«A volte le dimensioni contano. E se è piccolo, ci piace di più». Giuliano Sangiorgi, Lele e Andro sono seduti nel backstage della Santeria Social Club di Milano. Hanno appena finito di suonare: un concerto acustico, intimo, lontano anni luce dai concertoni che i Negramaro faranno la prossima estate negli stadi. Eppure, altrettanto intenso.
«Non sai quanto è stato difficile gestire una situazione così, allo stesso tempo piccola e gigante», racconta Giuliano: «Quando sono sceso dal palco ho chiesto scusa a Lele e Andro perché tra una canzone e l’altra ho sicuramente detto un sacco di stronzate». Altro che stronzate: i Negramaro hanno suonato le loro canzoni, nuovi pezzi e grandi classici, sul piccolo – per loro – palco della Santeria, mandando il pubblico in estasi. «È stata una vera e propria irruzione. E tra i nostri desideri c’è anche tornare nei club, la realtà che dai nostri inizi in Salento ci ha dato di più».
I Negramaro sul palco della Santeria a Milano sono stati una sorpresona per il pubblico in sala, che certo non si aspettava di trovarseli davanti agli occhi. Gli artisti attesi per questa serata – The Double Night Negramaro Social Club – erano infatti Laica e Chris Venia, nomi emergenti che hanno suonato canzoni originali del loro repertorio e cover dei Negramaro, pezzi come Parlami d’amore e Via le mani dagli occhi riveduti e corretti per l’occasione.
E l’occasione era questo evento promosso da Dacia, partner del tour Amore che torni, per lanciare il nuovo Duster della casa automobilistica. «Negli anni abbiamo detto tanti “no” a operazioni proposte da altri marchi d’auto perché non c’entravano niente con la musica e i ragazzi. Ma qui c’era la possibilità di far godere il pubblico, e noi stessi abbiamo goduto come pazzi».
È andata così: a un certo punto della serata la gente sotto il palco della Santeria è stata invitata a “sbucciare” il proprio biglietto d’ingresso, soprannominato shocking ticket. Sotto i nomi di Chris Venia e Laica, infatti, c’era il nome delle vere star dell’evento: i Negramaro in carne e ossa, in una quasi inedita versione unplugged.
«Non riesco ad abituarmi all’idea di poter scioccare una persona», dice Giuliano ancora accaldato: «Oddio, vista l’estetica sì!». Si prende in giro Sangiorgi, poi torna serio: «Quando abbiamo saputo che c’era questa serata organizzata con ragazzi che suonano e non sono semplici cover band siamo stati felicissimi: vedere artisti che si cimentano con le nostre canzoni e le rifanno come vogliono loro e un po’ come quando noi abbiamo rifatto Modugno, Claudio Villa o Poster di Baglioni a Sanremo».
I protagonisti “junior” di questa Double Night sponsorizzata Dacia – Chris Venia e Laica – sono stati scelti dai Negramaro stessi. «Abbiamo guardato decine di video», spiega Andro: «Ed è stato come rivederci ai tempi del primo demo inviato per partecipare a decine di contest. Una cosa fantastica, e mi sono emozionato anche con i video delle band che non sarebbero stati in grado di sostenere un palco così». Così piccolo, così grande. Dimensioni relative.
E allora torniamo agli esordi dei Negramaro: «Abbiamo vissuto la realtà della provincia di Lecce, che era piena di band ed è questo che ci ha dato coraggio, anche con l’incoscienza iniziale, di iniziare subito con nostri inediti e niente cover. È stata una sfida. E serate come quelle di stasera possono essere uno stimolo a frequentare pub e locali, a prescindere».
La loro Lecce, mille chilometri e passa di autostrada da questa Milano: «Le classiche cover band le trovavamo qui. Ma Lecce era una piccola Londra», ricorda Giuliano: «Sembra una cazzata detta da un sudista, ma era davvero così: esplodeva di musica e arte contemporanea». E allora, quali colleghi ricordano di quegli anni a cavallo tra XX e XXI secolo? «I Fonokit di Marco Ancona, che prima erano i Bludinvidia: restano sulla loro strada con una dignità incredibile. Ma il nostro mito erano i 24 Grana».
I 24 Grana, giusto: il toto-Liberato. Alcuni l’hanno sparata: il misterioso cantante napoletano altri non sarebbe che Francesco Di Bella, leader dei 24 Grana. Plausibile secondo i Negramaro? «Se fosse Checco ne sarei felicissimo!», dice Giuliano. Che fa anche un altro nome: magari Polina, e canticchia poli-na-poli-na-poli… Andro invece non si sbilancia, non fa nomi e cognomi: «È sicuramente un progetto legato a produttori molto in gamba». Chiusa parentesi, torniamo al tour di Amore che torni.
Con un repertorio enorme come il loro fatto di hit single ormai storiche e un intero nuovo disco da presentare live, come si scelgono le canzoni da suonare, i pezzi con cui aprire i concerti, quelli con cui chiudere le serate? Giuliano indica Andro: «Lui è il dittatore artistico!». Risposta: «Facciamo a pugni e chi rimane in piedi decide». Scherzi a parte, spiega Andro: «Ci stiamo lavorando, siamo in fase creativa e non vogliamo spoilerare nulla. Ma abbiamo deciso che i concerti di questa estate devono essere delle feste: vogliamo fare riflettere e allo stesso tempo far stare bene. Niente paranoie, l’importante è goderci questo momento».
Godersi un momento come il live acustico di questa sera per Dacia, esploso con un grande classico dei Negramaro, Estate. «Io sono cresciuto con L’Estate sta finendo» racconta Giuliano: «Ed è una canzone che è scomparsa, se l’ascolto mi ricorda solo gli anni Ottanta. Le nostre canzoni stanno invece attraversando i decenni. Sono felice di far parte di questa band partita da quattro paesini del Salento, dove non c’era nessun talent a dire “fighissimi questi indigeni, li ho scoperti io”. C’era solo una forte cultura musicale con gruppi come i Sud Sound System e gli Après la Classe… E sono felice se uno stadio salta su Via le mani dagli occhi. Ma quando all’inizio facevamo Estate, ci siamo detti “ripuliamola delle cazzate” perché se una canzone deve avere un senso, deve averlo anche spoglia, come stasera».