a X Factor che immagino non appartenesse al vostro modo di stare sul palco, soprattutto per Camilla, è stata abbandonare lo strumento o, perlomeno, la propria “postazione fissa” tipica da gruppo rock. Come ti sei trovata in questa situazione?
Camilla: diciamo che ce la siamo voluta godere al massimo, quindi abbiamo anche sperimentato molto con Luca Tommassini, che aveva sempre queste belle idee. Abbiamo detto “ma sì, giochiamocela!”. Mi ha fatto bene anche per sbloccarmi musicalmente, perché muoversi, sciogliersi, aiuta anche a far scorrere il pezzo ancora meglio, forse. Mi è piaciuto sperimentare anche attraverso delle scenografie, diciamo, un po’ irriverenti: volevamo fare un po’ tutto, rischiare. Solo che, uscita da qui, io ritorno con la mia bella chitarra elettrica nella mia postazione, perché i ROS vengono da quello e sono quello.
Voi avete scritto il vostro inedito durante la vostra permanenza nel loft, quindi mentre eravate in gara.
Lorenzo: L’inedito è nato mentre eravamo nel loft, anzi, in sala prove mentre, per scherzo, stavamo facendo un video per il Daily. Era un jingle, piccolissimo, che faceva [cantando] “segui il nostro percorso…” [ridono tutti] Che poi è rimasto scritto nella strofa! Abbiamo sviluppato da lì, poi, tutta la canzone. Abbiamo scritto noi il testo, principalmente Camilla con il mio aiuto, e poi sviluppato la base tutti insieme.
Camilla: abbiamo un disco pronto, ma ci mancava un pezzo davvero rappresentativo, adatto a questa circostanza. Racchiude un po’ la determinazione che abbiamo portato in questo percorso, e il concept, che è quello del rumore.
Anche questo è, credo, un unicum, per ora!
Camilla: siamo sopra le righe, ci piace essere un po’ più estremi. Comunque è il rock, il rock italiano, e non ci siamo tirati indietro neanche davanti alle critiche, perché è il nostro stile!
Infatti, questo vostro genere in alcuni casi è stato forse frainteso, capito poco. In alcuni casi vi è stato chiesto, quasi, di abbassare il volume e i toni…
Lorenzo: a più riprese poi!
Camilla: eravamo in un contesto televisivo e sapevamo di andare incontro a rischi del genere, perché portare cose come i Rage Against the Machine in diretta tv è una cosa bella estrema. Però, se siamo arrivati fino in semifinale, probabilmente, pian piano, è stato sempre più capito quello che volevamo fare. Se io “urlo”, tra molte virgolette, è ovviamente una scelta, una caratteristica nostra: se la voce non fosse stata così d’impatto, pungente, e le sonorità così tanto forti, magari non saremmo arrivati neanche fin qua. Quella è proprio la nostra identità.
Vedendolo da spettatore, mi sembra che da questo punto di vista aver avuto Manuel Agnelli come giudice sia stato molto utile per voi ––è stato forse l’unico che non ha mai accolto le richieste dei suoi colleghi, che invece ci sono state durante le discussioni, a questo riguardo. Come vi siete trovati con lui?
Lorenzo: Con Manuel ci siamo trovati benissimo. Abbiamo lavorato un sacco insieme e, per quanto riguarda le richieste degli altri giudici, siamo riusciti con lui a raggiungere dei compromessi che comunque riuscissero a portare nel nostro stile delle sonorità che potessero esprimere anche altri lati, che magari nelle prime puntate non erano venuti in luce, ma che comunque ci appartenevano. Ci ha aiutato molto, perché ci ha fatto lavorare molto su quei punti e per noi è stato positivissimo; ci ha fatto anche crescere, abbiamo maturato dei lati che si sono rivelati importanti. Se non avessimo lavorato secondo la sua guida, probabilmente non saremmo arrivati fino a qui.
Mi sembra che le sue assegnazioni per voi siano state quelle più centrate all’interno di tutta la gara. Ne siete sempre stati contenti, voi, o certe volte avete fatto fatica a lavorare sui pezzi?
Camilla: devo dire che siamo sempre stati contenti, innanzitutto perché ci ha capito in pieno, anche nei nostri gusti. Arrivare improvvisamente a fare Muse, Arctic Monkeys, Rage Against the Machine ci ha fatto pensare di essere sulla strada giusta. Anche per gli italiani, siano partiti estremi con il pezzo di Francesca Michielin ma era una provocazione, soprattutto da lui nei nostri confronti: sapeva che ci piace molto riarrangiare in maniera estrema brani anche distanti da noi, e in realtà è stato molto divertente, non ci ha creato problemi, anzi!
Vi faccio la domanda di rito: avete avuto un percorso quasi completo, la possibilità di esprimere cose diverse tra loro l’avete sicuramente avuta. Ma c’è qualcosa che avreste voluto portare, qualcosa su cui avreste voluto sperimentare, o una vostra sfaccettatura che non avete avuto tempo di mostrare sul palco e che vi è dispiaciuto non far vedere?
Kevin: in realtà noi siamo soddisfattissimi del percorso che abbiamo fatto. Abbiamo suonato quasi tutto quello che ci piaceva, dai RATM ai Muse, tutti i nostri gruppi preferiti. Quindi, nessun rimpianto.
Camilla: ogni sfumatura è venuta fuori, anzi, è stato un percorso anche piuttosto largo a livello di sfumature: sfumature tutte del rosso!
Del rosa!
Camilla: DEI ROS!