La vita dei capi dell’hip hop si svolge dietro il cancello di una villa ad Atlanta, su un terreno di quasi un ettaro, con un paio di Bentley parcheggiate davanti. Quando entri, una nuvola di fumo d’erba ti colpisce dritto in faccia. Benvenuti nell’enorme, e mezza vuota, casa di Offset dei Migos. Alcune stanze non hanno arredamento, solo qualche vestito a terra. In alcune non sembra mai essere entrato nessuno. Ci sono ancora i cartellini su alcuni mobili. «La stiamo finendo», dice Offset. «Sono stato troppo in giro, per poterci vivere». Lo puoi immaginare mentre la acquista con pacchi di banconote nuove di zecca, visto che, come dice anche in Bad and Boujee, il successo dei Migos dell’anno passato, Offset ha guadagnato un sacco di soldi freschi freschi (“We got a whole lotta new money”, ndt).
In effetti, ci sono circa 100mila dollari sul bancone del bar, in pacchetti chiusi con un elastico. E sul tavolo della cucina ci sono gioielli per un milione e rotti, tra cui un orologio Audemars Piguet e un Patek Philippe. «L’orologio di cui tutti cantano, io ce l’ho davvero», fa notare Offset. È più ricco di quanto potesse sognare da giovane. «Non potevo immaginare cosa sarebbe diventato tutto questo, onestamente», dice. I Migos, o The Migos, come si fanno chiamare di solito, non sono grandi. Sono giganteschi. Il 26enne Offset, suo cugino – 26enne – Quavo e il nipote di Quavo, il 23enne Takeoff, sono andati oltre l’hip hop, per plasmare la cultura. Sono icone di stile che vestono per farsi notare, portando di solito sei o sette catene di diamanti alla volta.
Hanno contribuito a creare il gesto del dab, arrivando dalla NFL fino ai vostri genitori. Donald Glover ha coinvolto i Migos nella sua serie, Atlanta, definendo Bad and Boujee la miglior canzone di sempre. I Migos sono probabilmente il gruppo – di ogni genere – più influente degli ultimi anni. Hanno sviluppato una struttura di rime, piccole esplosioni di parole in un ritmo terzinato. Kanye e Drake hanno preso in prestito il loro flow, mentre altri MC l’hanno fatto diventare proprio (come Takeoff fa notare, le rime terzinate esistono da prima dei Migos: Bone Thugs-n-Harmony e i Three 6 Mafia lo facevano negli anni ’90, ma il modo snello e acrobatico in cui le eseguono i Migos le fanno sembrare nuove). Alcuni puristi dell’hip hop si lamenteranno che il loro suono è robotico e già sentito, ma sono lamentele da vecchi: come un nonno che urla ai ragazzini di levarsi dal suo prato.
C’è un meme popolare in rete, che racconta come i Migos siano “meglio dei Beatles”; come i Fab Four, i tre Migos abbiano personalità distinte. Quavo (nato Quavious Marshall) è il leader, il frontman, carismatico e sempre sicuro di sé, con la tendenza a dire stronzate divertenti. Era la stella della squadra di football della high school, un quarterback che stabilì il record della sua contea per numero di passaggi completati in una singola partita, 28. Takeoff (Kirshnik Ball) è il tipo di ragazzo che parla solo quando ha qualcosa da dire. Passa inosservato, fino a quando è il momento di sputare una rima, e quando lo fa, esplode di energia, decolla (takeoff, ndr). Offset (Kiari Cephus) è il più profondo, il più serioso. Ha una voce dura, cavernosa. Ha avuto problemi con la legge, tra cui un arresto nel 2001 per furto e possesso di marijuana. Nel 2015 tutto il gruppo è stato arrestato per possesso di droga e armi: Takeoff e Quavo hanno patteggiato, mentre Offset ha dovuto passare 8 mesi in prigione, per i suoi precedenti. Un fatto che dipinge Offset come un criminale per alcuni, ma è lontano dall’immagine che vuole dare di sé. «Non sono un cazzo di criminale», dice, sicuro di sé. «Ero solo giovane». Ammette di aver infranto la legge da teenager. «Facevo delle cazzate», racconta. «Ma lo nascondevo a mia madre. Nascondevo anche la droga a mia madre».
