È una campagna pubblicitaria che forse non lo è fino in fondo. O meglio, lo è in modo diverso da quanto fatto finora. Per il lancio della riedizione delle Air Max Plus, meglio conosciute come TN, Nike ha deciso di raccontare qualcosa di differente attraverso gli occhi e la macchina di Gabriele Micalizzi, fotoreporter. Ha deciso di raccontare una storia di strada, che potete vedere nelle foto in esclusiva qui sopra. Quella di Tedua, rapper con di fronte una carriera iniziata tra i vicoli di Genova e poi esplosa a Milano. Due protagonisti, uno davanti e uno dietro l’obiettivo, per catturare qualcosa di più profondo. Perché definire sneakers le Squalo è quasi un’offesa, tanto simboliche sono state per l’Italia di 20 anni fa. Soprattutto per i quartieri periferici, quelli sporchi. Quelli dove Tedua e Gabriele sono partiti.
Non è una campagna normale, avete lavorato in modo diverso?
Micalizzi: Mi hanno dato direttive molto larghe, avevo già scattato per delle campagne ma non ero mai stato lasciato così tanto libero. Mi è stato chiesto di raccontare una storia, tutto qui. In maniera esaustiva, con carattere… Ho iniziato studiando il profilo di Mario, credo che abbiamo un background affino. È una persona genuina, tanti aspetti della sua personalità rispecchiano quello che dice. Ha avuto anche una storia molto travagliata ma non si vede… È il suo profilo psicologico, ecco. È uno che dà tutto se stesso.
Tutto giusto, Tedua?
Tedua: Tutto corretto, anzi, appena Chris (Nolan, il suo produttore, ndr) avrà lo studio pronto mi concentrerò sempre di più. È la prima volta che faccio una campagna così figa, ho fatto altre esperienze ma non di questo livello. Ci ho messo l’anima, lo spirito, tutto. Ci vuole la cura per il dettaglio, la passione. E Gabriele ha questa cosa in più, serve un guizzo per non essere uno normale, un mediocre. Dovremmo avercene di persone come lui.
Micalizzi: Lo scopo era proprio raccontare la sua storia: l’ho divisa in tre parti, con le radici di Genova, il passaggio a Milano e la affermazione. Il rap è un po’ una palestra di vita, no? Un po’ 8 Mile. Che ha un forte corrispondenza con lo sport, con Nike in questo caso.
Com’è stato mettere sul piatto la tua storia?
Tedua: Avevo un po’ il magone all’inizio. Sapevo che avrebbe comportato degli sbatti, volevo coinvolgere le persone giuste, volevo portare tutti nei luoghi che sento più vicini. Ero pronto davvero a fare tutto, a tuffarmi in acqua… Sono stato coinvolto completamente, è stato interessante vedere anche come Gabri si è mosso in una città non sua. È stato molto bravo. Quando sono impegnato in qualcosa che mi piace sorrido di continuo come uno scemo.
Appunto, come hai affrontato Genova?
Micalizzi: Di solito guardo com’è costituita una città, dove si muove la gente, quali quartieri mi interessano… E ovviamente ho un fixer che mi aiuta per questa cose. Mario è stato un ottimo cicerone in questo senso, un po’ conoscevo già Genova per ragioni famigliari ma è stato bello avere lui a guidarmi.
Tedua: Avevamo un giorno solo, ma potevamo stare lì anche di più! Avrei voluto portarlo in un sacco di posti. Se ci fosse una produzione come Gomorra qui a Genova la risolleverebbe, è un pozzo senza fondo. Gabriele ha coinvolto la gente con una specie di sfacciataggine gentile, interagiva le persone come se non fosse italiano. Ha trovato agganci nei vicoli come sulla striscia di Gaza, come in Egitto. È un italiano che non è abituato a stare lì.
E la gente come ha risposto?
Tedua: Benissimo, ci hanno aperto un sacco di porte.
Micalizzi: Genova ha una storia incredibile, basta che ascolti quello che racconta De Andrè… Ci siamo confrontati molto su questo, ci siamo fatti ispirare. Magari Mario mi suggeriva dei posti, io ne trovato altri, ci siamo messi insieme… Vengo dalla cronaca, dal reportage, quindi cerco di cogliere degli aspetti belli in luoghi che vedi tutti i giorni.
Mario, cosa vuol dire Genova per te?
Tedua: Le città per me sono state importantissime, sono cresciuto a metà tra Milano e Genova. Oggi considero tutto uno stesso luogo, mi sembra che Genova sia il mare di Milano. Visto da fuori credo di aver preso qualcosa da tutt’e due, da milanese hai una grossa spocchia nei confronti delle alte città. Come diceva Dargen, “Per l’Europa Italia, per l’Italia Europa” (da Amo Milano, ndr). Ti serve mantenere tutt’e due i punti di vista.
Che cosa prenderesti di Milano e cosa di Genova?
Tedua: Da Milano la voglia di stare al passo coi tempi, da Genova l’amore per il contenuto piuttosto che alla forma. Milano ti dà frenesia, individualismo, Genova è la coscienza sociale e il rapporto con la natura.
Micalizzi: Sottoscrivo ogni parola. Genova ha un peso, una profondità diversa.