Trump non crede nel cambiamento climatico, ma al clima non importa | Rolling Stone Italia
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Trump non crede nel cambiamento climatico, ma al clima non importa

L'ultimo report fornito dagli scienziati del governo USA racconta di un disastro climatico imminente, sempre più vicino data la politica negazionista del presidente

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Donald Trump in visita in California dopo gli incendi. Foto di Paul Kitagaki Jr.-Pool/Getty Images

Pubblicamente, il presidente Trump sostiene di non credere che Vladimir Putin abbia fottuto le elezioni del 2016. Sostiene anche di non credere che la corona saudita abbia ordinato l’omicidio e lo smembramento del giornalista Jamal Khashoggi. Per Trump le alleanze riguardano esclusivamente il potere e il denaro. Per cui non è una grande sorpresa che, posto davanti a un nuovo report stilato dai migliori scienziati del governo americano riguardo il terribile impatto del cambiamento climatico, Trump abbia detto “Non ci credo”.

Il Fourth National Assessment of Climate Change, cioè il primo report dettagliato sul clima ad essere rilasciato dagli scienziati del governo da quando Trum è in carica, è stato pubblicato il giorno successivo al Ringraziamento, tradizionalmente uno dei più pigri dell’anno. L’intento non poteva essere più chiaro: seppellire la notizia in una pila di liste della spesa e passare a qualcosa di più attraente per i sostenitori di Trump, come i rifugiati bombardati di gas lacrimogeni al confine con il Messico.

Non è difficile, inoltre, indovinare perché Trump voglia screditare e oscurare il rapporto. La ricerca, infatti, non è altro che uno schiaffone dritto in faccia al presidente – da tempo negazionista del cambiamento climatico e promotore del combustibile fossile – da parte degli scienziati del governo americano. Mette in evidenza l’idiozia profondamente distruttiva di Trump sul cambiamento climatico, ed è ciò che di più simile può esserci a un’accusa per crimini contro l’umanità mossa da un gruppo di scienziati nerd nei confronti di un presidente in carica.

Naturalmente, ci sono stati molti altri rapporti sul clima in passato. Il gruppo intergovernativo formato dagli esperti di cambiamenti climatici delle Nazioni Unite ha raccolto dati per decenni, e ogni rapporto è stato più terribile del precedente. Rappresentano il meglio della scienza contemporanea, tuttavia i rapporti sono stilati con gergo e grafici incomprensibili, con punti dati che solo un burocrate dell’ONU potrebbe amare. Da questo punto di vista, l’ultimo rapporto dell’IPCC è stato un grande passo avanti, dato che ha sottolineato la necessità che per le nazioni industrializzate del mondo di eliminare l’inquinamento da carbonio entro il 2050, se speriamo di evitare la catastrofe climatica.

Il National Climate Assessments, voluto dal Congresso e pubblicato ogni quattro anni, sono singolarmente focalizzati sui rischi che l’America affronta con i cambiamenti climatici. Le versioni precedenti del rapporto sono state eccellenti, ma questo nuovo rapporto rappresenta un enorme balzo in avanti, sia per com’è stato progettato e presentato online, sia per l’importanza e il significato del contenuto.

Per prima cosa, il nuovo rapporto sottolinea che il cambiamento climatico non è un evento futuro, ma sta accadendo ora. Gli impatti sono chiari e percepibili. Per citare solo uno dei tanti esempi, il rapporto include studi che dimostrano che le precipitazioni associate all’uragano Harvey, che ha devastato Houston nel 2017, sono aumentate del 38 per cento a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Un altro studio ha rilevato che l’aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera ha reso l’uragano stesso tre volte più probabile.

Il rapporto fa un caso simile con l’innalzamento del livello del mare. Nella valutazione del 2014, gli scienziati hanno previsto che le città costiere avrebbero assistito a maggiori inondazioni nei prossimi anni dato l’innalzamento del livello del mare. Nel nuovo rapporto, le conseguenze dell’aumento del livello del mare non sono più teoriche. Gli scienziati hanno ora documentato un numero record di eventi di “inondazioni fastidiose” durante le alte maree in città come Miami e Charleston, nel South Carolina. “Le inondazioni da alta marea rappresentano oggi rischi quotidiani per le imprese, i quartieri, le infrastrutture, i trasporti e gli ecosistemi nel sud-est”, afferma il rapporto.