Dice che il suo lavoro in strada era parte di un business plan. Un modo per raccogliere finanziamenti per i Migos. Ma questa è storia passata. Al momento del nostro incontro, a inizio dicembre, i Migos stanno correndo per finire Culture II, il seguito di Culture, disco di platino del 2017. L’album deve essere pronto in tre giorni e hanno 30 ottime canzoni che devono tagliare a 20 o 21, quindi c’è ancora molto da fare. Pharrell ha fatto alcune produzioni sul disco. Big Sean e Ty Dolla $ign hanno registrato dei versi e Travis Scott ha inciso delle parti vocali. I Migos dicono che anche Kanye West ha contribuito ad alcune canzoni, ma non hanno intenzione di usarle tutte su Culture II. «Ci stiamo ragionando», spiega Takeoff. Oggi Offset sembra un uomo di classe, anche se è parecchio stressato. È vestito di nero, cuffia, dolcevita, pantaloni di pelle e anche le calze. Gli sta tutto alla perfezione, come se dovesse andare a sfilare in passerella. Si è destreggiato tra una visita dei suoi avvocati e una telefonata con il suo manager.
C’è anche un’ospite molto speciale al piano di sopra in questo momento: la sua fidanzata, Cardi B. La coppia si è incontrata circa un anno fa, ed è stato Offset a organizzare l’incontro. Il suo interesse cresceva con l’aumentare della fama di lei. «Pensavo “Cazzo, mi ha conquistato!”», dice. «Ripetevo che mi piaceva, mi piaceva Cardi B!». Ha convinto il suo publicist a organizzare una cena a New York con un ristretto gruppo di ragazze, una di queste era Cardi B. Il loro primo appuntamento è stato al Super Bowl. «Un colpaccio!», commenta Offset. Cardi si lancia giù dalle scale, la sua chioma bionda si muove dietro di lei come un mantello. È in ritardo per il suo volo verso New York, ma si ferma un attimo prima di entrare in auto per parlare di Offset, con gli occhi lucidi. «Si prende sempre cura di tutti. Hai presente quelle persone ricche che danno tutto per gli altri? Deve prendersi cura dei suoi figli, quindi si ammazza, si dà da fare, più di chiunque altro». Offset parla costantemente di soldi, sia che voglia farli o spenderli. Gli piace farsi notare, ma gli piace anche molto prendersi cura della sua famiglia. «Voglio che questi soldi siano un investimento», dice. «Ho tre figli, amico. Voglio che siano tutti educati e sani». I suoi figli hanno otto, due e due anni. E no, non sono gemelli. «Non voglio essere uno di quei rapper che hanno fatto i soldi, ma poi devono andare in uno show tv per continuare a guadagnare», spiega. «Preferirei stare fuori delle scene, investendo in Bitcoin». A proposito, quanto ha investito in Bitcoin? «Non mi piace parlare dei miei investimenti».
Ok, c’è qualche investimento di cui puoi parlare? «Ho comprato cinque case ad Atlanta e le ho rivendute. Ci ho ricavato tipo 170mila dollari». Il prossimo passo è un edificio commerciale. Lo scorso ottobre, durante un concerto a Philadelphia, Offset ha chiesto la mano di Cardi, di fronte a migliaia di persone. Perché in quel modo? «Così avrebbe capito che non scherzavo», dice. «Facciamolo vedere a tutti. Devo aver speso mezzo milione per quello (parlando dell’anello, nda)». Perché vuoi sposarla? «È tutta d’un pezzo, viene da dove vengo io, e ha passato quello che ho passato io. È se stessa, amico. L’ho vista lottare in trincea e mi piace quello che ha fatto. Rispetto la sua forza di donna. È entrata nella scena con un atteggiamento da dura. Mi piace. Scopiamo. That’s my baby». Purtroppo, a inizio gennaio, Cardi ha fatto capire sui social che Offset l’aveva tradita (salvo poi cancellare il tweet). Nello stesso periodo sono usciti dei sextape, probabilmente con Offset protagonista. Dopo il post di Cardi chiedo a Offset se stanno ancora pensando al matrimonio. «No, non è nei piani in questo momento», dice. «Le cose stanno tornando alla tranquillità, non abbiamo tempo per farlo ora».
