Dip, ching, splash, chef. Sono solo alcune delle parole che una nuova generazione di trapper utilizza per descrivere l’accoltellamento. È la drill music, un genere che si è diffuso nelle crew delle case popolari a sud di Londra e che negli ultimi mesi è arrivato sulle prime pagine di tutti i quotidiani UK, direttamente collegato all’emergenza omicidi lanciata dal Sunday Times all’inizio di aprile. Nel mese precedente, raccontava il quotidiano, a Londra sono state accoltellate a morte 22 persone. 50 dall’inizio dell’anno, la maggior parte adolescenti. È un record.
«Gli omicidi che affliggono Londra e altre città del paese sono direttamente collegati alla drill music, un nuovo genere musicale ultra-violento che si è diffuso nel Regno Unito», si legge sul Times. Poi un elenco di rappresaglie tra gang nate in musica, cresciute sui social e finite in strada. Sui tabloid le foto delle vittime volano in prima pagina, i titoli diventano “Sound of Violence: un mucchio di adolescenti incappucciati guardano in camera, fanno il gesto della pistola con le dita e rappano di omicidi” (sul Sun) e via con il panico nazionale.
Veloce passo indietro. La drill music nasce nella Southside di Chicago intorno al 2010 ed è il sottogenere di un sottogenere. Musicalmente l’influenza principale è la trap di Atlanta, ma con beat rallentati e flow a schema libero, spesso con l’attacco in levare ad anticipare il beat così da creare un effetto di apparente fuori tempo. I testi, invece, sono molto più violenti, riflesso della vita nei quartieri più difficili della città nota come la “murder capital of America”. Il racconto è in stile iperrealista: coltelli puliti con la candeggina nella cucina della mamma, scarpe bruciate perché sporche di sangue e così via.
I principali esponenti sono Chief Keef, Fredo Santana, King Louie e Lil Durk. Keef, in particolare, è diventato famoso dopo un remix di Kanye che ha portato la sua I Don’t Like nella Billboard top 10. Nel frattempo ha collezionato una condanna per produzione e spaccio di eroina e un’altra per aver minacciato un ufficiale di polizia con una pistola carica. Aveva 16 anni. «Mentre il tasso di omicidi a Chicago schizza alle stelle, la drill nichilista riflette la vita vera lì dove il ripulitissimo hip-hop mainstream ha fallito», scriveva Lucy Stehlik sul Guardian, proponendo un paragone tra il realismo del drill e quello di The Wire, la serie che racconta lo spaccio e la disperazione delle popolari di Baltimora.
Nel 2012 il parallelo aveva perfettamente senso, la drill era una via di fuga dalla povertà e i suoi protagonisti giovani alienati come quelli della serie. Poi il fenomeno trap è diventato globale, fino ad arrivare nelle zone più popolari di Londra, dove le guerre tra gang si combattono tanto in strada quanto su YouTube e Soundcloud.
Colpire i musicisti è una distrazione
«Nei video le gang si provocano tra loro. Parlano di cosa hanno intenzione di fare e, soprattutto, dei loro bersagli», ha dichiarato a LBC Radio il commissario della polizia metropolitana di Londra. Scotland Yard ha chiesto a YouTube di rimuovere 30 video collegati alla scena drill, da oggi non più disponibili sulla piattaforma di Google. «Siamo al lavoro con la polizia, e abbiamo sviluppato policy specifiche per colpire i video collegati agli accoltellamenti nel Regno Unito», ha dichiarato un portavoce dell’azienda.
Qualcuno tirerà un sospiro sollievo. Ma bisognerebbe chiedersi: è la musica a influenzare il contesto sociale, o il contrario? «Scrivi di quello che vedi nel tuo ambiente», ha detto DJ Bempah a BBC Today. «La musica può rendere il crimine affascinante, ma non ti obbliga a far nulla». «Succedevano le stesse cose nei pezzi di Tupac», ha detto MC Abra Cadabra al Guardian. «La competizione territoriale fa parte del gioco. Credo che tutti i miei ascoltatori lo sappiano bene». Senza emergenza accoltellamenti la drill esisterebbe comunque, perché è l’unica via di fuga di una generazione povera, alienata e senza prospettive. «Colpire i musicisti è una distrazione», continua Abra. «Finché taglieranno i fondi a scuole, case popolari e club giovanili, condannandoci a vivere sotto la soglia di povertà, allora la gente farà sempre cose assurde».
È giusto ragionare sulla quantità di contenuti violenti diffusi sui social dei giovanissimi; ma se il pubblico è così debole da non riuscire a filtrare i messaggi che arrivano da materiali di intrattenimento, allora a fallire è tutta la società. Insomma, viene da pensare che più che risolvere un problema si stia solo abbassando il volume della sua colonna sonora.