Tuttavia il report diventa davvero illuminante mostrando la connessione tra il mondo costruito dall’uomo e il mondo naturale. Entra nei dettagli su come il rapido scioglimento dell’Artico inciderà sui modelli meteorologici del Nord America. In che modo l’infrastruttura obsoleta sulla costa orientale, comprese le stazioni di raffinazione del petrolio e le strutture per la gestione dei rifiuti tossici, aumenterà i rischi per la salute pubblica con l’intensificarsi delle inondazioni. Come la siccità, l’aumento delle temperature e l’estendersi delle periferie suburbane stiano aumentando il rischio di incendi boschivi nel sud-est. Come il nord-est si stia riscaldando provocando un cambiamento nelle specie vegetali, di come prolifererà il cervo bianco, aumentando i rischi per i conducenti sulle autostrade. Nel complesso, il rapporto svolge un notevole lavoro di dimostrazione riguardo la trama complessa del nostro mondo, di come, diciamo, il cambiamento dei vettori delle malattie nel sud-est siano legati alla diminuzione della produzione agricola nel Minnesota e all’aumento dei rifugiati climatici dalla costa della Virginia.

Ma sono i costi economici del cambiamento climatico che sono più dannosi per la visione del mondo di Trump. Sostenendo i combustibili fossili e ignorando i rischi sempre crescenti dei cambiamenti climatici, il presidente sta essenzialmente rubando il futuro al Paese. Il rapporto sottolinea che entro la fine del secolo, il surriscaldamento globale costerebbe all’economia degli Stati Uniti un aumento di 500 miliardi di dollari l’anno in termini di danni all’agricoltura, di perdita di manodopera e distruzioni climatiche. “Con la continua crescita delle emissioni a tassi storici, si prevede che le perdite annuali in alcuni settori economici raggiungano centinaia di miliardi di dollari entro la fine del secolo – più che l’attuale prodotto interno lordo (PIL) di molti Stati USA”, si legge nel rapporto.

Entro il 2090, nel peggiore dei casi, le perdite legate al lavoro e causate del caldo estremo – che renderà difficile lavorare all’aperto e ridurrà la produttività dei lavoratori – potrebbero ammontare a $ 155 miliardi all’anno. Le morti per temperature estreme potrebbero richiedere un costo economico di $ 141 miliardi all’anno, mentre i danni alla proprietà costiera potrebbero ammontare a $ 118 miliardi all’anno.

Alla fine, ciò che distingue questo rapporto dagli altri non è la maggior precisione di numeri precisi o previsioni; ma il fatto che presenti lo stato del mondo in cui stiamo vivendo, ed è impossibile non leggerlo come un documento apertamente politico. Il rapporto è stato pubblicato pochi giorni dopo il peggiore incendio della storia della California, che ora sembra un film drammatico trasportato nella realtà dopo strappato dalle pagine del report.

Ma ciò che rende questo studio del clima particolarmente rilevante e sovversivo è che proviene da scienziati governativi statunitensi. Le persone che hanno scritto il rapporto non sono attivisti che abbracciano gli alberi o socialisti di sinistra. Sono uomini e donne che lavorano in NOAA e USGS o fanno parte dell’esercito. Sono uomini e donne che hanno dedicato la vita a sfornare scienza presso le agenzie in cui lavorano. Sono persone che sopportano tutte le forme di cazzata che devi sopportare quando lavori per un’agenzia governativa, consapevoli del fatto che non diventeranno mai ricchi, e a loro sta bene perché credono in ciò che fanno, come ha twittato lo scienziato del clima Andrea Dutton, “lo facciamo per l’umanità”, accusando negazionisti come l’ex senatore Rick Santorum, per cui gli scienziati che studiano il clima lo farebbero in realtà “per i soldi”.

La domanda a questo punto diventa: la scienza straordinaria contenuta in questo rapporto cambierà la mentalità di qualcuno riguardo alla portata e all’urgenza della catastrofe climatica? Probabilmente no. Ma ciò non significa che non sia un risultato notevole e un documento capace di colpire le coscienze nel profondo. Nonostante tutte le cazzate che hanno sopportato negli ultimi anni, gli scienziati del clima non hanno perso la speranza durante questi giorni bui di Trump. E per questo, meritano il nostro rispetto e ammirazione. Sono gli eroi del nostro tempo.