La seconda stagione di 33 Giri – Italian Masters, la serie di Sky Arte realizzata da Except dedicata ai migliori dischi della musica italiana, ha un solo protagonista: il mixer. È attraverso i canali e le tracce di quello strumento analogico che passa l’idea di musica autentica, il racconto di un tempo diverso ed ispirato della creazione musicale, i ricordi dei protagonisti di storie spesso avventurose e fuori dagli schemi destinate a diventare patrimonio artistico nazionale.
E quando al centro della storia c’è la personalità e lo sguardo di Vasco Rossi, il sognatore che ha trasformato le sue riflessioni sul mestiere di vivere in canzoni che sono diventate un patrimonio emotivo condiviso, il risultato non può che essere eccellente.
33 Giri Italian Masters riparte mercoledì 28 novembre con la storia di Ma cosa vuoi che sia una canzone, il primo album di Vasco Rossi, uscito il 25 maggio del 1978 nell’indifferenza dei discografici e della stampa (ma non dell’esercito italiano che pochi giorni dopo la sua uscita chiama Vasco per il servizio di leva a Salerno, dove viene congedato subito) registrato alla Fonoprint di Bologna, prodotto da un’etichetta specializzata in liscio, valzer e mazurka, la Borgatti di Paolino Borgatti (che apre per Vasco un marchio apposta, la Jeans Records) e pubblicato dalla Targa/SAAR.
Un disco che vende circa 2000 copie ma segna l’ingresso di Vasco in uno studio di registrazione professionale, dopo gli anni passati al Teatro Evento di Bologna e dietro ai microfoni della radio libera che ha fondato a Zocca, Punto Radio. «Le canzoni le scrivevo per divertimento, non ci credevo neanche tanto» dice Vasco seduto dietro al mixer nello storico studio di registrazione della Fonoprint insieme a Maurizio Biancani, il fonico che come ricorda «Ha aperto la porta quel giorno in cui è venuto a bussare» e a Gaetano Curreri, l’amico della provincia di Modena che lo ha convinto a diventare cantante e ha prodotto il suo esordio: «Quell’album è la mia carta d’identità» racconta Curreri «Se guardi bene c’è scritto: “Nato a: Ma cosa vuoi che sia una canzone”. Lo inseguivo da tempo, perché sapevo che aveva qualcosa da raccontare attraverso le canzoni. Facevamo tutto in casa, lui scriveva e io mettevo in bella copia». Vasco sorride e sintetizza in una delle sue frasi storiche la sua inconsapevole grandezza: «Eh non mitizziamo. Le canzoni possono anche essere perfette, ma non è detto che chi le ha scritte sia un simbolo di perfezione. Diciamo che lo ami anche se non se lo merita».
Maurizio Biancani apre i canali del mixer sulla prima traccia dell’album, La nostra relazione, sorprendente racconto realistico e disincantato di un amore che finisce, e gli sguardi dei tre protagonisti si illuminano. 33 Giri Italian Masters riesce nell’intento di raccontare la musica anche attraverso i silenzi, lasciando spazio alle emozioni di chi c’era. Biancani va a scoprire suoni e arrangiamenti, dal mellotron ai cori alle chitarre armonizzate, Gaetano Curreri racconta ogni dettaglio di un processo creativo appassionato e spesso confusionario, ma incredibilmente efficace nell’aprire una nuova strada alla musica italiana: «Ci sono le armonie alla Queen, i voli di tastiere alla Pink Floyd, le rullate di batteria alla Ginger Baker. C’è tutta la nostra cultura, i nostri ascolti del tempo, dal prog-rock anni settanta ai suoni della polka, del valzer e delle fiere di paese del nostro mondo contadino».
Vasco Rossi osserva in silenzio, immerso nei ricordi di un’epoca lontana dalla gloria degli stadi, in cui stava imparando a usare la musica per esprimere la sua natura ribelle e poetica e affinando il suo modo unico di raccontare storie. «Eravamo avanti» dice, «C’era un’ironica presa in giro del cantautorato impegnato dell’epoca, perché semplicemente io non ci credevo così tanto. Secondo me la provocazione tiene sveglie le coscienze ed è utile, anche per tenere sveglia la mia coscienza che volte si addormenta».
Quando parte l’arpeggio di chitarra di Jenny è Pazza, Vasco ricorda quello strumento che ha acceso la scintilla: «Una Martin, ho scritto tutte le canzoni con quella». Biancani gli dice: «Ma l’hai anche suonata, questo intro sul disco è tuo». «Ah, quindi sono anche il chitarrista!» ride Vasco, «Jenny è Pazza è la storia del mio diciannovesimo esaurimento nervoso, come cantavano i Rolling Stones». Ma cosa vuoi che sia una canzone esce in edizione speciale il 7 dicembre (anche in cassetta) con la ricostruzione dell’artwork originale e un libro scritto dal critico Marco Mangiarotti, per raccontare la nascita della scrittura rock di Vasco, il suo modo unico di esplorare il tema dell’amore, lo sguardo ironico sulla società, dalla canzone-teatro Ambarabaciccicoccò in cui analizza la politica del suo tempo in maniera precisa e spietata fino alla pura emozione di Ciao, eseguita da Gaetano Curreri al pianoforte in chiusura di puntata.
Stefano Senardi, consulente della serie e ospite della puntata insieme a Marco Mangiarotti e al bassista dell’epoca Giovanni Oleandri, sintetizza così l’esordio cantautorale di Vasco, la sua delicatezza nel descrivere le situazioni e il modo in cui ha immortalato le persone vere di cui canta: «Aveva capito alla perfezione la regola del primo disco: scrivere canzoni seguendo le cose che ti succedono intorno».
La serie 33 Giri Italian Masters continua ogni mercoledì con cinque grandi dischi della musica italiana, Lindberg di Ivano Fossati, Paris Milonga di Paolo Conte, Latin Lover di Gianna Nannini, Il Mio Canto Libero di Lucio Battisti e Terra Mia di Pino Daniele.