Alla domanda riguardo a cosa sia successo, si rifiuta di rispondere. «È la mia vita», afferma con decisione. «Non è una finta, non è un gioco. Capisci? Non è un gioco. È la mia vita». Qualche giorno dopo, Offset si sarebbe tatuato il nome di Cardi sul collo. È quasi mezzanotte e siamo fuori dagli studi Quality Control di Atlanta. La porta di una McLaren si apre, verso l’alto. Quavo esce dalla macchina urlando, senza parlare con nessuno in particolare, «Sono una rockstar! Ma lo sapevate già!». Quavo si dirige verso lo Studio C e inizia a lavorare su un beat, mentre mangia pollo fritto e mashed potatoes presi a Magic City, famoso strip club di Atlanta. Mangia con la destra, mentre con la sinistra suona la tastiera di un Akai MPK Mini. DJ Durel, il loro tour dj, produttore e ingegnere, sta seduto al suo fianco, modificando i suoni sul suo laptop. Mentre mangia, Quavo si fa una canna, beve un sorso di Hennessy e ascolta la bozza di canzone. È un genio nel trovare ritornelli accattivanti, ma è anche un beatmaker meticoloso. Più di una volta suona qualcosa sull’Akai, poi dice “Torna indietro!”, lo ascolta e lo risuona. Dice a Durel come sistemare la traccia, di continuo, fino a quando non è soddisfatto.
È un beat funky, con un po’ di bassi e un 808. Mentre risuona nello studio, Quavo dice “That’s hard!”, il loro modo di congratularsi. I Migos hanno registrato gran parte di Culture II durante un tour mondiale, un grande cambiamento per loro: uno dei loro ingredienti segreti è quello di registrare lontani, ognuno nel proprio studio in casa. «A casa sei più comodo!», spiega Offset. «Non ti chiedi se qualcosa funziona o meno, sei solo tu che fai il tuo lavoro. Bad and Boujee l’abbiamo fatta a casa mia». Dice di aver registrato la sua parte con il suo figlio più piccolo sul pavimento, seduto tra le sue gambe. In Sud Africa hanno registrato in un resort pieno di scimmie, che ogni tanto sbucavano fuori. «Stavamo scrivendo nel bel mezzo della giungla», ricorda Takeoff. «Attorno a noi c’erano solo alberi». E ha avuto un impatto sui loro testi. In una canzone, spiega Takeoff, c’è Quavo che dice “Straight out the jungle!”, «come se fosse un pezzo giamaicano di Bob Marley. Non l’avremmo fatto se non ci fossimo stati davvero». Nonostante le location inusuali, Culture II ha «il suono originale dei Migos», conferma Offset. «Pezzi da club. Il beat è tutto. Non siamo degli artisti da ballate. Deve essere leggero, divertente e focoso». «È comunque trap», dice Takeoff. «Ci siamo spostati un po’ più sul funky, non completamente. C’è ancora la vibrazione di Migos».
Offset dice che il loro pubblico più importante sono le donne. «Anche se ci sono cazzate gangsta, è trap, le bitches apprezzeranno», dice. «Vedi, Bad and Boujee era un pezzo da donne. Le ha fatte tutte guadagnare qualcosa, le ha fatte uscire dal guscio, le ha fatte sentire meglio con loro stesse. Quando conquisti le donne, hai vinto. Se un nigga volesse sapere il vero segreto per sfondare, è importante fare qualcosa che piaccia alle donne». Nello Studio A, Offset sta lavorando alla parte vocale di un’altra canzone. I Migos normalmente lavorano separati, per poi scambiarsi delle parti di canzoni, che verranno completate o scartate. A Offset piace registrare la voce seduto su una sedia a fianco della console. Mentre il beat continua a girare, inizia a improvvisare. Sembra parecchio James Brown, che sputa parole su un disco, per il modo in cui affetta la traccia ritmicamente, la sua aggressività a volte lo rende quasi incomprensibile. Con il tempo, Offset inizia a sentire delle parole, quelle giuste. Prima dice, “Had to put my mama in the Maybach”, e poi prova con “Came from the bottom in the haystack”, e ancora “Working out the pain from the way back, uh…”.
