Lo scorso marzo, tutti lo sappiamo, è stato caratterizzato dal tremendo Burian, un essere mostruoso fatto di ghiaccio e neve che ha raffreddato i sogni di primavera di tutti noi, amanti degli shorts. Nevica anche a Milano quando incontro Noah Cyrus, in un freddo backstage.
«Scherzi? Ha trasformato il mio tour promozionale in una vacanza!», dice la ragazza di Nashville, che non ha mai visto così tanta neve in vita sua. «È stato fighissimo andare in giro, per arrivare in Italia siamo passati dalle Alpi, ci siamo fermati a visitare un paio di castelli. È bello girare con il mio management, sono riuscita a trasformare il mio team in una specie di famiglia. E poi, non tornavo in Italia dai tempi del tour di Bangerz di Miley, quattro anni fa».
Ha un entusiasmo incredibile, che evidentemente fa parte del suo Dna. Noah è la sorella minore di Miley, ultima figlia di Billy Ray e, quindi, l’ingresso più recente della famiglia nel campo musicale. In realtà, non è che ne avesse tutta questa voglia. Fino a poco tempo fa la sua unica passione era l’equitazione ma, complice la sovraesposizione pubblica del padre e dalla sorella, inizia a recitare da piccolissima (l’esordio a due anni, in una serie tv).
Oggi ha più di un piede dentro il music biz, con sei singoli sul mercato, un disco in uscita – sospirata, visto che avrebbe dovuto essere pubblicato l’anno passato, «ma adesso dovremmo esserci, è tutto pronto, è solo da finalizzare» – collaborazioni con una schiera di nomi tra i più vari, da Labrinth a XXXTentacion, fino all’ultima MØ, per il singolo We Are Fucked. «Sono i primi giorni che canto dal vivo questo pezzo», dice, mentre è in un mini tour europeo come ospite a sorpresa di Alan Walker. «La risposta è incredibile, ci sono dei mercati piccoli in cui non mi conoscono assolutamente e in cui il pezzo non è praticamente uscito, ma cantano con me “WE ARE FUCKED” durante il ritornello». Forse perché non vogliono fare la figura degli sfigati e stare in silenzio per tutto il tempo, o forse perché il messaggio è abbastanza semplice.
«Tutti sono “fucked”, in qualche modo. I giovani, la nostra generazione… siamo tutti imprigionati dai social, dalla tecnologia. In più, sono tempi difficili: pensa al sessismo, al razzismo, al terrorismo, sono tutti aspetti negativi che stiamo vivendo sulla nostra pelle. Dovremmo essere più consapevoli, ma ti dirò, siamo sulla buona strada. Stiamo usando queste connessioni per lanciare dei messaggi importanti». Il riferimento diretto è a movimenti come #MeToo, che hanno smosso anche i più giovani. «Ho letto questa notizia l’altro giorno, sei teenager si sono candidati alla carica di governatore in Kansas (dove non c’è nessun limite minimo d’età, nda).
Ci sono persone che li prendono in giro, ma penso sia una presa di coscienza importante. Guarda cos’è successo nei giorni successivi alla sparatoria di Parkland, in Florida. Il discorso di Emma Gonzalez… sono questi i messaggi importanti, oggi. Ne parlo tutti i giorni».
Gonzalez, nata nel 2000 come Noah, è diventata il simbolo della rabbia teen nei confronti dell’NRA e, per osmosi, nei confronti di Trump, grazie a un discorso fermo e deciso che ha fatto il giro del mondo. «La voterei alle elezioni del 2020. O lei o Kanye. Anzi, sarebbe bello averli tutt’e due, con Kanye come vicepresidente».