In tv, come al cinema, comincia a vacillare il concetto di tempo, di prima e dopo, di fine. Passato e presente hanno allentato le maglie che li dividevano, galleggiando ora in un magma indefinito che comprende reboot, prequel, remake, sequel e quel che c’è in mezzo. Non si tratta soltanto della deriva nostalgica che ha imboccato il settore dell’intrattenimento in generale, e neppure della diminuzione di storie e format originali. In tv, infatti, è decaduto il concetto di palinsesto, che regolamentava l’ordine di prima e dopo, di giorno e notte, di stagione e anno: grazie al modello Netflix la televisione è ormai prossima a diventare sempre più simile a YouTube, dove video, film ed episodi di serie tv, sia recenti che datati, esistono tutti contemporaneamente e sono tutti a portata di clic.
Senza più prima o dopo a cui appellarsi, gli show televisivi adesso possono quindi riprendere dal punto in cui si erano conclusi chissà da quanto tempo, senza che qualcuno storca più il naso. Resta il volto invecchiato dei protagonisti come unica testimonianza del tempo che passa, ma anche e soprattutto la tenuta qualitativa della scrittura e della regia: X-Files, resuscitato due anni fa, questo test non l’ha mica superato, mentre Twin Peaks, ritornato lo scorso maggio, ha dribblato il problema proponendo qualcosa di diametralmente diverso dal prodotto che conoscevamo. Così, ad abbattere per sempre la concezione del tempo e la distinzione televisiva fra passato e presente, ci ha pensato Will & Grace.
Will & Grace è stata uno degli ultimi baluardi della golden age della sit-com televisiva a stelle e strisce, quando non solo era il genere fra i più seguiti, ma era tra quelli che sapeva meglio raccontare la società dell’epoca, in particolar modo quella americana.
Debuttato alla fine degli anni ’90 cavalcando il successo de Il Matrimonio del mio migliore amico, Will & Grace raccontava l’amicizia fin troppo stretta fra una trentenne e il suo migliore amico gay, entrambi disperatamente single. Nel raccontare le peripezie della coppia, la sit-com aveva anche fatto opera di divulgazione alle masse della cultura LGBT e aiutato a restituire dignità alla comunità gay, da sempre mal rappresentata dai media. Ma non sarebbe riuscita a raggiungere questi traguardi se, per quasi 200 episodi, non fosse stata una comedy dannatamente divertente. Giunta a conclusione nel 2006 dopo vari inciampi qualitativi, non ha mai avuto un sostituto o un erede.
Così, dopo una mini-reunion a sostegno della campagna elettorale di Hillary Clinton, complice la disoccupazione dei quattro protagonisti e degli autori originali così come la crisi della NBC incapace di lanciare una comedy di successo dalla fine di The Office, la serie è ritornata in onda lo scorso settembre, per la gioia di grandi e non tanto piccini, ottenendo ottimi riscontri di pubblico. Se tuttavia lo stratagemma per riprendere le fila del racconto si è rivelato abbastanza scorretto nei confronti dei fan che hanno apprezzato e goduto il finale originale (niente di quello che è successo nell’ottava stagione è mai accaduto: Grace non è rimasta incinta, l’amicizia con Will non si è mai incrinata ed entrambi non hanno figliato, Karen è di nuovo sposata all’invisibile e mastodontico Stanley, Jack è… beh, lui è Jack), la serie ha però dimostrato fin da subito di non aver perso smalto, sfoderando la stessa sferzante comicità nella scrittura e l’affiatamento del cast.
Nelle prime sette puntate della nuova stagione, Will e Grace sono ancora coinquilini dello stesso appartamento a Manhattan e in procinto di imbarcarsi assieme in un’avventura professionale come partner di lavoro, con Karen pigra segretaria di Grace e Jack insegnante di recitazione in una scuola media. Nell’attuale nono ciclo non sono mancati alcuni graditi ritorni, come quello del figlio di Jack e dell’acidissimo Beverly Leslie, ma anche commoventi addii, con quel tono agrodolce tipico dalla serie.
Archiviato l’episodio natalizio ambientato nella New York del 1912, Will & Grace riprenderà con la seconda metà della nona stagione il prossimo 4 gennaio, per poi tornare il prossimo autunno con altre nuove puntate. Il suo obiettivo però l’ha già raggiunto: dimostrare che lo scorrere del tempo è un concetto vetusto e che un racconto può finire, ricominciare come non fosse mai terminato e poi andare avanti per una vita intera. E magari chissà, anche oltre.