Quando erano più giovani, i Migos seguivano la regola dei 20 minuti: non dovevano metterci più di 20 minuti per chiudere un verso. Ora,il tempo si è allargato, ma una delle caratteristiche del loro sound è non scrivere mai i versi. Fanno freestyle e vedono cosa esce, una modalità che impedisce ai tre di valutare troppo le cose, lasciando vincere l’istinto. I Migos pensano molto al ritmo, però, a come far cadere le sillabe al posto giusto e a lasciare il giusto spazio tra le parole. «Penso alla mia voce come un rullante», dice Quavo. «Come a un tamburo. E più importante, penso che la mia voce sia un basso». Gli ad-libs (piccole improvvisazioni caratteristiche di ogni rapper ndt) sono fondamentali. Quelle piccole esclamazioni tra una rima e l’altra – che sia “Shine!”, riferito ai gioielli, oppure dei suoni diversi, tipo skrrrt o brrrup – aiutano ad accentuare il ritmo e aggiungono orecchiabilità. «Ogni beat ha un po’ di spazio vuoto, dove non suona nulla per circa mezzo secondo. E lì devi mettere gli ad-libs», dice Quavo. «Lasciamo che funzionino come un hi-hat o un rullante, quei figli di puttana!». Una delle ragioni per cui i Migos sembrano così in sintonia uno con l’altro in studio è che fanno questo da quando sono piccoli.
Crescendo, Quavo e Offset hanno legato per superare le sofferenze famigliari. Quando Quavo era in terza media, sua madre si ammalò. «Aveva un’infezione da stafilococco alla gamba», dice. «Pagava lei tutte le bollette e tutte le cure. Mi faceva stare male». Il padre di Quavo morì quando aveva cinque o sei anni, e sua madre affrontò la malattia dovendo badare a lui e alle sue sorelle. Decise che era ora di crescere. «Mi fece cambiare mentalità», racconta. «Mi dissi, “Me la devo cavare”. E da allora è stato tutto magico». Offset, nel frattempo, ricorda com’è stato vedere suo fratello maggiore condannato al carcere. «La gente non conosce questa storia. Mi ha insegnato tutto. Si è preso 15 anni di prigione, amico, quando facevo la terza media. Mi ha sconvolto». Proprio in quel periodo lui e Quavo iniziarono a passare ore e ore lavorando sulle loro abilità e costruendo rime. Takeoff si unì al gruppo poco dopo, e i tre Migos andarono a vivere insieme, nelle tre camere da letto della casa della madre di Quavo.
Pubblicarono il primo mixtape nel 2011, la prima hit arrivò due anni dopo, Versace. Oggi i Migos vengono sommersi dalla folla quando sono per strada, e spendono soldi come fossero sultani. «Possiamo prendere un jet privato per L.A.», dice Quavo, con la nonchalance che potete immaginare. «Oppure possiamo guidare fino al primo 7-Eleven». Quavo può anche permettersi di fare colpi da fuoriclasse, come comprare a sua madre una casa nuova per Natale. Eppure, dice che continua a condividere la casa con Takeoff (la madre di Quavo è la nonna di Takeoff, nda). «Era davvero emozionata», dice Quavo. «Ha pianto per un giorno intero». Assieme al successo galoppante c’è stato qualche momento drammatico, incluso un confronto con Chris Brown agli scorsi BET Awards e due accuse di omofobia. In entrambi i casi si sono scusati, dicendo, tra le altre cose, “amiamo tutte le persone, gay o eterosessuali, e ci scusiamo se abbiamo offeso qualcuno”.
C’è stato anche un momento piuttosto caldo con Joe Budden, un rapper che fino a poco fa era il co-conduttore di un popolare web show chiamato Everyday Struggle. Quando i Migos sono stati ospiti dello show, Budden ha offeso il gruppo, andandosene durante l’intervista: un gesto che ha portato i Migos e la loro crew a voler regolare i conti. Sembrava stesse iniziando una rissa. Il video dell’accaduto ha praticamente rotto Internet. Quavo da allora ha iniziato a usare “Joe Budden” come sinonimo di hater (anche nel ritornello di Ice Tray, una traccia in collaborazione con Lil Yachty dello scorso anno). Ma Quavo non ha archiviato la cosa. «Non ho mai avuto uno scontro con Joe Budden», dice. «Semplicemente ho sempre pensato, “Fuck him!”. Non gli manco di rispetto quando lo penso. Non è come dire “Fanculo, quando lo vedo gli faccio il culo”. È più un “Fanculo, io non do fastidio a te e tu non dai fastidio a me”. Non gli manco di rispetto. È solo un tizio con delle opinioni di merda, che vuol far innervosire gli artisti. E, oltre a questo, anche lui era un artista, quindi sa cosa fare per farci innervosire».
