Il ciuffo di Elvis e il caschetto dei Beatles. Il fulmine che attraversa l’occhio di David Bowie e il cilindro appoggiato sui riccioli di Slash. Jimi Hendrix che dà fuoco alla chitarra sul palco del Monterey Pop Festival e Paul Simonon dei Clash che spacca il proprio basso consegnando al mondo una delle foto più intense della storia del rock, universalmente nota come copertina di London Calling. Immagini e momenti che hanno segnato indelebilmente la cultura pop della seconda metà del Novecento, galoppando orgogliose verso il XXI secolo. Icone di un’epoca destinate all’eternità, come gli Yellow Boot di Timberland che quest’anno compiono 45 anni: i classici scarponcini gialli con la suola a carrarmato, nati nel 1973 e amati tanto dai nostri paninari negli anni Ottanta (ricordate la canzone Paninaro che i Pet Shop Boys avevano dedicato all’omonima sottocultura tutta nostrana?) quanto da cavalli di razza del rock come Axl Rose, che spesso indossava gli Yellow Boot sul palco durante l’epico tour di Use Your Illusion.
Era l’inizio degli anni Novanta e, mentre Axl e Slash erano all’apice del loro successo con i Guns n’ Roses, a Seattle scalpitavano gruppi come Soundgarden, Pearl Jam e Nirvana che – armati di camicie da boscaiolo e chitarre – erano pronti ad abbattere tutta la concorrenza conquistando radio, tv, classifiche e riviste di costume. Esploso il grunge, il rapporto di amore/odio tra Guns n’ Roses e Nirvana (Axl li amava, ma il sentimento non era ricambiato) è deflagrato nel backstage degli MTV Awards del 1992, tra battute sarcastiche su mogli e figlie, veri e propri insulti e… No, per fortuna non sono venuti alle mani. Ormai scomparso Kurt Cobain, Axl e Dave Grohl hanno seppellito l’ascia di guerra, tanto che il secondo ha prestato il suo “trono” al primo per permettergli di stare sul palco da Re nonostante una gamba rotta.
La storia della musica pop e rock è costellata di rivalità tra artisti, invidie e gelosie costruite spesso ad hoc per giocare con i media e surriscaldare ulteriormente i bollenti spiriti dei fan. E poi è una questione di stile e tribù di seguaci. Gli educatissimi McCartney e Lennon da una parte e i più scollacciati Mick Jagger e Keith Richards dall’altra: amate di più i Beatles o i Rolling Stones?
In un caso o nell’altro, le loro canzoni e le loro silhouette sono parte integrante dell’immaginario collettivo da oltre 50 anni a questa parte. E se proprio vogliamo parlare di iconici contrasti, veri attriti c’erano tra Paul McCartney e John Lennon, scatenati proprio da Yoko Ono. Noi tifiamo sempre pace & amore, come insegna la foto di una delle coppie più belle del mondo – John e Yoko – sdraiati insieme a letto.
Poi negli anni Settanta è arrivato il Punk, che della filosofia peace & love ha fatto carta straccia. E se i Sex Pistols – con le magliette tenute insieme dalle spille da balia e i capelli sparati in aria – gridavano che volevano distruggere tutto per portare l’anarchia nel Regno Unito, i Clash mettevano insieme passione smodata per il rock&roll, gran gusto nello scegliere i vestiti e sano impegno politico. Rimanendo in Inghilterra, altri idoli amati dai giovanissimi, altre stilosissime faide musicali: c’erano le ragazze che romanticamente sognavano di sposare Simon Le Bon dei Duran Duran e quelle che invece tifavano elegantemente Spandau Ballet, entrambi massimi esponenti di quel movimento musicale-culturale di allora chiamato New Romantic, determinante per la moda pomposa e sbarluccicante degli anni Ottanta e non solo.
Facendo un salto in avanti di un decennio, dilaga il Brit-pop di Oasis e Blur che rilanciano look e sonorità di stampo beatlesiano: si guadagnano le prime pagine dei tabloid inglesi grazie a canzoni di enorme successo e godibilissimi eccessi, compresi scambi di insulti tra i fratelli Gallagher e la band di Damon Albarn. Ammettiamolo: era impossibile decidere da che parte stare, ma era tanto divertente stare a guardare e, soprattutto, ascoltare le loro canzoni, tutt’oggi inni da cantare a squarciagola, abbracciati.
Ma torniamo negli Stati Uniti con due figure mitologiche del pop anni Ottanta: Michael Jackson e Prince, capaci di reinventarsi continuamente, mutare letteralmente pelle almeno in un caso, registrando canzoni memorabili e girando video, o addirittura film, epocali. Thriller e Purple Rain, voci e immagini senza tempo. E, sì, anche tra loro c’era un’accesa rivalità: Prince arrivò a suonare la chitarra a un centimetro dal naso di Michael Jackson, un gesto di sfida, ma – come si suol dire in questi casi – “son ragazzi”. Ragazzi che hanno scritto le tavole della legge del pop.
È poi il rap che ha fatto del cosiddetto dissing un’arte. Degenerando talvolta, con risvolti purtroppo drammatici come nel caso dei compianti Notorious B.I.G e Tupac Shakur, due monumenti della cultura hip-hop anni Novanta: esponente dell’East Coast uno, della West Coast l’altro, la loro musica non ha più – e forse non ha mai avuto – confini.
E a proposito di rapper contemporanei, Sua Maestà Kanye West è perennemente impegnato in una diatriba a distanza con un’icona femminile del XXI secolo: Taylor Swift. Il primo battibecco tra loro è stato agli MTV VMA del 2009 (come per Guns n’ Roses e Nirvana: notti magiche!), quando Taylor ha soffiato un premio alla Regina Beyoncé scatenando disappunto in Kanye. Da allora è un bisticcio continuo portato avanti anche con canzoni e annessi video-clip ormai storici: Famous di Kanye West e Look What You Made Me Do di Taylor Swift.
Non c’è dubbio: Cardi B e Nicki Minaj sono le donne che hanno dominato questo 2018, onnipresenti, non si contano i loro record in classifica, considerati anche gli infiniti featuring di entrambe in canzoni di colleghi, amici e parenti. Ecco, tutti le amano, ma il rapporto tra loro è invece piuttosto turbolento, tanto da arrivare a lanciarsi le scarpe.
Comunque sia, Cardi B e Nicki Minaj hanno cantato insieme nel singolo MotorSport dei Migos. Tra le relazioni d’amore più note nel mondo hip-hop odierno c’è proprio quella tra Offset dei Migos e Cardi B: i due sono sposati, hanno una figlia nata da poco e indovinate un po’ cos’ha regalato il rapper a sua moglie lo scorso Natale? Cinque paia di Timberland, tutti modelli diversi, compreso l’intramontabile Yellow Boot.