In un video online, Budden prende in giro la canzone e dice che è spazzatura, ma contattato per un commento sulla storia ha risposto: «Io amo Lord Quavious». Attorno alle due di notte, è tempo di lasciare lo studio per andare verso lo strip club. Tutto il gruppo, circa 15 tizi in totale, si muove diviso in una carovana di otto macchine costose, tra cui la Bentley Bentayga di Offset, l’altra Bentley del loro amico Lil Yachty e la McLaren di Quavo. Attraversiamo le strade buie di Atlanta in fila indiana, tranne Quavo. Lui è alla testa del corteo, continua a cambiare corsia, accelera, brucia i semafori, facendo ruggire il motore della sua bestia. Quavo guida con sicurezza. Fa tutto con sicurezza. Quando gli chiedo di dirmi i suoi cinque MC di tutti i tempi, ne nomina sei: Tupac, Biggie, Jay-Z, Kanye, Gucci Mane e Quavo.
Nel 2017 ha partecipato alle canzoni di chiunque, da Liam Payne a Mary J. Blige. Vuole a tutti i costi diventare più famoso di quello che è già. «Voglio sedermi sul divano di Ellen», dice. «Voglio sedermi sul divano di Jimmy Kimmel, su quello di Fallon… Voglio fare queste cose, quelle che fanno tutte quante le grandi star». Oggi Quavo vorrebbe fare un triplete. «Voglio partecipare a tutto. Nella high school facevo tre sport. Ora voglio fare tre attività». Significa fare musica, recitare e produrre film. Recentemente ha detto che sta lavorando a qualcosa ispirato ai film che ha amato nella sua vita: «Juice, Nella giungla di cemento, tutti i film di Snoop Dogg, tutti i film di Master P, I Got the Hook-Up, Baller Blockin’, il film dei Big Tymers». Mentre fa accelerare di colpo la McLaren, Quavo vede che schiaccio con il piede un freno virtuale. Ma per lui non ha senso essere nervosi mentre corre, fatto, per la città. «Non essere nervoso!», grida.
Ma come potete immaginare, non serve a niente. Una settimana dopo, i Migos sono in un camper a Los Angeles, fumando e bevendo e discutendo, prima di esibirsi alla première del criticatissimo e guardatissimo film di Will Smith su Netflix, Bright. Hanno in programma di organizzare un party di compleanno per Offset. Mentre lui è su FaceTime con Cardi e Yachty prende una scatola di cereali Apple Jacks, Quavo inizia a tenere banco. Dice che fumerà una canna dentro al cinema. «Sorry, Will!», le sue parole. Più tardi terrà fede alla parola data. Takeoff sta da parte, preparandosi la terza canna della serata. Rolla di continuo. Si ferma solo quando la conversazione si sposta su Tupac, Biggie, le loro lotte e le loro morti. Si rianima e, sì, decolla, attaccando a parlare con occhi spiritati, mentre discutiamo di teorie su chi ha ucciso chi e sulla storia dell’hip hop in generale, che è territorio suo, visto che si dedica totalmente alla musica. REL, uno dei manager dei Migos, ama raccontare una storia su quando furono fermati dalla polizia e Takeoff aveva solo 14 anni. Quando l’agente gli chiese che lavoro facesse, rispose: “Sono un rapper”.
Offset dice che Takeoff «si apre con le persone che ama, ma è silenzioso con tutti gli altri. Analizza tutto, per questo penso che il suo rap sia così potente. Takeoff è potente, semplicemente potente». A mezzanotte e mezza, i ragazzi, a cui si è aggiunga Cardi, si dirigono verso un club in città, per celebrare il compleanno di Offset. Lui indossa una maglia a maniche lunghe da donna, coperta di diamanti, di Saint Laurent. È un look un po’ Liberace, dal costo di 20mila dollari. Si incamminano verso il palco, dove ballano e rimano su un paio di loro pezzi e mostrano a tutti i loro gioielli, dal primo all’ultimo. Appena la festa inizia a spegnersi, Offset e Cardi escono dal locale, dove il suo regalo lo aspetta: una Rolls Royce Wraith da 400mila dollari, rossa e bianca. Offset urla e balla, mentre entra dal lato guidatore. Cardi si siede sulle sue gambe e amoreggiano sul sedile davanti. Sembrano un re e una regina che si scambiano i diamanti. «Un giro sulla Rolls!», urla Offset. «Grazie, Dio!».